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Cronaca Bertinoro

I 34 anni della Casa della Carità di Bertinoro: primo compleanno senza don Luigi Pazzi

"Celebrammo la messa di inaugurazione – amava raccontare don Pazzi - nell’anniversario della morte di monsignor Giuseppe Bonacini, vescovo di Bertinoro dal 1959 al 1969, che non aveva potuto vederla realizzata"

Sarà l’incontro di venerdì con suor Maria Cristina, il primo degli eventi preparatori della festa per i 34 anni della Casa della Carità di Bertinoro, la prima senza don Luigi Pazzi, in programma domenica. Suor Maria, consacrata nelle fila delle Carmelitane Minori della Carità (l’associazione religiosa che regge le sorti delle decine di Case sparse nel mondo), recherà la sua testimonianza di servizio e preghiera a fianco degli ultimi, secondo la regola del fondatore don Mario Prandi.

Sabato, alle 9.30, sarà celebrata la messa con la partecipazione dei novizi dell’istituto. Il momento clou sarà la liturgia eucaristica di domenica, alle 11, nella Concattedrale di Bertinoro, presieduta da don Mino Flamigni, collaboratore parrocchiale a San Paolo Apostolo di Forlì e presidente della Fondazione Opera don Pippo. Al termine, pranzo comunitario presso la grande struttura caritativa ubicata in via Frangipane. Grande assente di quest’anno sarà il fondatore della Casa bertinorese monsignor Gian Luigi Pazzi, scomparso improvvisamente lo scorso 7 ottobre all’età di 78 anni. Sorta ufficialmente in via Oberdan (accanto alla Caserma dei Carabinieri) il 15 novembre 1981, nel 2001 si è trasferita nei nuovi locali di via Frangipane, sotto la Rocca Vescovile. Con i suoi 10 ospiti fissi, disabili psichici e fisici dai 25 anni in su, svolge un servizio fondamentale per i bertinoresi impossibilitati ad accudire a domicilio i propri cari.

“Celebrammo la messa di inaugurazione – amava raccontare don Pazzi - nell’anniversario della morte di monsignor Giuseppe Bonacini, vescovo di Bertinoro dal 1959 al 1969, che non aveva potuto vederla realizzata. Quella sera stessa io e le due suore presenti andammo a prendere il primo ospite. Non abbiamo mai chiesto contributi né riceviamo alcuna sovvenzione, andiamo avanti perché c’è tanta gente che ci vuole bene e la Provvidenza non ci ha mai abbandonato”. La Casa della Carità “covava” nei piani benefici di don Luigi Pazzi ancor prima del 1981. “In comunità avevamo compreso la necessità di sviluppare un’attenzione agli ultimi che non fosse la solita caritativa occasionale”. Per creare vera condivisione fra sani e ammalati fu adottata la formula della “Congregazione mariana Case della Carità”, avviata sin dal 1941 a Fontanaluccia di Reggio Emilia da don Mario Prandi e presente con 28 sedi in Italia, 14 in Madagascar, 5 in India e 2 in Brasile.

In pratica, malati ed emarginati diventano parte attiva delle cosiddette “tre mense”, dove il cristiano trova il suo nutrimento: la Parola, l’Eucarestia e i Poveri. Nella Casa della Carità, il parroco, le suore o i frati, i volontari, fanno da padre e da madre ai fratelli più soli e poveri (handicappati, anziani, malati mentali, spastici...) che sono accolti, cercando di vivere insieme come in famiglia con carità cristiana. I poveri, le suore e i frati, i volontari partecipano alla vita di casa come possono, condividendo tutto: preghiera, lavoro, riposo, festa, gioie, difficoltà, per poter raggiungere una comunione piena”. La Casa della Carità di Bertinoro è “una famiglia in mezzo ad altre famiglie”: un veicolo d’amore condotto da 2 religiose residenti e da un giro di decine di volontari provenienti da tutta la Romagna. 

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