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Cronaca

Inchiesta Livia Tellus, Drei: "Resto sindaco. Fiducia nella magistratura"

I reati contestati dall'inchiesta sono quelli di falso ideologico e abuso d'ufficio, vale a dire le accuse “classiche” per funzionari e politici che, negli atti, non avrebbero rispettato la normativa

"Sono certo di aver operato sempre nella massima correttezza e nel rispetto delle legge". Il sindaco di Forlì, Davide Drei, commenta così l'avviso di fine indagini nell'ambito dell'inchiesta su “Livia Tellus” che lo scorso novembre ha visto il suo apice con la consegna di avvisi di garanzia al primo cittadino, all'ex presidente della holding delle partecipazioni nelle società pubbliche “Livia Tellus” Gianfranco Marzocchi, ed infine al direttore generale Vittorio Severi. I reati contestati dall'inchiesta sono quelli di falso ideologico e abuso d'ufficio, vale a dire le accuse “classiche” per funzionari e politici che, negli atti, non avrebbero rispettato la normativa.

"A proposito della indagine esprimo la massima fiducia nell’operato della Magistratura che deve svolgere fino in fondo la propria funzione contando sulla mia massima disponibilità e collaborazione - afferma Drei -. Ricordo che ciò è avvenuto fin dal novembre 2016, periodo in cui si è saputo dell’apertura di un fascicolo di inchiesta sulla holding Livia Tellus e che mi ha visto subito disponibile ad essere ascoltato dai Magistrati. Nel merito della vicenda risponderò nelle sedi deputate. Ora mi preme precisare che tutto ciò non interferirà con il mio ruolo di sindaco che continuerò ad esercitare nel pieno delle mie funzioni".

Il caso

La questione è ormai nota: nel passaggio da “Livia Tellus” come società del Comune di Forlì a società dell'Unione dei Comuni è stato riconosciuto un aumento di stipendio tra parte fissa e parte collegata a risultati a Gianfranco Marzocchi. Un compenso effettivamente basso e molto più basso di figure equivalenti in società dello stesso tipo degli altri Comuni (era di 8.000 euro annui per la gestione di una società con un patrimonio da centinaia di milioni di euro), ma che per le diverse normative che si sono succedute negli ultimi anni, miranti proprio a contenere le spese nell'immensa selva di società pubbliche, non si sarebbe potuto aumentare. Almeno non in quel modo.

Secondo l'inchiesta, gestita da pm Francesca Rago e Laura Brunelli (sotto la supervisione del procuratore reggente Filippo Santangelo) questo avrebbe dato un indebito vantaggio patrimoniale a Marzocchi di circa 25mila euro l'anno per due anni. Per raggiungere quest'obiettivo, secondo l'inchiesta, sarebbero stati fatti dei falsi in atti ufficiali, partendo dai “visti di regolarità”. Insomma, atti viziati che infine avrebbero prodotto la maggiorazione di stipendio a Marzocchi.

Con la chiusura delle indagini, come informano i quotidiani in edicola giovedì, ora tutte le carte della Procura sono nelle mani delle difese in vista della prossima udienza preliminare. L'atto di richiesta di rinvio a giudizio formalmente è un atto a parte e successiva alla chiusura delle indagini, ma data la mole di contestazione della Procura è un atto pressoché scontato. In questa fase gli indagati potranno chiedere di essere sentiti a loro discolpa.

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