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Cronaca Bertinoro

Bertinoro e Myanmar: un ponte per costruire il futuro

Tra i Paesi che da poco si sono affacciati sulla scena internazionale la Birmania, oggi Repubblica dell'Unione del Myanmar, si sta proiettando verso la contemporaneità con grande slancio.

Tra i Paesi che da poco si sono affacciati sulla scena internazionale la Birmania, oggi Repubblica dell'Unione del Myanmar, si sta proiettando verso la contemporaneità con grande slancio. Dopo le elezioni del 2012 e il riapparire sulla scena pubblica nel 2010 di Aung San Suu Kyi, oggi parlamentare, il Paese sta vivendo infatti un rapido sviluppo economico e sociale.

Una leva fondamentale è costituita dal turismo: tante etnie e tradizioni diverse, templi buddisti disseminati su tutto il territorio rendono il Myanmar più che appetibile in questo settore. Una ricchezza che il nuovo governo ha deciso di mettere a frutto in modo responsabile e sostenibile, attraverso un piano strategico attuato attraverso l’educazione degli operatori del settore, fondamentale per prevenire il rischio del turismo invasivo o, ancor peggio, sessuale.

A sostenere il Myanmar su questa strada è arrivato anche il governo italiano: la DGCS del Ministero italiano degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI) appoggia lo sviluppo del Paese, in questo caso improntando un articolato meccanismo per rendere un gruppo diversificato di persone attive nel turismo in Myanmar, contribuendo alla sua crescita.
"Lo sviluppo sostenibile del Myanmar - spiega Emanuela Benini, esperto dell'Unità Tecnica Centrale della Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del M.A.E.C.I. - è prioritario per la comunità internazionale. L'Italia è un territorio dinamico che può dare loro tante idee. La cooperazione italiana si caratterizza in questo caso con un approccio innovativo: appoggiando il turismo comunitario, atto a valorizzare e preservare la preziosa ricchezza culturale, naturale e umana del Myanmar. Con un bel lavoro di squadra tra Yangon, Roma e Bertinoro, abbiamo dato vita al “Tourism Capacity Building in Myanmar” che noi chiamiamo 'Progetto Bertinoro', con corsi di alta formazione nella suggestiva cornice del CeUB per persone provenienti dal mondo pubblico e privato, che potranno creare strumenti nuovi per lo sviluppo del loro piano nazionale sul turismo".
"Dall'iniziale allontanamento dei tour operator nel periodo antecedente - aggiunge Maurizio Davolio, presidente dell'Associazione Italiana Turismo Responsabile (A.I.T.R.) al CeUB in veste di docente per questo corso e parte della squadra - siamo passati a un'apertura sempre più ampia nei confronti del Myanmar, organizzando viaggi di turismo responsabile, momenti di scambio e incontri con la popolazione. E oggi c'è un boom di richieste per questa destinazione".

Il corso residenziale al CeUB di Bertinoro - finanziato dal Ministero Italiano degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI) - Direzione generale della IC con l'Università di Bologna, realizzato dal suo Centro di Studi Avanzati sul Turismo (CAST) e dal Centro residenziale universitario di Bertinoro - ha visto riuniti 23 operatori birmani che, tra maggio e giugno 2015, qui hanno approfondito conoscenze, visitato città e luoghi d’arte, studiato metodologie e raccolto idee per sviluppare il turismo rurale in Myanmar.
E a fine corso hanno incontrato Emanuela Benini, in rappresentanza del Ministero, e Maurizio Davolio, esprimendo idee e opinioni.

“Il modello dell’agriturismo – dice una delle corsiste - è molto interessante per lo sviluppo delle aree rurali del mio Paese. Dobbiamo acquisire le strategie utili per favorire lo sviluppo: abbiamo tante bellezze artistiche e naturali, ma ci manca la tecnica per valorizzare le risorse in maniera appropriata. Ed è ciò che abbiamo imparato al CeUB”. C’è chi si concentra sui modelli di organizzazione turistica e chi su nuovi percorsi o pacchetti, c’è chi entra nel merito dei prodotti locali, e dei possibili scambi. “Il vostro vino – commenta un'altra corsista – è molto buono ed economico rispetto ai costi esorbitanti che questo prodotto ha nel mio Paese. Si potrebbe esportare...”. E c’è anche chi pensa di “asiatizzare" il prodotto tipico di Romagna: “La vostra piadina - dice una terza - può essere ottima accompagnata al nostro riso. Proverò ad introdurla nel mio ristorante”.

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