Centro storico, Confesercenti: “Gli eventi sono importanti, ma manca una regia. Sulle luminarie no alla demagogia”
L'INTERVISTA - Il direttore, Giancarlo Corzani, interviene a tutto campo sulle strategie di rilancio del centro: “Assenti scelte forti di indirizzo. L’apertura di Palazzo Talenti Framonti un'occasione persa”
In coda a un’estate che, per migliaia di cittadini è stata (ed è) quella del post alluvione, con tutte le problematiche connesse che hanno lasciato segni indelebili nel territorio e nella vita delle persone, il centro storico di Forlì si è animato di eventi di grande richiamo: dal week end dedicato al liscio con “Cara Forlì” che ha fatto il pieno in piazza Saffi, al trio comico Cevoli-Giacobazzi-Pizzocchi, atteso lunedì sera sul palco. Una serie di iniziative nelle vie di un centro che continua a fare però i conti con chiusure di esercizi commerciali, l’ultimo in ordine di tempo il negozio di calzature “Clarks” in corso Garibaldi. E intanto si guarda al Natale e si dibatte di luminarie: c’è chi, come l’Ugl Romagna e Europa Verde, propone di destinare i fondi delle luci natalizie alle famiglie alluvionate, anche se, come ha spiegato l’assessora al Centro storico Andrea Cintorino, si tratta di fondi vincolati. Si riaccende, insomma, il dibattito mai sopito sul centro storico, sul quale interviene il direttore di Confesercenti forlivese, Giancarlo Corzani.
Direttore, il centro storico gode di buona salute? Gli eventi sono la strada maestra per renderlo attrattivo?
"Gli eventi sono importanti per far passare l’idea, ai forlivesi, che non è peccato frequentare il centro storico, è bello e pieno di opportunità. Ma c’è una grossa differenza tra la vita del centro senza luce, di sera, con una sua vitalità nell’area dei pubblici esercizi, che non vive la stessa crisi che si riscontra di giorno, nella vivibilità quotidiana. Gli eventi sono utili e importanti ma non sono certo sufficienti, la vita del centro storico è fatta di 24 ore al giorno tutti i giorni”.
Come vede il disegno di rilancio del centro?
"L’amministrazione comunale sta arrivando a compimento del suo mandato ma al di là degli eventi, una vera e propria regia e una strategia di utilizzo degli spazi per mettere fine alla stagione statica del centro storico non è stata maturata e concretizzata. Non è che con qualche serata di grande successo si risolve il problema del centro per tutto l’anno. Abbiamo posto molti temi a inizio mandato che questa amministrazione sembrava motivata ad affrontare. Quello che si è concretizzato in quattro anni sono molte iniziative 'spot', sulle quali non abbiamo niente da dire, ma sul piano strategico e sulle scelte forti di indirizzo, non c’è ancora nulla. E poi non c’è l’abitudine alla frequentazione da parte dei nostri concittadini”.
Quindi è un problema che riguarda le abitudini più che l’attrattività?
“Bisogna creare le condizioni per cui la gente ritrovi il piacere di fare la passeggiata in centro. Oggi sono cambiate le abitudini di vita, i nostri giovani passano il tempo su internet restando a casa, una tendenza che non riguarda solo Forlì ma che, sommata alla difficoltà degli investimenti, porta a un centro storico sempre più impoverito in termini di presenze e di vitalità. La carta vincente non ce l’ha nessuno, i centri storici sono in difficoltà in tutta Italia, non solo per il declino dei negozi ma perché si è persa l’abitudine alla frequentazione. C’è poi il problema dell’accessibilità”.
Ovvero?
“Non avere un facile accesso al centro pone ulteriori limitazioni. Chiedo: le motociclette possono andare in piazza Saffi? Se così fosse, anche la piazza potrebbe diventare un luogo di attrazione per attività del settore, sia per riportare i giovani sia per i motociclisti più in età. Tutte le domeniche ci sono migliaia di motociclisti sul Muraglione, ma se ci fosse un luogo di passaggio per loro anche in piazza Saffi, con la presenza negozi specializzati, potrebbe diventare un fattore di risveglio da questo torpore negativo”.
