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Cronaca Carpena-Magliano

Bufera sulla cava di Magliano, lunga agonia dei residenti: "Centinaia di camion ogni giorno"

Insorgono gli abitati di Magliano, dopo l'approvazione da parte della giunta dello schema della nuova convenzione fra il Comune e la ditta che gestisce l'impianto di macinazione inerti ubicato nel sito delle ex Cave di Magliano

Insorgono gli abitati di Magliano, dopo l'approvazione da parte della giunta dello schema della nuova convenzione fra il Comune e la ditta che gestisce l'impianto di macinazione inerti ubicato nel sito delle ex Cave di Magliano. I residenti speravano in una risoluzione dell'annosa questione dello spostamento della cava e del relativo traffico veicolare.  Si parla di centinaia di mezzi pesanti che ogni giorno passano nell'abitato del quartiere, avanti e indietro, lungo le vie Maglianella, Sirena e Canapone, nelle quali vivono 58 nuclei famigliari.

A testimoniare il disagio sono i rappresentanti del quartiere Romeo Zanzani (coordinatore), Domenico Cappelli, Gianluca Gabelli, Barbara Schiumarini e Davide Amaducci. Nel frantoio, un'area di 6 ettari dentro ad un sito di interesse comunitario  di 220 ettari, vengono lavorati rifiuti edili inerti, provenienti da altre cave. “La convenzione approvata dalla Giunta prevede di prolungare di ulteriori nove anni la permanenza dell'impianto, anni a cui bisogna aggiungere i tempi per approvare il progetto e concludere l'iter amministrativo: non meno di 2 anni, ma forse di più. Tempi superiori al decennio: dal punto di vista amministrativo può considerarsi una stabilizzazione”, spiegano.

La cava di Magliano

L'ACCORDO CONDIVISO - Nel mese di dicembre, dopo lunghe discussioni, si era trovato un accordo fra il quartiere di Magliano e quello di Vecchiazzano, accordo che il 15 gennaio aveva ottenuto il parere favorevole della Circoscrizione, 2. Questo accordo prevedeva che il frantoio restasse a Magliano, solo per altri 3 anni, con la deviazione, prima del 50%, poi di tutto il traffico nella zona di Selbagnone. “Ci è stato comunicato che questo accordo non è più fattibile, e la Giunta ne ha approvato uno diverso. Peraltro ci sembra poco corretta  - sostengono dal quartiere - la scelta di deliberare questa nuova convenzione alla vigilia delle elezioni, con parte di questi amministratori che non si ricandideranno. Il quartiere auspica vivamente  che la decisione venga lasciata alla prossima amministrazione, che verrà eletta dopo il voto del 25 maggio, con l’auspicio di poter contribuire a trovare una soluzione compatibile con l’ambiente, con le fragilità del territorio e con le aspettative dei cittadini”. Dopo il 'sì' della Giunta si chiede che il consiglio comunale soprassieda sull'approvazione della delibera, in calendario per martedì prossimo.

LA REPLICA DEL COMUNE – L'assessore all'ambiente del Comune di Forlì, Alberto Bellini chiarisce a Forlitoday le motivazioni del cambiamento di rotta: “Nell'accordo stipulato a gennaio e condiviso, aveva una parte importante anche il Comune di Forlimpopoli, in quanto la viabilità da e per la cava insiste sulla Sp 37, lato Selbagnone. Circa un mese dopo la condivisione dell'accordo da parte dei quartieri, il Comune di Forlimpopoli ha ritenuto di aprire un contenzioso con la ditta che gestisce la cava Sa.pi.fo srl, per una vecchia partita”.  A questo punto Bellini spiega che sarebbe stato impossibile procedere con l'accordo così come stipulato, ma “il quartiere non ha dato alternative”. Il Comune di Forlì ha voluto procedere ugualmente con l'approvazione della convenzione, spiega l'assessore, “modificandola leggermente, trasformando l'obbligo del passaggio del traffico da Forlimpopoli, in possibilità, sperando che il contenzioso si risolva a breve. Inoltre è stata aggiunta la clausola che prevede come, dal momento della stipula, su via Sirena, la zona più abitata, venga inibito il traffico pesante”

LA STORIA - “Dopo quasi cinquant'anni di escavazioni che innumerevoli disagi hanno creato a Magliano, nel 2002 veniva firmata, fra il Comune di Forlì e la ditta che gestisce il frantoio, la convenzione  in cui si decideva lo smantellamento dell'impianto di frantumazione, per rilanciare la vocazione agro-turistica- ambientale del quartiere e porre fine ad un enorme traffico di mezzi pesanti assolutamente incompatibile con le strette e  tortuose strade di campagna adatte solo al traffico locale. - spiega Zanzani - Cinque anni fa si era arrivati ad un passo dalla attuazione della convenzione, grazie anche ai privati che avevano messo a disposizione del Comune le risorse di loro competenza per il trasferimento dell'impianto a Vecchiazzano (ipotesi che causò una polemica enorme da parte dei residenti) e la realizzazione delle opere accessorie, in particolare la strada di collegamento, per la quale il Comune aveva già messo a bilancio a i fondi ed espropriato i terreni. Dopo 12 anni, tale convenzione è ancora lettera morta, così la risposta a tanta inefficienza è quella di prolungare di oltre un decennio i tempi di permanenza dell'impianto”.

IL PARCO FLUVIALE - Nell'area di Magliano è prevista la realizzazione del Parco Fluviale del Ronco, che dovrebbe sorgere tra i comuni di Forlì e Forlimpopoli, proprio nell'area protetta dove sorge la cava. “L’ impianto in questione, è opportuno ricordarlo, insiste in un'area SIC (Sito di Interesse Comunitario, cioè di tutela ambientale), nel cuore del costituente Parco Fluviale, in area esondabile. Aree, quindi assolutamente incompatibili con impianti industriali. La sua presenza in quel luogo è dovuta solo all’esistenza  delle cave, in un passato  ormai concluso, ma che forse qualcuno vuole riaprire. Lo stesso accordo territoriale votato anche da questa  amministrazione non più di due anni fa, prevedeva il suo rapido smantellamento, quelle stesse persone ora vogliono mantenerlo per oltre un decennio”, accusano i rappresentanti del quartiere.

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