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Cronaca Dovadola

A Dovadola la prima Festa della Beata Benedetta Bianchi Porro

La messa vedrà la partecipazione di numerosi pellegrini persino da Simione, accompagnati dal parroco e da una rappresentanza dell’Amministrazione comunale

Sarà una Messa in programma giovedì 23 gennaio, alle 20, nella Badia di Sant’Andrea a Dovadola, il momento culminante della prima Festa della Beata Benedetta Bianchi Porro a 56 anni dal suo “dies natalis”. La solenne liturgia sarà presieduta dall’arcivescovo di Perugia e presidente della Conferenza Episcopale Italiana, cardinale Gualtiero Bassetti. A fianco del presule umbro concelebrano il vescovo di Forlì-Bertinoro monsignor Livio Corazza e i parroci di Dovadola e Sirmione del Garda don Saverio Licari e monsignor Mario Masina. La messa vedrà la partecipazione di numerosi pellegrini persino da Simione, accompagnati dal parroco e da una rappresentanza dell’Amministrazione comunale.

La liturgia serale del 23 sarà preceduta da altre due celebrazioni in programma alle 10.30 e 17.30, presiedute entrambe dal vescovo forlivese Livio. Alle 16.40 è previsto il collegamento diretto sull’emittente cattolica Radio Maria, per la recita del Santo Rosario e dei vespri. Alle 21, sempre nella chiesa di Sant’Andrea Apostolo, conclusa la messa presieduta dal card. Bassetti, si terrà il concerto “Sentirsi Benedetta” nella storia di Beata Benedetta Bianchi Porro, con Gianluigi La Torre al pianoforte e la voce di Laura Gambarin. L’ingresso è libero.

L’evento della beatificazione di Benedetta Bianchi Porro, scaturito alle 10.53 dello scorso 14 settembre nel Duomo di Forlì, fu salutato dallo scampanio delle torri delle chiese del centro storico forlivese a partire proprio dalla Cattedrale, ma anche dal contestuale scoprimento della sua immagine sull’altare maggiore.  “Da oggi – dichiarò il vescovo Livio - iniziano i pellegrinaggi a Dovadola e invito tutte le parrocchie della nostra diocesi a recarsi alla sua tomba”. La sepolta viva dovadolese, morta alle 10.40 del 23 gennaio 1964 a Sirmione del Garda dopo anni di sofferenze indicibili, perì neanche 28enne a causa della neurofibromatosi. “Proprio i suoi studi – si apprende su www.santiebeati.it - le permettono, nel 1957, di riconoscere da sola la natura della malattia che l’aveva intanto resa cieca e progressivamente sorda: neurofibromatosi diffusa o morbo di Recklinghausen”.

“Mettiamo nelle mani di Benedetta – si legge su Facebook - tutte le nostre intenzioni, per i nostri malati, i nostri bambini e le nostre famiglie”. La Santa Sede ha già avvalorato una guarigione scientificamente inspiegabile avvenuta nel 1986, attribuendola all’intercessione della beata dovadolese: quella del genovese Stefano Anerdi, all’epoca ventenne. Il miracolo avvenne in seguito a una novena di preghiere per intercessione di Benedetta, fatte fare dalla mamma del giovane, mentre lui era in coma all'ospedale dopo un incidente stradale. La donna aveva letto un libro sulla venerabile, uno dei tanti diffusi nel mondo dall’indimenticabile Anna Cappelli, capofila degli Amici di Benedetta: al termine dei nove giorni di preghiere, il ragazzo uscì dal coma tra l'incredulità dei medici e dei familiari.

Nel frattempo, proprio sulla scia della beatificazione della giovane dovadolese, sul territorio forlivese rimangono visibili due presepi a lei dedicati. Il primo, allestito a Vecchiazzano nella chiesa parrocchiale di San Nicola di Bari, s’intitola “Due nascite nelle difficoltà che portano speranza”. Visitabile sino a domenica 9 febbraio, è stato realizzato dall’equipe di volontari coordinati da Franco Casadei. “Quest’anno – dichiara lo stesso artefice - la voce dell’attrice Paola Contini propone brani tratti dalle lettere di Benedetta, intercalati con la narrazione della nascita di Gesù”. L’altra natività imperniata sulla Beata dovadolese, dal titolo “Un cammino di luce, una scoperta d'amore”, è allestita a San Rufillo di Forlimpopoli.

Animata da numerose scene meccaniche, con l'aiuto di un narratore racconta varie scene della vita di Gesù. Il filo conduttore di quest’anno è proprio Benedetta: la beata descrive la sua vita di sofferenza e di affidamento totale al Signore, grazie ai numerosi scritti lasciati nel corso della sua breve ma intensa vita. Tutte le offerte raccolte con il presepe artusiano saranno devolute alla missione di Abidjan, in Costa D’avorio, condotta dal forlimpopolese padre Marco Canarecci, della comunità di Villaregia. Il presepe di San Rufillo sarà visitabile sino al 2 febbraio prossimo. 

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