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Cronaca Carpinello-Bagnolo / Via Cervese

L'ex coordinatore di quartiere: "Cervese bis? Non serviva all'epoca e serve ancora meno oggi"

nel dibattito che ciclicamente riparte sul potenziamento della via per il mare interviene Massimo Zoli, che era membro del comitato di Quartiere di Carpinello-Villa Rotta-Castellaccio e consigliere comunale

“I motivi che portarono ad accantonare la 'Cervese bis' sono ancora tutti validi, anzi se ne sono aggiunti ulteriori”: nel dibattito che ciclicamente riparte sul potenziamento della via per il mare interviene Massimo Zoli, che negli della decisione di abbandonare l'ultimo progetto sulla strada provinciale avanzato dalla Provincia (all'epoca governata da Massimo Bulbi) era membro del comitato di Quartiere di Carpinello-Villa Rotta-Castellaccio, diventandone coordinatore successivamente, per poi approdare in consiglio comunale sui banchi del PD con l'amministrazione Drei.

Dice Zoli: “La discussione di questi giorni sulla Cervese bis dimostra ancora di più, se mai ve ne fosse stato bisogno, come Forlì sconti una cronica incapacità del suo tessuto socioeconomico nell’individuare direttrici concrete di sviluppo e di perseguire la loro realizzazione. Alcuni importanti interlocutori in questi giorni hanno citato il costo esorbitante di un progetto alternativo alla Cervese attuale, probabilmente stiamo parlando di una spesa tra i 30 e i 40 milioni di euro. Se non si trattasse di un collegamento fino alla Riviera, ma dovesse fermarsi al confine con il territorio ravennate, perderebbe ogni ragione, se mai ve ne fosse stata, per costruirlo. Quindi innanzitutto andrebbe rispolverata la convenzione con la provincia di Ravenna che dovrebbe valutare come strategica quest’opera”.

Per Zoli “i problemi di traffico seppur importanti andrebbero visti sotto l'ottica della sicurezza e non della velocità di percorrenza; è vero che oggi la strada attuale presenta dei volumi di traffico intensi, in particolar modo nei week end e nel periodo estivo, ma le diverse rotatorie costruite in avvicinamento alla città, hanno sicuramente agevolato il deflusso regolare, che ora solo raramente comporta ingorghi, semmai possiamo parlare di rallentamenti. Difficile giustificare l’opera per paura delle emissioni delle auto in fila, ricordiamo che tra elettrico, ibrido e nuove auto che si spengono quando si sta fermi questo sembra un non-problema”.

Per Zoli la situazione del traffico pesante si è mitigata: “La questione del traffico mi pare ormai acqua passata, c’è ancora, è vero, un transito di mezzi, ma per raggiungere Ravenna e il porto si sceglie la E45, per il cesenate si utilizzano semmai la via Emilia o l’autostrada e comunque da quando si è aperta la tangenziale di Forlì non vi sono più mezzi che magari, sbagliando percorso, si dirigono verso la zona di Villa Selva o Forlimpopoli tramite la Cervese”.

Ed infine: “Ultima questione, per cui vedo difficile se non impossibile, costruire anche solo un primo tratto che colleghi l’uscita dell’A14 con la Cervese, evitando l’abitato di Carpinello - ed ho sentito dire che questo progetto sarebbe già disponibile per essere approvato - è che nel frattempo sul terreno dove doveva transitare quel percorso si è insediata una realtà importante per la coltivazione e il commercio di albicocche e lo stabilimento di raccolta e spedizione insiste proprio sul percorso della vecchia Cervese bis, ma forse qualcuno mi potrà smentire se così non fosse. 
Quindi sull’abitato di Carpinello, a meno che non si scelga di fare dei tragitti in galleria, non vi è più spazio per passare”.

Ed infine: “Personalmente ritengo che la priorità sia solo una, la conclusione dei lavori di allargamento in sede recuperando le risorse mancanti e un progetto di ciclabile serio, in collaborazione con la provincia di Ravenna, che colleghi la costa a Forlì e con una sua variante, facilmente individuabile tra strade di campagna e campi; collegare Bertinoro, Forlimpopoli e la valle del Bidente in direzione del Parco delle Foreste Casentinesi. Per il territorio Forlivese serve una progettazione prima di tutto sostenibile, ambientalmente ed economicamente, si dovrebbe studiare ogni nuovo progetto con questa impostazione con uno sguardo ormai al 2050 e al futuro della mobilità che non mi sembra passare da nuove costose strade asfaltate. La pandemia e la crisi ambientale che stiamo vivendo non hanno ancora insegnato nulla, coloro che guardano solo al cemento e al consumo di suolo hanno una visione anacronistica, quando ormai è lampante che il futuro ci pone davanti altri modelli”.

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