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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Ecco la nuova perla del centro: visita in anteprima alla chiesa di San Giacomo

Un viaggio in anteprima in questa rinnovata perla del centro storico, ha permesso di ammirare il restauro condotto tra il rispetto dell'architettura storica e la modernità

E' tutto pronto per sabato e domenica. Ci sono voluti oltre 20 anni e oltre 12 milioni di euro per restituire alla città la splendida chiesa di San Giacomo Apostolo, che diventerà uno dei luoghi della cultura forlivese, con una vocazione particolare: quella musicale. Un viaggio in anteprima in questa rinnovata perla del centro storico, ha permesso di ammirare il restauro condotto tra il rispetto dell'architettura storica e la modernità, portando ancora i segni, che volutamente i restauratori non hanno cancellato, del crollo che nel 1978 distrusse parte del tetto e della facciata meridionale.

“All'epoca – esordisce il sindaco Davide Drei – si era molto lontani dal pensare  a questo come un luogo su cui investire, poi negli anni '90 partì la progettazione lungimirante del recupero  del complesso del San Domenico. La chiesa oggi viene restituita alla cittá come ampliamento dei musei civici e come luogo per eventi culturali e iniziative pubbliche. Un luogo come questo, con la funzione di auditorium, nella nostra città non era stato ancora pensato, qui si potranno ospitare eventi all'altezza della nuova vocazione culturale e dell'immagine rinnovata che Forlì si è fatta anche al di fuori del territorio”.

Si svela il San Giacomo (foto di Alessandra Salieri)

Il 2015 sarà un anno di 'rodaggio' per questa struttura, con test acustici che permetteranno poi, nel 2016, di potere intervenire sull'insonorizzazione, della quale si occuperà la Fondazione Cassa dei risparmi di Forlì, che ha già investito 100mila euro nella sistemazione esterna. “Siamo di fronte a cose completamente nuove per la nostra città, che si sta facendo perdonare del fatto di avere avuto tanti silenzi – sottolinea Roberto Pinza, presidente della Fondazione –. Il progetto per i prossimi interventi sull'acustica si sta già preparando e per perfezionarlo sono fondamentali i test che ci saranno con i primi eventi”.

IL PROGRAMMA DI SABATO E DOMENICA

San Giacomo sarà inizialmente gestito direttamente dal Comune in forte collegamento con il Teatro Diego Fabbri e, dopo la 2 giorni di open day per l'inaugurazione di sabato e domenica, organizzata in collaborazione con Area Sismica, ospiterà anche una parte degli eventi della festa di Rai Radio 3, dal 5 al 7 giugno. La chiesa sarà visitabile in alcuni appuntamenti, come ad esempio i Mercoledì nel cuore. Altri eventi sono già programmati in questo nuovo spazio, anche in collaborazione con la Fondazione.

La chiesa di San Giacomo è parte integrante dei Musei San Domenico e ne può ampliare le funzioni, costituendo un valore aggiunto di grande peso rispetto alle normali attività museali. “L'open day vuole celebrare la qualità di questo luogo, che racconta una storia lunghissima che i forlivesi avranno la possibilità di vivere. L'aula – ha spiegato la dirigente comunale, Cristina Ambrosini - può così essere interpretata come una espansione dello spazio per esposizioni temporanee, ma anche ospitare assemblee, conferenze, incontri di varia natura. Infine è predisposta per essere completata con un allestimento acustico che consenta lo svolgimento, in condizioni ottimali, di concerti di musica e performances artistiche di varia natura. Il piano interrato invece, una volta completato l'allestimento, è destinato ad accogliere il museo del monumento stesso, con visione diretta dei reperti archeologici e narrazione multimediale della storia e della vita del convento”.

A raccontare la parte storica e tecnica il progettista, Gabrio Furani, e i direttore dei lavori, Gianfranco Argnani.

