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Beni da tutelare

Il censimento del Fai: il Monastero della Ripa tra "I Luoghi del Cuore" indicati dai forlivesi

Fino al 15 dicembre sarà possibile votare i propri luoghi più cari, che consideriamo speciali e che, per questo, vogliamo proteggere e far conoscere a sempre più persone

Mancano poche settimane alla conclusione della undicesima edizione de “I Luoghi del Cuore”, il più grande censimento spontaneo del patrimonio culturale italiano promosso dal Fai - Fondo per l’Ambiente Italiano Ets in collaborazione con Intesa Sanpaolo. Fino al 15 dicembre sarà possibile votare i propri luoghi più cari, che consideriamo speciali e che, per questo, vogliamo proteggere e far conoscere a sempre più persone. L’Italia, con il suo paesaggio, i monumenti, le tradizioni, i borghi e le città d’arte, ha un patrimonio straordinario che ognuno di noi può contribuire a tutelare, valorizzare o salvare da degrado e abbandono attraverso la partecipazione al censimento del Fai: votare uno o più luoghi del cuore è un gesto semplice e concreto, uno strumento di impegno civile che permette di fare del bene al nostro Paese, prendendo parte alla cura e alla valorizzazione dei suoi beni d’arte e di natura.

Superato il milione di voti ricevuti per questa edizione lanciata il 12 maggio, con la classifica nazionale provvisoria dei luoghi più amati dagli italiani - consultabile sul sito www.iluoghidelcuore.it - che registra continui cambi di posizione tra gli oltre 37.000 luoghi votati. Ai primi tre posti per il momento restano saldi il Museo dei Misteri di Campobasso, con le sue macchine processionali settecentesche, la Chiesetta di San Pietro dei Samari a Gallipoli (Lecce), realizzata tra XII e XII secolo e bisognosa di recupero, e la Fonderia di Campane Achille Mazzola di Valduggia (Vicenza), luogo di eccellenza artigiana in attività dal XV secolo al 2003 e oggi da valorizzare.

Per quanto riguarda Forlì, tra "I Luoghi del Cuore" c'è il Monastero di Santa Ripa, che ha ottenuto a mercoledì mattina 562 voti, occupando la 156esima posizione (questa la classifica per quanto concerne il Forlivese). Nonostante l’antico fascino artistico rimasto immutato, il complesso di via della Ripa, di proprietà del Demanio e utilizzato come caserma e sede militare e amministrativa fino al 1995, versa da tempo in stato di abbandono. Nei mesi scorsi si erano verificati anche dei crolli e negli anni, cittadini, professionisti e numerose realtà associative hanno evidenziato la precarietà dello stato in cui versava, anche proponendo progetti di recupero e valorizzazione. Ma tali progetti non sono stati oggetto di interesse da parte degli organi competenti.

Dunque quella del Fai può esser colta come un'opportunità. Tuttavia per accedere al consueto Bando per la selezione degli interventi e presentare al Fai una richiesta di restauro, valorizzazione o istruttoria di cui verrà poi valutata l’idoneità a ricevere i fondi resi disponibili da Intesa Sanpaolo nell’ambito del progetto servono almeno 2.500 voti. I luoghi che sono, per ora, ai primi posti della classifica provvisoria dell’Emilia-Romagna sono Via Vandelli, la madre di tutte le strade moderne, Emilia-Romagna e Toscana; l'Antica Salina Camillone a Cervia: la Camera della Badessa affrescata dal Correggio, a Parma; il Viale dei tigli e la Chiesa di Rigosa, Bologna; e il Complesso termale: mescita delle acque e le vecchie terme, Sant’Andrea Bagni, frazione di Medesano (Parma). 

La storia del Monastero

Il monastero di Santa Maria della Ripa è un luogo del cuore della città di Forlì. Il vasto complesso, che ha mantenuto intatto l’antico fascino nonostante le profonde ferite inflitte dal tempo e dagli uomini, rappresenta uno degli esempi più eclatanti dell’architettura e dell’arte rinascimentale a Forlì e, al contempo, la testimonianza tangibile della vita religiosa del tempo. In quell’area della città denominata già in antico “Ripa” che separava la riva sinistra del canale dei Brighieri-Morattini dalla cinta muraria quattrocentesca, venne edificato, a partire dal 1479, un nuovo monastero. È Pino III Ordelaffi, signore di Forlì e munifico benefattore di tante chiese e conventi della città, assieme alla terza moglie, Lucrezia Pico, a promuoverne la costruzione in prossimità della più antica chiesa della SS. Trinità al cui interno è custodita ancora oggi l’austera cattedra del protovescovo forlivese Mercuriale. Alla morte dell’Ordelaffi i lavori sono ripresi da Giacomo Riario e, in seguito, portati a compimento da Caterina Sforza grazie ai benefici concessi dal pontefice Alessandro VI. Nel 1484 il monastero, “tuto serato intorne”, accoglie sedici suore condotte a Forlì da Ferrara; in quello stesso anno viene istituita la clausura: all’interno dell’alto muro di cinta, le monache professano la regola di Santa Chiara. Negli ultimi anni del XV secolo sono completati anche i lavori di costruzione della chiesa: sulla parete di fondo dell’abside, Marco Palmezzano realizza, già nel 1492 e, forse, su incarico della stessa Caterina sforza, il grande affresco raffigurante la crocifissione con la Vergine e Santi, oggi patrimonio della Pinacoteca forlivese.

