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Cronaca

Quasi sepolta viva, dava speranza e fiducia. Il vescovo "Una grande festa di popolo per Benedetta"

Forlì e Dovadola si apprestano a celebrare la beatificazione di Benedetta Bianchi Porro, a 55 anni dalla sua morte. Sarà una settimana ricca di appuntamenti culturali e religiosi

Forlì e Dovadola si apprestano a celebrare la beatificazione di Benedetta Bianchi Porro, a 55 anni dalla sua morte. Sarà una settimana ricca di appuntamenti culturali e religiosi, che ruotano intorno alla cerimonia solenne che si tiene sabato prossimo in cattedrale. L'ingresso alla principale chiesa cittadina, per motivi organizzativi, è permesso solo se muniti di pass, riservata ai preti e religiosi (ci saranno cardinali, 14 vescovi, 120 preti e numerose suore), ai malati e disabili (circa 250) e ai ragazzi dei gruppi giovanili della diocesi forlivese, oltre che ai famigliari di Benedetta, ai soci dell'associazione che porta il suo nome, ai media e le autorità. Ma per tutti i forlivesi che vorranno partecipare all'evento saranno allestiti dei maxi-schermi in piazza Ordelaffi (con circa 900 posti a sedere) e nella chiesa di San Francesco (altri 300 posti). In caso di maltempo sarà aperta anche la chiesa di San Filippo Neri. In tutte le location in ogni caso si potrà fare la comunione. La diocesi ha mobilitato per quella mattina un servizio d'ordine composto da 60 volontari delle parrocchie del territorio.

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Una cerimonia religiosa, ma non solo. “E' una grande festa di popolo – spiega il vescovo Livio Corazza -. Saranno presenti cardinali, vescovi, preti, malati, giovani, fedeli, ma anche non credenti. Infatti da subito Benedetta è stata considerata beata, suscitando l'interesse anche da chi non è cristiano, perché la sofferenza tocca tutti. Rispondere alla sofferenza come ha fatto lei, conforta tutti, aiuta tutti”. Il vescovo ricorda che il lavoro organizzativo è stato semplificato proprio dalla devozione che Benedetta Bianchi Porro ha avuto fin dall'immediatezza dopo la sua morte. “E' stato fatto subito per Benedetta quello che avremmo dovuto fare oggi, mettendo la sua tomba in chiesa 50 anni fa, quando ancora non era serva di Dio o venerabile. Questo perché vi è stato un riconoscimento generale delle sue virtù eroiche, si è subito colto il significato universale della sua testimonianza”.

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Lo conferma anche don Saverio  Licari, parroco di Dovadola da quasi un anno: “Benedetta è presente nell'abbazia da 50 anni, sembrava un ricordo un po' assopito negli ultimi anni, ma la  proclamazione della beatitudine ha risvegliato tutto il paese. La parrocchia si sta organizzando, bisogna fare da adesso un lavoro per farla uscire dai confini di Dovadola. Benedetta è un faro verso il mondo, appartiene all'umanità intera, non so se i dovadolesi hanno ad ora la piena concezione dell'immensa grazia donata dal Signore al nostro paese”. 

La cerimonia di beatificazione

La cerimonia di beatificazione si tiene sabato 14 settembre alle 10,30 nella cattedrale di Forlì, la messa è presieduta dal cardinale Angelo Becciu, prefetto della congregazione per le cause dei santi. La celebrazione vedrà la presenza di oltre cento sacerdoti, 14 vescovi tra cui il vescovo Livio Corazza e i suoi predecessori Lino Pizzi e Vincenzo Zarri. Presente anche l'arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi. Una folta rappresentanza arriva anche da Verona, la diocesi in cui ricade Sirmione, che fu l'altra terra della beata dovadolese. Nella chiesa di San Francesco ci saranno circa 150 pellegrini, che giungeranno da fuori diocesi con i pullman. Da confermare la presenza di Stefano Anerdi, il giovane miracolato la cui guarigione giudicata inspiegabile ha dato il via al processo di beatificazione. La cerimonia va in diretta su TeleRomagna (canale 14) e in replica lunedì 16 settembre (ore 14, canale 74) e mercoledì 18 settembre ore 21 (canale 74).

I riti religiosi proseguono domenica 15 settembre a Dovadola, il paese natale di Benedetta Bianchi Porro, dove riposa tuttora il suo corpo. “Qui per la prima volta si potrà celebrare una messa in memoria della Beata Benedetta Bianchi Porro con testi approvati dalla Santa Sede”, spiega il vescovo Corazza.

