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Cronaca

In pieno svolgimento il Campo di condivisione di Sappada, scuola di carità da 40 anni

Per il decimo anno consecutivo, ad accogliere i partecipanti alla vacanza, scevra da ogni forma di assistenzialismo, è il “Villaggio Dolomitico” di Piani di Luzza

E’ in pieno svolgimento il Campo di Sappada, straordinaria condivisione estiva fra sani e disabili promossa dalla parrocchia forlivese di San Paolo Apostolo. Anche se sono venuti meno due elementi essenziali del calibro del fondatore, l’indimenticabile don Amedeo Pasini, scomparso l’8 maggio 2011, e della “location” originaria, Borca di Cadore, l’insolita vacanza col suo carico di 120 partecipanti, fra cui 45 ragazzi diversamente abili, rimane esperienza unica nel suo genere. Il grosso degli iscritti, provenienti da tutte le parrocchie della diocesi di Forlì-Bertinoro, è approdato a Sappada, sulle Alpi della Carnia friulana, il 27 luglio. Altri arriveranno successivamente: per tutti il riferimento cronologico è domenica 6 agosto, giorno del ritorno a casa.

“A metà degli anni ’70 – si legge sul sito web della parrocchia di San Paolo Apostolo - dopo alcune esperienze insieme all’Associazione Papa Giovanni XXIII, don Amedeo, entusiasta di quanto provato, propose ai giovani della parrocchia un soggiorno in compagnia di amici che non avrebbero avuto altrimenti la possibilità di fare vacanza. L’obiettivo era trascorrere un periodo in amicizia e di rompere quelle barriere di menefreghismo, disinteresse e incomprensione che in genere esistono nei rapporti quotidiani”. Oltre al coordinamento materiale offerto dai responsabili Franco Casadei, Patrizia Neri e Franca Albonetti, Simona Casadio e Daniele Casadei, il campo si regge sull’impegno di un’ottantina di volontari e sull’assistenza spirituale di don Massimo Masini, parroco di Civitella di Romagna (a settembre assumerà la guida della comunità forlivese di San Martino in Strada) e di don Stefano Vasumini, parroco di San Martino in Villafranca. Da domenica a lunedì salirà a Sappada lo stesso vescovo di Forlì-Bertinoro monsignor Lino Pizzi.

Per il decimo anno consecutivo, ad accogliere i partecipanti alla vacanza, scevra da ogni forma di assistenzialismo, è il “Villaggio Dolomitico” di Piani di Luzza. Dotato di ben 600 posti letto a due passi dalle sorgenti del Piave, è attrezzato per ogni tipo di sport con un grado di accessibilità pressoché assoluto. Rispetto all’esperienza di Borca, riproposta per 30 anni consecutivi nel cuore del Cadore, rimangono inalterati formula e spirito all’insegna del motto “Dove siamo noi siano anche loro”. Fedele alla proporzione di tre volontari per ogni disabile iscritto, il soggiorno in Carnia si dipana con tutti i crismi della vacanza, sullo sfondo del rapporto fraterno fra sani e diversamente abili. “Si sceglie l’albergo – si legge sempre su www.parrocchiadisanpaolo.it - per stare insieme anche agli altri villeggianti, al fine di accentuare la normalità di tutti e favorire le relazioni fra le persone; si sceglie la formula della pensione completa per avere più tempo libero per pregare e approfondire i rapporti di conoscenza e di amicizia. Non ci si fa mancare nulla: passeggiate per i sentieri delle Dolomiti, ferrate, escursioni in funivia e seggiovia, animazione in aalbergo”.

Qualche tempo fa, don Amedeo celebrò la messa di Ferragosto nella chiesa principale di Cortina d’Ampezzo. Nell’omelia illustrò le motivazioni del campo, il valore di ogni esistenza e la responsabilità di ognuno di mettere in comune i talenti che Dio ci ha dato. “Tutto questo – continua il sito – rivolgendosi ad un assemblea composta prevalentemente da facoltosi benestanti, che rimasero confusi e disorientati da quelle parole”. “Dio – amava ripetere il fondatore - non distribuisce i suoi doni in modo che chi ha molto se lo tenga e chi non ha niente si arrangi. Dio dà di più a qualcuno, proprio per metterlo in condizione di amare e condividere”.

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