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Cronaca

Madonna del Fuoco, il vescovo Livio: "Le feste servono a ricordarci che siamo davvero comunità"

Il tempo clemente, dopo la pioggia dei giorni passati, ha attirato la folla delle grandi occasioni. La prima “Madonna del Fuoco” del vescovo mons. Livio Corazza: “Com’è possibile che un fatto prodigioso avvenuto così tanto tempo fa, riesca ancora oggi a parlare a ciascuno di noi?”.

Centro di Forlì gremito per la Madonna del Fuoco. Il tempo clemente, dopo la pioggia dei giorni passati, ha attirato nel cuore cittadino la folla delle grandi occasioni. Se l’epicentro del culto tutto forlivese per la madre celeste rimane la chiesetta settecentesca posta in via Leone Cobelli, nel punto in cui 591 anni fa, dal rogo della scuola del maestro Lombardino Brusi da Rio Petroso, fu estratta intatta solo l’immagine della vergine su carta, l’evento religioso più importante è stata la messa pontificale delle 11, officiata in Cattedrale dal vescovo di Forlì-Bertinoro mons. Livio Corazza. In prima fila fra i tanti fedeli presenti c’erano il sindaco di Forlì Davide Drei e il vice sindaco di Cervia Gabriele Armuzzi.

MADONNA DEL FUOCO, L'OMELIA DEL VESCOVO: IL VIDEO

"Finalmente - esordisce il presule concordiese nell’omelia, pronunciata davanti ad un’assemblea di fedeli straripante - è arrivato il giorno della festa della Madonna del Fuoco. Esattamente un anno fa sono entrato per la prima volta in questa cattedrale, proprio durante la Novena e da allora non è passato giorno senza che qualcuno me ne parlasse”. Tappe di avvicinamento e preparazione alla festa, sono state la novena predicata da mons. Giorgio Biguzzi (emerito ma sempre attivo e coinvolgente), la suggestiva Fiorita con la partecipazione di centinaia di bambini e famiglie e la veglia dei giovani molto intensa. Mons. Corazza condivide coi fedeli un dubbio maturato sin dal suo arrivo a Forlì: “Com’è possibile che un fatto prodigioso avvenuto così tanto tempo fa, riesca ancora oggi a parlare a ciascuno di noi? Cos’è che ha bucato e attraversato i secoli, oltrepassando indenne le difficoltà di ogni tempo?”.

Il Pranzo della Madonna del Fuoco in Seminario

"Credo – continua il vescovo - che sia soprattutto un grande segno di speranza e di fiducia. Nella catastrofe - il vescovo richiama il prodigio occorso nella scuola di Lombardino il 4 febbraio 1428, n.d.r. - in ogni catastrofe, c’è un punto da cui ripartire. C’è sempre un positivo che offre speranza e fiducia per l’avvenire. È possibile ripartire perché la Madonna con in braccio suo figlio è sempre con noi”. Il Vangelo della solennità, letto dal diacono Filippo Foietta, racconta di Gesù che sulla croce affida la Madre a Giovanni e lo fa di certo per motivi molto umani: chi l’avrebbe custodita? “Maria così non sarebbe stata più sola, poiché aveva una famiglia più grande. E anche noi dovremmo avere sempre questa consapevolezza: nessuno resterà solo, potrà sempre contare sulla comunità cristiana, proprio come una seconda famiglia”. La presenza della Madonna contiene un messaggio perenne: “Maria è madre di una famiglia e noi dobbiamo vivere come fratelli”. Ma vivere come fratelli non è facile. “Gesù ci ha consegnato la Madre perché ci rendessimo conto che siamo e che dobbiamo vivere da fratelli”.

Madonna del Fuoco, la festa del 4 febbraio 2019

Le celebrazioni in onore della Patrona, in questi giorni, hanno consolidato e consolidano i legami familiari fra di noi. “A questo servono le feste. Le feste cristiane, in particolare, ci aiutano a fare di una folla di singoli una sola e unica comunità. Servono a ricordarci che siamo davvero comunità, spronandoci e incoraggiandoci a crescere sempre di più nella vera comunione e nella reciproca accoglienza. Avversari della fraternità sono tanti: dentro e fuori della comunità cristiana. Teniamo presente che accanto alla croce di Gesù non c’era solo chi gli voleva bene (pochi), ma c’erano anche molti uomini che seminavano la discordia, che sfidavano e schernivano Gesù ripetendogli: “Scendi dalla croce!” e intanto dicevano agli altri spettatori: “Vedrete che non scende. Non è di Dio”. La discordia, l’invidia, il rancore, la violenza sono tutti atteggiamenti che ci impediscono di vivere come fratelli. “Più ci avviciniamo a Maria e a Gesù, più tra noi diventiamo fratelli e sorelle. Questo è il messaggio di Maria di Nazareth. Non è facile vivere da fratelli: proviamoci ancora! Proviamoci sempre”.

Per rendere omaggio alla Madonna del Fuoco forlivese è giunta anche una delegazione dei salinari di Cervia, capitanata dal presidente dell’Associazione Civiltà Salinara, Oscar Turroni. Nel corso del pranzo della Madonna del Fuoco, offerto dalla Diocesi alle autorità civili e religiose in Seminario, lo stesso Turroni ha spiegato ai presenti e al vescovo Livio, le origini del culto cervese per la Madonna del Fuoco. “La Patrona forlivese entra a pieno titolo e con largo seguito nella sfera devozionale di Cervia, a partire dai primi nei primi decenni del XVII secolo, con la nomina a vescovo della cittadina adriatica del forlivese Francesco Mellini”. I salinari, raggruppati nella confraternita della Beata Vergine del Fuoco, il 4 febbraio inviavano una loro rappresentanza a Forlì con l'antico Crocefisso del Suffragio. Soprattutto negli anni in cui la produzione del sale era stata buona, recavano in dono lampade d'argento, calici e apparati vari, tutt’ora conservati in un armadio del Duomo di Forlì, che reca lo stemma della Comunità di Cervia. Il singolare pellegrinaggio, cessato nel 1859 con la fine dello Stato Pontificio e l’avvento dell’Unità d’Italia, ha ripreso vigore nel 1998 per iniziativa del Gruppo culturale “Civiltà Salinara” di Cervia, grazie anche alla collaborazione dell’ex sindaco di Dovadola Gabriele Zelli.

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