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Quattro reliquiari, un nuovo inno

La diocesi forlivese ha già preparato quattro reliquiari nuovi con ciocche di capelli di Benedetta: uno sarà destinato alla Cattadrale di Forlì, un altro alla parrocchia di Dovadola, un terzo a Sirmione e il quarto resterà in vescovado, a disposizione delle richieste di esposizione che potranno giungere dalle parrocchie. Ma non solo: per l'occasione, con i testi di Benedetta, è stato composto un nuovo inno, con i testi del poeta Davide Rondoni e la musica del maestro cremonese Federico Mantovani, risultato vincitore da un concorso indetto dalla diocesi, che ha visto la partecipazione di 11 brani. Il calendario forlivese celebrerà la Beata Benedetta Bianchi Porro il 23 gennaio, giorno della morte della beata, nell'anno 1964, a 27 anni. Per questo sarà spostata di un giorno la celebrazione del Beato Marcolino, le cui spoglie giacciono in Duomo.

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Gli incontri culturali

Accanto agli eventi religiosi, è stato allestito un ricco programma di eventi culturali, di ricordo, fatti di letture, musica, ma anche visite guidate. Venerdì scorso, nel salone comunale si è tenuta la proiezione del film dedicato a Benedetta, seguito da un incontro con la sorella della beata dovadolese, Emanuela.

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Per documentarsi

Fu Anna Cappelli tra i primi ad aprire il “baule” di Benedetta Bianchi Porro, studiò i suoi scritti se ne innamorò fino a far uscire, nel 1973, il primo libro di divulgazione, che poi venne tradotto in circa 20 lingue. Tra i testi più attuali, la diocesi consiglia gli “Scritti completi di Benedetta Bianchi Porro”, curati da don Andrea Vena (l'unica biografia “autorizzata” dalla famiglia e dalla Fondazione in nome di Benedetta, che ha collaborato alla stesura e alla verifica dell'aderenza ai reali eventi della sua vita), ma anche “Un canto di lode al Signore” del vescovo emerito Vincenzo Zarri, un volume più agile. “Vediamo anche tanti volumetti e testi preparati nelle chiese del territorio, testi per i bambini, per le cresime, segno di quanto la devozione per Benedetta venga dal basso”, commenta il vescovo.

Chi è Benedetta Bianchi Porro

Il sito internet 'Santi e beati' traccia la vita di Benedetta: Benedetta Bianchi Porro nasce a Dovadola, in provincia di Forlì e diocesi di Forlì-Bertinoro, l’8 agosto 1936. A tre mesi si ammala di poliomielite: guarisce, ma rimane con una gamba più corta dell’altra. A dispetto delle condizioni di salute, s’iscrive alla facoltà di Fisica dell’Università degli Studi di Milano, ma dopo un mese passa a quella di Medicina. Proprio questi suoi studi le permettono, nel 1957, di riconoscere da sola la natura della malattia che l’aveva intanto resa cieca e progressivamente sorda: neurofibromatosi diffusa o morbo di Recklinghausen. La vicinanza degli amici le permette di uscire a poco a poco dal dolore. Due volte pellegrina a Lourdes, scopre in quel luogo quale sia la propria autentica vocazione: lottare e vivere in maniera serena la malattia. Attorno a lei si radunano amici e sconosciuti, mentre con le sue lettere raggiunge molti cuori. Muore nella sua casa di Sirmione alle 10.40 del 23 gennaio 1964, a ventisette anni, con un «Grazie» come ultima parola. Dal 22 marzo 1969 le sue spoglie mortali riposano nella chiesa della badia di Sant’Andrea a Dovadola. È stata dichiarata Venerabile il 23 dicembre 1993. Il 7 novembre 2018 papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto relativo a un miracolo ottenuto per intercessione di Benedetta.

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Benedetta, sul letto di una malattia che progressivamente le toglieva i contatti con il mondo, togliendole quasi del tutto i sensi, pur quasi “sepolta viva”, dava parole di speranza e di fiducia, di non arrendersi alla morte e alla malattia. L'unico contatto con il mondo esterno passava attraverso il palmo della sua mano. La madre comunicava con lei attraverso dei segni e Benedetta rispondeva con un impercettibile bisbiglio. Il 20 gennaio 1964 si confessò e ricevette la comunione dal parroco di Sirmione, dove viveva da un paio di anni per sottoporsi a delle cure che purtroppo non potevano salvarle la vita.

Il miracolo

Il miracolo attribuito all'intercessione della venerabile Benedetta Bianchi Porro riguarda l'improvvisa guarigione di Stefano Anerdi, che il 21 agosto 1986 entrò in coma, ad appena 20 anni, dopo un gravissimo incidente stradale con la moto. Fu dichiarato cerebralmente morto dai medici, che avevano provveduto anche a dare il via libera all'espianto degli organi. La mamma, assieme a parenti amici, aveva iniziato a recitare una novena per l'intercessione di Benedetta. Di cui aveva letto poco prima una biografia. Il 3 settembre Stefano si risvegliò. Oggi è padre di due figli. Una commissione di 7 medici, incaricata nel 2013 di studiare i referti, ha definito scientificamente inspiegabile la guarigione.

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