LA STORIA
La chiesa di san Giacomo Apostolo fa parte del complesso conventuale fondato dall'Ordine dei Domenicani a Forlì nella prima metà del XIII secolo. I reperti recuperati, visibili attraverso le vetrate a pavimento e nel museo al piano interrato, di prossima apertura,  ne documentano le fasi evolutive. L’insediamento originario era composto da una chiesa piccola e semplice, con aula a tre navate e tre campate, oltre a due cappelle absidali, con annesso convento sul lato meridionale. Il campanile è sempre stato nella posizione attuale, come confermato da alcuni elementi architettonici gotici. La chiesa è, nei primi secoli, un cantiere aperto. Dopo la morte del beato Salomoni viene aggiunta l'omonima cappella, posta in adiacenza alla facciata nord dell'aula. Fra il XIII e il XV secolo l'aula viene rinnovata ed ampliata, con l'aggiunta di quattro campate. L'originario spazio tripartito viene modificato in un'unica grande navata, rappresentativa del crescente ruolo dei domenicani e funzionale alla predicazione. In epoca rinascimentale e barocca la chiesa è interessata da importanti opere di abbellimento, decorazione e arredo, che cambiano l'aspetto interno pur senza alterarne la struttura. E' di questo periodo la ricca decorazione della cappella Albicini. Agli inizi del XVIII secolo prende il via il cantiere del grande rinnovo, secondo una impostazione neoclassica, essenziale ed assolutamente moderna, di ampio respiro, proiettata nel futuro. L'aula viene ampliata in larghezza, arretrata la facciata, omogeneizzate le cappelle laterali, ricostruito un abside più ampio e monumentale. Gli apparati decorativi a stucco, di notevole qualità e dimensione, sono affidati al luganese Antonio Martinetti. Lo stato attuale è in gran parte frutto dell'intervento settecentesco. In età napoleonica la chiesa resta aperta al culto e sostanzialmente conservata. Con la restaurazione rientrano i domenicani, ma nel 1867, con la definitiva soppressione da parte dello Stato Italiano, la chiesa viene chiusa, spogliata e trasformata in maneggio militare. Inizia una fase di progressivo degrado, che culmina con l'abbandono ed il conseguente crollo (1978) di parte della copertura e della facciata meridionale. Infine, a partire dagli anni '90, il Comune avvia il processo di graduale recupero che ha portato al completo restauro.

IL RESTAURO
L'intervento di recupero della chiesa di San Giacomo si svolge dal 2007 al 2012, quando il convento era già completato, gran parte della Pinacoteca trasferita, e le grandi mostre avevano iniziato ad animare gli spazi restaurati. L'opera si articola in quattro parti: il restauro strutturale ed architettonico della chiesa, che comprende la conservazione, riparazione e consolidamento delle strutture, la ricostruzione delle parti crollate (parte della copertura e facciata meridionale), la creazione dei nuovi spazi interrati, il restauro degli apparati decorativi (stucchi e pitture murali), la realizzazione degli impianti e dotazioni tecniche necessarie alle funzioni previste (riscaldamento e condizionamento, impianti elettrici, di sicurezza e trasmissione dati). Poi la ricostruzione del portico e della loggia all'interno del primo chiostro, che consente di ripristinare la continuità dei percorsi interni e di collegare efficacemente la chiesa al convento; il montaggio dei grandi archi in legno lamellare che ripristinano la forma della volta crollata, consentendo altresì il passaggio delle apparecchiature di illuminazione e di ogni altro strumento scenografico che si voglia calare dalla graticcia del sottotetto. Infine l'allestimento delle attrezzature ed arredi funzionali ad un primo utilizzo di base, quali l'ascensore, la scala metallica, la bussola di ingresso, i portoni di accesso, le sedute smontabili, gli apparecchi illuminanti, che è costato oltre 2 milioni 500 mila euro ed è stato realizzato nell'ultimo anno. Tutto il restauro strutturale ha richiesto invece un impegno economico di quasi 10 milioni euro.

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