Frattanto il convento acquisisce tale e tanto prestigio in seno alla comunità forlivese che il 14 marzo del 1505 vi sono depositati i capitoli della conazione di Forlì alla Chiesa e qui viene conservata la bolla di papa Giulio II che sancisce l’appartenenza della città allo Stato Pontificio. Per tre secoli la vita delle monache si svolge appartata, immersa nel silenzio e nella preghiera, mentre si apportano agli edifici quelle trasformazioni, più o meno significative, dettate dalle esigenze della vita in comune. Quando la “bufera” napoleonica si abbatte sulle comunità religiose della Romagna, il monastero della Ripa subisce la medesima sorte degli altri numeri conventi e chiese di Forlì. Il 3 agosto 1798 il complesso viene requisito e le trentotto monache che si trovano all’interno sono trasferite in Santa Chiara. Passato di proprietà del Demanio, il complesso è trasformato nella caserma della Torre e subisce modifiche e adattamenti necessari alla nuova destinazione d’uso. Nel 1945 la struttura è diventata sede del Distretto Militare Forlivese che l’ha occupata fino all’ultimo decennio del secolo scorso.

Le altre classifiche speciali, i borghi

La classifica speciale dedicata a “I Borghi e i loro luoghi” - frutto dell’attenzione che il Fai dedica da tempo alle aree interne, di cui i borghi, ovvero i piccoli Comuni con meno di 5.000 abitanti, rappresentano il tipico tessuto insediativo, nonché i custodi di importanti patrimoni d’arte e natura - è per ora guidata dalla Fonderia Mazzola di Valduggia (Vicenza), seguita dal Castello e Borgo medievale di Cremolino (Alessandria), insediamento storico dell’Alto Monferrato, che ha passeggiate e punti panoramici bisognosi di manutenzione, e dal Cimitero Vecchio di Santo Stefano di Camastra (Messina), le cui 90 antiche tombe, originariamente rivestite di maioliche, necessitano di restauro.

I giochi sono ancora apertissimi perché si sta entrando nella fase finale, la più intensa, in cui si moltiplicano le iniziative dei comitati attivi nelle raccolte firme e ogni voto si può condividere, affinché i propri luoghi del cuore diventino anche quelli di altri. Il censimento del Fai ha dunque una preziosa valenza culturale, ma anche sociale. È il più importante progetto nazionale che offre una voce alle comunità, oltre che ai singoli cittadini: sono quasi 1.000 i comitati spontanei e le associazioni – di cui 142 quelli registrati finora quest’anno - che dal 2003 a oggi vi hanno partecipato, mobilitando sindaci, scuole, testimonial e popolando piazze e feste locali per far votare beni bisognosi di recupero e attenzione. In molti casi sono accaduti dei “piccoli miracoli”: la visibilità ottenuta grazie a “I Luoghi del Cuore”, anche al di là del sostegno diretto del Fai e di Intesa Sanpaolo, ha dato vita a circoli virtuosi e attratto fondi. Luoghi in abbandono da decenni sono stati così restaurati e riaperti al pubblico, ritrovando un futuro. 

Per permettere di conteggiare i tanti voti che arriveranno in chiusura di censimento, la classifica definitiva verrà comunicata entro marzo 2023. Ma l’azione benefica de “I Luoghi del Cuore” non si ferma con l’annuncio dei risultati. Nelle dieci edizioni a oggi concluse, Fai e Intesa Sanpaolo hanno sostenuto 139 progetti di restauro e valorizzazione in 19 regioni. Grazie a questa iniziativa e alla massiccia partecipazione delle persone, il destino dei luoghi può davvero cambiare. Ecco in che modo: dopo l’annuncio dei risultati finali, a fronte della presentazione di un progetto concreto verranno assegnati rispettivamente 50.000, 40.000 e 30.000 euro ai primi 3 luoghi classificati e 20.000 euro al bene al primo posto della classifica speciale “I Borghi e i loro Luoghi” (i premi non sono cumulabili);

Tutti i proprietari - pubblici o non profit - e i portatori di interesse dei luoghi che al termine del censimento avranno ricevuto almeno 2.500 voti potranno accedere al consueto Bando per la selezione degli interventi e presentare al Fai una richiesta di restauro, valorizzazione o istruttoria di cui verrà poi valutata l’idoneità a ricevere i fondi resi disponibili da Intesa Sanpaolo nell’ambito del progetto. Il numero di voti è uno degli otto parametri di valutazione e maggiore è la loro quantità più alto è il punteggio in palio; in molti casi la visibilità ottenuta dai luoghi più votati può far nascere collaborazioni virtuose tra istituzioni e stakeholder del territorio, stimolando, come già accaduto in passato, lo stanziamento di ulteriori contributi.

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