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Cronaca

Bonus, legalità e cultura: il presidente di Azione Cattolica mette in luce il "cortocircuito"

Edoardo Russo: "Se le leggi cadono su un terreno non arato da cultura ed educazione, falliscono nei loro obiettivi"

"Ci sono fatti che danno indicazioni di rotta. Come il cashback di Stato che non abbatte l’evasione. O come la chiusura anti-Covid delle sale-slot che però non riduce la percentuale di scommettitori e giocatori d'azzardo. Non sono paradossi. E non è casualità. È, semplicemente, l’ennesima dimostrazione che solo fino ad un certo punto le regole, i bonus e gli incentivi promuovono comportamenti legali, giusti, corretti". Così Edoardo Russo, presidente di Azione Cattolica della Diocesi di Forlì Bertinoro mette in luce i punti cardine su cui lavorare e investire per una cultura della legalità.

"Se le leggi cadono su un terreno non arato da cultura ed educazione, falliscono nei loro obiettivi - prosegue - E, non poche volte, portano anche ad uno spreco di soldi pubblici. Tra l’altro, è questa una delle concause del surplus burocratico nel Paese. È come se la legislazione agisse costantemente sulla superficie di problemi, ignorando che giù, nel profondo, poco o nulla accade perché le norme siano efficaci. Giù, nel profondo, dove agiscono le persone con le loro coscienze, le famiglie, le scuole, le amministrazioni locali, le parrocchie, le associazioni, il Terzo settore, le imprese, le organizzazioni dei lavoratori. Un cortocircuito perfetto: leggi e norme scritte a suon di slogan e furori ideologici ignorando la realtà dei fatti; i soggetti che agiscono nella realtà che non riescono più a incidere nei comportamenti personali e collettivi. È il cortocircuito che ha trasformato il “bene comune” in una parola da convegno sostanzialmente impraticabile nel quotidiano. Indicare soluzioni non è facile".

Continua Russo: "A livello dei partiti, c’è scarsa disponibilità a ragione su forme di reale co-progettazione delle politiche, pratica che imporrebbe anche un forte esercizio di partecipazione e “allargamento”: i leader non possono “perdere tempo”, debbono stare ogni giorno sul pezzo e recuperano il caro vecchio “ascolto delle istanze” solo quando vanno in difficoltà dal punto di vista del consenso o dell’azione amministrativa. Allo stesso tempo, i soggetti che fanno la vita delle comunità hanno in gran parte rinunciato al dialogo sul merito con i decisori politici e amministrativi, infiammandosi solo a ridosso dei momenti elettorali e per lo più secondo la logica del tifo (se non delle convenienze egoistiche). Quando si fanno queste disamine, si conclude con un tradizionale “ripartiamo da famiglie e scuole”. Che in concreto, poi, vuol dire poco. Altro sarebbe individuare alcuni temi specifici su cui investire davvero e strategicamente: il sostegno alla genitorialità, la formazione umana oltre che specialistica degli insegnanti, il pieno riconoscimento alle reti di educazione informale. Investire lì dove prende forma il cittadino che incide, con le sue scelte, sull’efficacia o meno delle leggi"-

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