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Cronaca

Campo solare nuovo ma che vale zero euro, l'ex sindaco Drei: "Il piano economico era sottodimensionato, tentammo molti salvataggi"

Il campo solare - comunque tuttora attivo e su cui non ci sono progetti di spegnerlo - si estende su un’area di circa 20mila metri quadrati, dove sono posti i “collettori solari parabolici a inseguimento”

Il progetto del campo solare di Villa Selva, in particolare il suo piano economico, sarebbe stato carente fin dall'inizio e, non appena questo si rese evidente, già nel 2016, furono fatti vari correttivi - a quanto pare andati poi vani - per mettere in equilibrio finanziario la struttura appena inaugurata, che sarebbe dovuta essere il fiore all'occhiello della "green economy" forlivese. E' quanto ricorda l'ex sindaco Davide Drei, che risponde al coordinatore forlivese di Fratelli d’Italia, Luca Bartolini, nella cui ricostruzione del caso, per l'ex primo cittadino, ha “però omesso alcuni fatti, peraltro rintracciabili dai numerosi articoli e interviste della stampa di quel periodo, che è bene ricordare per non fare un torto alla verità, in particolare quelli che hanno riguardato l’amministrazione da me guidata”.

Il caso è scoppiato dopo che, a distanza di appena 7 anni dalla sua inaugurazione in pompa magna, con tanto di taglio del nastro nel luglio 2015 da parte del presidente della Regione Stefano Bonaccini, viene di fatto decretato formalmente il fallimento del progetto del campo solare di Villa Selva, costato ben 3 milioni di euro, di cui 1,3 milioni da contributi europei. In Consiglio comunale, di lunedì, nell'ambito del dibattito sul Bilancio comunale consolidato, la questione è emersa sotto la forma tecnica della presa d'atto dell'azzeramento del valore dell'immobile da parte della società comunale che attualmente ne detiene il possesso, vale a dire Forlì Mobilità Integrata (Fmi). Un perizia ha abbattuto il valore del campo solare da 1.520.000 euro a zero euro, alleviando così le casse di Fmi dall'obbligo di effettuare ammortamenti per 40-50mila euro l'anno, come ha spiega l'assessore al Bilancio Vittorio Cicognani. Il motivo? Il mai raggiunto equilibrio tra costi e ricavi dell'impianto. La svalutazione non mette in dissesto economico Fmi, in quanto l'operazione è sul patrimonio.

Campo solare, il dibattito in Consiglio

Il campo solare - comunque tuttora attivo e su cui non ci sono progetti di spegnerlo - si estende su un’area di circa 20mila metri quadrati, dove sono posti i “collettori solari parabolici a inseguimento”, che concentrano l’energia solare su un tubo dove scorre olio diatermico. Il calore prodotto viene distribuito attraverso la rete di teleriscaldamento alle imprese insediate nell’area di Villa Selva. E' quindi un impianto per la produzione di calore e riscaldamento e non energia elettrica da immettere in rete. Il campo dispone anche di un impianto fotovoltaico di 11 kW di potenza, ma a copertura delle richieste di energia elettrica del campo stesso. Secondo gli ultimi dati disponibili ci sono 11 aziende allacciate, tramite un impianto di distribuzione di teleriscaldamento di Hera. 

Ex sindaco Davide Drei, torniamo al luglio 2015, quando venne inaugurato l'impianto...
“Come sindaco mi ero insediato da poco, il progetto era stato sviluppato dall'amministrazione precedente, dove io ero assessore che si occupava di tutt'altro. Il progetto era senza dubbio innovativo e fatto bene da un punto di vista tecnico-scientifico, ma sottodimensionato dal punto di vista del piano industriale per ammortizzare i costi di investimento. Non conosco se la Regione ai tempi avesse preso degli impegni, dato che c'era una sua forte quota negli investimenti. Non c'erano però accordi preliminari per l'allaccio da parte di aziende, né c'erano accordi con Hera, e l'impianto non divenne appetibile sul mercato. Rilevammo poco dopo l'incapacità dell'impianto di recupero dell'investimento fatto”.

Ed ora dopo 7 anni di tentativi di mettere in equilibrio costi e ricavi del campo solare alla fine si è deciso la svalutazione a zero euro del valore dell'impianto.
“Sono stati fatti vari tentativi per diminuire l’impatto delle perdite dell’impianto. Pur nello sforzo per migliorarne le condizioni di gestione e per salvaguardare l’equilibrio economico della società, non era comunque estranea la possibilità, avvalorata anche da uno studio, di rivedere, svalutandolo, il valore dell’intero progetto del Campo solare. Cosa che ora si è stabilito di effettuare. Quindi, niente di nuovo”.

Quando si è reso conto che l'impianto era strutturalmente in deficit?
“Già a fine 2016, dopo pochi mesi il subentro della holding Livia Tellus come amministratore di Forlì Città Solare (la società creata per la gestione del campo solare, ndr), e dopo averne verificato nel dettaglio atti e bilanci, è emersa la situazione ed è stata denunciata la grave situazione di squilibrio tra i costi di investimento e di gestione e la ridotta redditività. Di fronte alla grave situazione riscontrata, a novembre 2017 Livia Tellus presentò alla Corte dei Conti un esposto per danno erariale, ipotizzato in un milione 746mila euro, di cui – però – fino a quando sono stato sindaco nel 2019 non ho avuto notizia di sviluppi”.

Che correttivi furono posti per rendere l'impianto produttivo?
“Già a inizio 2017, per ridurre l’impatto dei costi, venne proposto un allungamento dei tempi dell’ammortamento, rapportato alla aspettativa di vita dell’impianto. Nel corso del 2017 poi, oltre all’allungamento dei tempi di ammortamento, si è stipulato con Hera, a impianto funzionante e a prezzi di mercato, il contratto di fornitura per l’immissione nella rete di teleriscaldamento. In parallelo, anche per attutire l’impatto su Forlì Città Solare dello sbilancio derivato dal Campo Solare, come Comune di Forlì ampliammo le attività della società affidando alla stessa la funzione di Energy manager per la gestione razionale dell’energia e del calore negli immobili comunali”.

Infine, l'ultimo atto, la necessità di fondere la società Forlì Città Solare a Forlì Mobilità Integrata
“Venne infine avviato il processo di fusione delle due società in house FCS e FMI (già anticipata dalla presenza di un’unica direzione) per razionalizzarne le attività e contenerne i costi, operazione che si concluse a inizio 2019. Questi i fatti, almeno quelli che hanno caratterizzato la gestione della mia Amministrazione”.

Quindi se fosse stato sindaco oggi avrebbe proceduto con la svalutazione?
“Come ho detto era tra le ipotesi possibili e vagliate all'epoca, era l'unica strada se non ci fossero state altre possibilità di rimettere in equilibrio l'impianto. L'avrei fatto pure io se si fosse mancato l'obiettivo sui costi”.

C'è stata una cattiva gestione complessiva di questo progetto?
“In generale, riguardo alle politiche ambientali, il Comune di Forlì ha sempre guidato le politiche territoriali supportando, con la holding Livia Tellus, le amministrazioni più piccole che vi hanno aderito, a prescindere dal colore politico dei sindaci, anche di chi oggi amministra Forlì. Anche su progetti coraggiosi, complessi e innovativi, come sui rifiuti, che oggi fanno del forlivese l’area della regione, e non solo, di punta per i risultati sulla raccolta differenziata. Alle semplificazioni e strumentalizzazioni politiche che partono da questi temi invece, sinceramente, non sono interessato”.

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