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Mercoledì, 17 Aprile 2024
Cronaca Meldola

Nella caserma arriva una "Stanza tutta per sè" per accogliere donne e bambini vittima di violenza

“La stanza era pronta già a marzo, poi l’inaugurazione ufficiale è stata rimandata. In questi mesi, purtroppo, l’abbiamo utilizzata già diverse volte".

Giocattoli di ogni tipo, mura colorate e una stanza accogliente inaugurata venerdì mattina dentro il comando dei carabinieri di Meldola, si tratta di uno spazio sicuro per le donne e i bambini vittime di violenza domestica, parte del progetto "Una stanza tutta per sé”, che dal 2015 ha realizzato questi spazi in 150 caserme di tutta Italia. Sottolinea il colonnello Fabio Coppolino, il comandante dell'Arma provinciale: “Questo è un momento importante, c’è bisogno di una stanza come questa, che garantisca rispetto e riservatezza alle vittime. Noi vorremmo non averne bisogno, ma purtroppo la realtà è ben diversa. Le vittime di abusi in famiglia sono aumentate per via del covid, e noi dobbiamo essere pronti ad intervenire”. Quindi aggiunge: “Bisogna partire dalle scuole, facendo dei progetti con i ragazzi, per far vedere loro che c’è qualcuno che ascolta, che non devono avere paura”. 

VIDEO - La presentazione della "Stanza tutta per sè"

L’aula per l’audizione della donna in difficoltà (donna che ha subito maltrattamenti, stalking o altro atto violento) è un ambiente accogliente, protetto e dedicato che tende a un approccio meno traumatico con gli investigatori, e a trasmettere tranquillità alla donna, nel momento in cui si presta attenzione alle sofferenze subite. Il progetto comprende, oltre all’allestimento del luogo con tutti i confort, un sistema audio e video per la raccolta delle testimonianze in maniera non invasiva e discreta. Spiega il capitano Rossella Capuano, comandante della compagnia dei carabinieri di Meldola, che, con poche parole, mostra l’importanza di questo luogo: “La stanza era pronta già a marzo, poi l’inaugurazione ufficiale è stata rimandata. In questi mesi, purtroppo, l’abbiamo utilizzata già diverse volte. Abbiamo anche tenuto i disegni dei primi bambini che sono venuti”. Finisce narrando un bel gesto di solidarietà: “La maggior parte dei giochi che vedete erano dei figli dei carabinieri che ora sono cresciuti. Speriamo di raccoglierne ancora molti col tempo”. 

Una "stanza tutta per sé" al comando dei carabinieri

Poi Antonio Corona, prefetto di Forlì, che dice: “Si parla spesso di questo tema, ora bisogna agire. Bisogna rispettare l’altro come sé stesso. Le violenze contro le donne e i bambini mi hanno sempre impressionato, è necessario combatterle ad ogni costo”. E aggiunge Maria Teresa Cameli, procuratrice di Forlì, che spiega: “Questa iniziativa è essenziale. Bisogna riuscire a mettere a proprio agio i bambini, che fanno quasi sempre fatica a parlare. Le violenze domestiche molto spesso cadono nel silenzio. Un luogo accogliente per i bambini aiuta molto”. Dopo una pausa ringrazia i carabinieri dicendo: “Siete sempre stati sul territorio, attenti alle esigenze di tutti. Avete una grande attenzione per la collettività. In questo periodo di insicurezza sociale il bullismo, anche fra pari, sta aumentando. Grazie a voi può diminuire”. 

Prende quindi la parola Anabela Ferreira, presidente del club Soroptimist International di Forlì: “Sono emozionata e triste. Emozionata perchè come club abbiamo potuto finanziare un progetto così utile, triste per il motivo per cui è stata creata la stanza. Il nostro è un club di sole donne, quindi ci interessiamo alle questioni femminili. Ecco perché volevamo aiutare. In questa stanza abbiamo curato ogni dettaglio, anche i colori, verde e bianco, per esseri i più accoglienti possibili. Purtroppo a causa pandemia i lavori, iniziati nel 2019, si sono prolungati più del previsto”. Ed ancora Roberto Cavallucci, sindaco di Meldola, che sottolinea l’impegno del comune: “Dobbiamo lavorare perché le persone si sentano in grado di venire in questo luogo, perché non abbiamo paura. Adesso abbiamo già avviato dei progetti nelle scuole. Da qui si comincia per dare risposta ad una domanda, ad un bisogno reale che c’è ancora”.

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