E intanto continuano a spegnersi le vetrine, come quella di Clarks in corso Garibaldi.
“Il tema del rilancio del centro è legato a una pluralità dei fattori, certamente i negozi possono renderlo più accogliente ma non possono essere la motrice di tutti i ragionamenti. Sono altre le motivazioni per le quali i cittadini hanno perso questo tipo di abitudine. Non è del tutto vero che la gente va in centro se ci sono i negozi, è vero anche il contrario. I negozi funzionano dove c’è la gente, perché non si va a fare shopping tutti giorni. Senza dimenticare che anche noi abbiamo perso qualche occasione”.
Ad esempio?
“Penso a quella che doveva essere la più importante iniziativa di rilancio della piazza, quella di Palazzo Talenti Framonti, su cui tanto aveva puntato la Fondazione Cassa dei Risparmi, ma che nel tempo, inutile negarlo, si è rivelato un fallimento e non ha portato i risultati sperati, nonostante gli ingenti investimenti. E oggi lo ritroviamo nelle secche di un altro tentativo di rinascita che non sta decollando. Una occasione perduta che ha condizionato le opportunità che sarebbero potute nascere per gemmazione e con effetto trainante per il centro. Tante erano le speranze riposte in quell’apertura che a sua volta avrebbe generato altre aperture”.
Altra questione calda, in tema di commercio, il polo di Pieveacquedotto.
“Un’operazione alla quale ci opponemmo in maniera feroce riuscendo a ridurla in modo significativo rispetto all’ipotesi iniziale, poi ci sono stati altri passaggi amministrativi che hanno portato all’attuale situazione. Una opposizione strenua al gigantismo in un’area che doveva avere un’altra vocazione, con l’ampliamento della struttura fieristica e dell’autotrasporto. Sapevamo che inserire strutture ‘category killer’ avrebbe messo in grandissima difficoltà le piccole e medie imprese. Ma non c’è solo Pieveacquedotto, ci sono gli interventi in via Ravegnana e in via Bertini, e poi il polo H dove si vuole portare un supermercato nella strada del Pronto soccorso. La precedente amministrazione si merita tute le critiche possibili, ma va detto che con l’attuale si sono create le condizioni per tenere aperte alcune opportunità che non erano state ancora realizzate”.
Intanto si lavora alla riqualificazione di corso della Repubblica. Un incentivo alla passeggiata in centro?
“E’ un’operazione interessante, il progetto non mi sembra di straordinaria bellezza ma comunque utile, unito alla necessità di interventi strutturali. Ma abbiamo sollecitato altre azioni di rigenerazione ambientale, ad esempio in corso Mazzini, perché non diventi una zona che i forlivesi considerano estranea anche per questioni di sicurezza. Il problema vero, ripeto, è che si ha l’impressione che non ci sia un progetto organico: si trovano soluzioni a singoli problemi ma manca una cornice organica”.
Si comincia a discutere di luminarie, cosa ne pensa della proposta di destinare i fondi delle luci natalizie all’alluvione?
“Le luminarie sono bellissime grazie all’ingente disponibilità di risorse che noi non ci siamo mai sognati di avere: per anni ce ne siamo occupati grazie al contributo dei commercianti e ad altre somme comunque contenute. Con la capacità di spesa del Comune i risultati sono straordinari. Personalmente, penso che le voci di bilancio stiano in capo alle valutazioni del Comune. Vorrei però che si evitasse di cadere nella demagogia, e lo dico a fronte degli ingenti danni subiti dalla nostra struttura e dalle nostre imprese. I cittadini alluvionati devono ricevere ristori dal Governo che non stanno arrivando e non penso che i soldi delle luminarie siano risolutivi. C’è un problema legato al post alluvione per il quale l’amministrazione ha fatto tanto e ancora molto si dovrà fare. Ma in questo caso evitiamo la demagogia per chi investe nel centro storico”.