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Cronaca

"I giovani non hanno voglia di lavorare? Non è così, non accettano più di essere sfruttati"

"Bisogna uscire da questo cortocircuito, la narrazione per la quale i giovani non hanno voglia di lavorare crea solo un ulteriore danno", viene rimarcato

Giovani, lavoro e difficoltà nelle imprese nel trovare il personale. Spesso, dichiarano Alexander Fiorentini Responsabile delle Politiche Giovanili per la Cgil di Forlì, congiuntamente a Francesca Rondoni per l’Unione degli Universitari di Forlì e Giulia
Rossi per la Rete degli Studenti Medi di Forlì, "viene puntato il dito contro i giovani addossando a loro e alle loro famiglie il problema delle aziende nel trovare personale. Non possiamo continuare ad accettare questo tipo di logica che ormai viene riproposta
ciclicamente".

“Non è in alcun modo veritiera la fotografia fatta, la richiesta di una generazione intera è quella di essere considerati e di trovare il proprio spazio per poter contribuire alla sviluppo della società e potersi formare una propria vita - viene rimarcato -. Per questo ci pare più che legittimo e non certo da stigmatizzare che un ragazzo o una ragazza chiedano in un colloquio di lavoro, quale sarà la retribuzione, se lavorerà il sabato, la domenica o la notte".

"Al contrario il problema più grande che riscontriamo è quello di ragazze e ragazzi che hanno il primo approccio al mondo del lavoro in modo esclusivamente precario, quindi o in somministrazione con contratti brevi, o con tirocini senza alcuna concreta parte formativa o con contratti a chiamata - continuano -. Bisogna uscire da questo cortocircuito, la narrazione per la quale i giovani non hanno voglia di lavorare crea solo un ulteriore danno. I giovani studiano, si professionalizzano e non accettano più di essere sfruttati ed è più che legittimo che chiedano contratti stabili e retribuzioni adeguate al lavoro fatto.”

Concludono: "Come Cgil di Forlì, Unione degli Universitari di Forlì e Rete degli Studenti Medi di Forlì sosteniamo che sia necessario andare avanti denunciando chi sfrutta, chi crea concorrenza sleale comprimendo salari e diritti e chi non rispetta le leggi. Perché il lavoro dà “dignità” solo e unicamente se è stabile, giustamente retribuito e con il rispetto dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori".

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