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Carenza di personale nelle case di riposo: Comune al lavoro per inserire nuovi oss

"La situazione è molto complessa, ascrivibile anche a ragioni di lungo corso e non facilmente risolvibile", evidenzia Tassinari

L’assessore alle politiche sociali del Comune di Forlì, Rosaria Tassinari, ha presieduto mercoledì mattina il Comitato territoriale di Distretto per discutere e approfondire, alla presenza dei sindacati, l'annosa questione della carenza di personale nelle strutture assistenziali e socio sanitarie del territorio.

"La carenza di personale nelle strutture socio sanitarie, Cra e di lunga degenza del forlivese è un elemento evidente di questa nuova ondata di contagi - esordisce -. Oltre a coloro che sono stati sospesi per non essersi vaccinati, ci sono i sanitari risultati positivi al covid, i quarantenati, quelli in malattia e, molto più semplicemente, quelli che hanno diritto a qualche giorno di ferie dopo quasi due anni di emergenza pandemica".

"La situazione è molto complessa, ascrivibile anche a ragioni di lungo corso e non facilmente risolvibile. Per quanto di nostra competenza - spiegaTassinari - abbiamo rappresentato la volontà di riprendere ed intensificare gli incontri con le strutture socio assistenziali del territorio per favorire un interscambio di bisogni e necessità a beneficio dell'utenza e di chi vi lavora. È importante a nostro avviso capire dove poter intervenire e con quali mezzi, cercando di tutelare le persone più fragili e coloro che tutti i giorni affrontano sforzi lavorativi eccezionali per prevenire e sconfiggere l'epidemia".

"Su quest’ultimo aspetto - conclude la Tassinari - si sta concentrando la nostra attenzione per favorire la formazione e l'inserimento lavorativo di nuovi Oss. Con i nostri uffici, stiamo infatti sondando la capacità del Comune di Forlì di erogare risorse sufficienti a finanziare corsi da operatore socio-sanitario, dando così una risposta concreta all'emergenza occupazione". 

La reazione dei sindacati

A due anni dalla pandemia Cgil, Cisl e Uil Confederali, dei Pensionati e di Categoria del pubblico impiego hanno espresso "la profonda delusione per le mancate scelte di riforma immediata e strutturale del settore socio sanitario esprimendo grande preoccupazione in riferimento alla scarsità delle risorse erogate dal governo  alla sanità, quando sarebbe  necessario un potenziamento oltre ciò che possono destinare Regioni, Aziende Ausl ed enti locali".

"In particolare la carenza di organici e la condizione di solitudine degli ospiti sono stati oggetto di approfondito dibattito nel quale, Comuni del Comprensorio, Ausl della Romagna e Organizzazioni Sindacali hanno messo del proprio per far fronte alla situazione - affermano i segretari Maria Giorgini, Vanis Treoss ed Enrico Imolesi -. Sul territorio si sono poste in essere alcune importanti decisioni, tra queste la conferma dell’impegno di Ausl Romagna a proseguire nell’azione di supporto  con propri organici nel mantenimento dei livelli dei servizi per gli ospiti nelle residenze per anziani, nella consapevolezza dell’impegno straordinario che il personale delle strutture e il personale dell’Ausl ha nell’affrontare questa emergenza. Si è definito anche il ripristino del tavolo di coordinamento delle strutture in ambito di distretto alla presenza delle organizzazioni sindacali,  all’interno del quale affrontare con i gestori carenze e soluzioni da adottare a fronte delle singole esigenze delle strutture, in un quadro di collaborazione e solidarietà di distretto".

"In terzo luogo il Comune di Forlì ha comunicato che sta ipotizzando il finanziamento di un corso gratuito per ottenere la qualifica di Operatore Socio Sanitario indirizzato alle donne vittima di abusi. A questo si aggiunge la volontà della Presidenza del Distretto di assicurare un adeguato confronto con le organizzazioni sindacali sia sul monitoraggio della situazione in essere nelle Residenze per Anziani, sia sulla medicina territoriale a partire dalla condivisione del Piano sociale di Zona", aggiungono.

"Le importanti decisioni da assumere in ambito locale non sono sufficienti - continuano - serve un passo in avanti, per questo le organizzazioni sindacali hanno proposto di condividere un documento di denuncia e proposta da inviare ai livelli superiori perché si affrontino urgentemente alcuni temi come lo sblocco del numero chiuso nelle facoltà sanitarie, la definizione di percorsi gratuiti per l’ottenimento della qualifica di Oss, la richiesta di modificare il rapporto tra Medici di Medicina Generale e Servizio Sanitario Nazionale per rispondere al meglio alle esigenze del territorio, la parificazione del trattamento economico fra le figure sanitarie che lavorano nell’ambito del privato sociale e quelle dell’ambito pubblico".

"E’ evidente che la pandemia ha messo in luce da un lato le potenzialità e la tenuta del sistema, dall’altro le carenze alle quali va data una immediata risposta. Il lavoro di Cgil, Cisl e Uil proseguirà dunque nel territorio e nei tavoli che saranno prossimamente convocati per far si che vi sia un intervento immediato di incremento del personale di queste strutture che dopo due anni non riesce più a far fronte a carichi di lavoro così importanti, parallelamente perché tutte le persone fragili abbiano una concreta assistenza nelle strutture e nel territorio", concludono. 

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