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Campanello per entrare, parola d'ordine e il fascino del mistero: Forlì ha il suo primo pub "speakeasy"

Ispirati agli anni del proibizionismo americano, un nutrito gruppo di giovani dalle idee ben chiare ha dato vita a pochi passi dal centro storico di Forlì ad uno "speakeasy"

La prenotazione la si chiede con un messaggio privato sui social. Ci si presenta alla porta d'ingresso con una parola d'ordine per poi immeggersi in una sorta di cocktail club con un’identità ben precisa. Ispirati agli anni del proibizionismo americano, un nutrito gruppo di giovani dalle idee ben chiare ha dato vita a pochi passi dal centro storico di Forlì ad uno "speakeasy": un locale completamente chiuso, senza alcuna insegna esterna, proprio per dare l'idea del mistero, come accadeva dal 1919 al 1933, quando negli Stati Uniti fu proibita la produzione di distillati e la vendita e consumo di alcolici.

All'epoca gli "speakeasy" nascevano alle spalle dei più impensabili ingressi, dove si consumava alcol illegalmente, mentre oggi questo "secret bar" è un’alternativa originale, dove gustare un drink studiato e all'avanguardia. Gerardo Marcogiuseppe, per tutti "Jerry", la mente, Elia Michelacci, il socio, e i "delfini" Pietro Ceccarelli, Mattia Stanzani, Paolo Avoli, Federico Bandini, Adam Deby, Matteo Castagnoli e Thomas Battistini con il loro locale in via Ridolfi 7 sono riusciti a dare vita ad una vera alternativa, non solo dal punto di vista della location, ma anche del prodotto.

Il locale ha un nome, che ha il suo perchè, "Mmc", e a spiegarlo è il faro di questo progetto: "Le emme indicano il mio cognome e quello di Elia - spiega Marcogiuseppe -, mentre la "c" è in ricordo di un amico che non c'è più, Filippo Corvini (il 28enne forlivese scomparso nell'estate del 2019 a seguito di un tragico incidente stradale, ndr). Da questa combinazione ne esce un numero romano, 2.100 in numeri arabi. Rappresenta il passato e il futuro della miscelazione e noi siamo il punto di mezzo". Lo "speakeasy", aperto appena due mesi fa, è l'apice di un progetto che ha mosso i primi passi due anni fa con la nascita di una academy del bartender, il professionista del bar addetto principalmente alla preparazione di cocktail e long drink, che si è quindi concretizzata in una cooperativa, la "Bartender coop", fondata da Marcogiuseppe e dal socio Michelacci.

La storia di "Jerry"

Prima di capire cosa si nasconde dietro lo "speakeasy", bisogna conoscere la storia di "Jerry", originario di Potenza, arrivato a Forlì sei anni fa. Una passione, quella del bartender, maturata nel corso degli anni, seguendo il percorso professionale del padre. "Mio babbo è un cuoco e le prime esperienze lavorative le ho fatte in cucina - racconta -. Mi piaceva molto, ma mi mancava l'approccio con le persone. Così sono passato in "sala", ma i complimenti che ricevevo erano per i cuochi. Quindi ho deciso di approcciarmi al bar, perchè sognavo un giorno di ricevere un complimento per qualcosa che era frutto della mia mente. Mi sono appassionato a questo mondo facendo dei corsi specifici, maturando esperienze in diverse parti del mondo. Ma non mi bastava, volevo metterci del mio in quei cocktail che preparavo e che non fossero delle repliche. E così è maturata l'idea di mettere in comune il mondo della cucina con quello del bar. Partire dai fornelli per creare sapori da servire a freddo".

Formazione e la nascita della cooperativa

L'esperienza ha portato Gerardo a guidare corsi di formazione, fino alla decisione di creare una sorta di academy in quel di Forlì in via Ridolfi, "per poter dare modo ai ragazzi che si formavano di esercitare la professione del bartender, seguendo un percorso di crescita in modo trasversale". Dall'academy alla cooperativa il basso è stato breve: "Assumiamo come dipendenti i giovani che formiamo, vendendo una consulenza che comprende gli addetti al servizio cocktail ed indirizzandoli verso drink list specifiche". Cultura, fantasia e ambizione sono gli ingredienti di "Jerry": "L'obiettivo del nostro progetto è creare un'azienda dove le persone che lavorano sono parte integrante. La mia idea è molto piramidale: si parte dall'essere corsista al diventare soci, come è successo ad Elia".

"Questo progetto - argomenta "Jerry" - deve essere visto come una fucina, dove si cresce, si migliora fino a portare avanti un discorso aziendale, vendendo un servizio a terzi, dal catering agli eventi. Il mondo del bar deve essere visto come un'azienda e non una sorta di tappa buchi per arrotondare". La cooperativa ha poi aperto un'associazione in modo da dare ai giovani barman - impiegati prevalentemente nella stagione estiva - l'opportunità di non stare con le mani in mano durante l'inverno. Da qui la decisione di aprire uno "speakeasy". "E' un modo per mettere alla prova chi segue i nostri corsi, perchè, come ho detto, la nostra academy è una fucina di futuri professionisti del mondo del bar".

Lo "speakeasy"

L'ambiente è semplice ed accogliente, con luce soffuse che trasmettono la sensazione di intimità e distacco dal resto del mondo. L'ingresso è una chicca, ma non vogliamo svelarne il segreto. L'effetto sorpresa è d'obbligo. All'interno cornici senza quadri, un glicine, l'insegna di un negozio di fuochi d'artificio e un divano rosso fuoco che spacca la sensazione di buio nell'ala più scura del locale. Lo "speakeasy" è aperto dal giovedì alla domenica. I ragazzi lavorano molto attraverso i social: per prenotare il tavolo basta inviare un messaggio alla pagina Instagram "2100_mmc". Come risposta si riceverà la parola d'ordine per entrare. Tre i turni a disposizione, in modo da creare un'ambiente più intimo e senza sovraffollamenti: dalle 21 alle 23 e dalle 23 all'1. Poi dall'1 alle 2. Domenica si apre alle 17, con possibilità di aperitivo. "Il venerdì e il sabato riscontriamo la maggiore affluenza", osserva "Jerry", che tiene a puntualizzare un concetto: "Qui non si viene per il semplice gusto di bere un qualcosa. Dietro al drink c'è una scuola di pensiero, c'è una storia, c'è un'arte".

All'Mmc non si troveranno cocktail standard, ma "un qualcosa di concettuale e ricercato" che ha portato alla creazione di una drink list. "Come cooperativa vendiamo delle consulenze sulle idee da servire e per il nostro "speakeasy" la nostra è basata sull'arte, perchè per noi stare dietro il banco è un'arte, e lo stesso concetto ha ispirato l'allestimento del locale". Il risultato è quindi un cocktail che non viene servito su un semplice bicchiere di vetro, ma accompagnato ad una ben precisa tematica, come ad esempio il contesto di un giardino zen oppure una fiaschetta all'interno di un libro. Il locale è un circolo Arci: "La tessera viene accompagnata ad una fish da 20 euro a persona, che comprende il tavolo e due bevute". La clientela media è dai 25 anni in sù, con l'obiettivo di raggiungere un pubblico anche più adulto. Si respirerà l'aria del mistero almeno fino a maggio. Poi la nuova apertura nel post estate, con l'intento anche di organizzare serate tematiche.

Gerardo Marcogiuseppe con il suo team-2

Nella foto un'area del locale

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