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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Chiostro, la proposta: di notte chiuso e di giorno pieno di giovani ed educatori di strada

“Il chiostro di San Mercuriale è bene che rimanga aperto perché potenziale luogo d’incontro… ma di notte si può chiudere”

“Il chiostro di San Mercuriale è bene che rimanga aperto perché potenziale luogo d’incontro… ma di notte si può chiudere”. La proposta del parroco-abate di San Mercuriale don Enrico Casadio prende le mosse dai recenti atti di valndalismo, tutti regolarmente denunciati alle forze dell’ordine. Il chiostro non è sempre stato aperto, dato che fino al 1941 era ancora chiuso: a San Mercuriale si è invece materializzato un ibrido volutamente aperto su due lati. Il disegno di revisione razionalista di Forlì città del Duce, avviato alla fine degli anni Venti, osò toccare un monumento, il complesso abbaziale di San Mercuriale, risalente nientemeno che al Medioevo.

La decisione di mettere in relazione le piazze Saffi e XX Settembre in vista dell’edificazione del nuovo Palazzo di Giustizia, pare sia stata suggerita dallo stesso Benito Mussolini: il capo del governo fascista, come riporta Ettore Casadei nella sua “Guida di Forlì”, avvallò la corrente di pensiero che sosteneva la necessità di “togliere lo scempio consumato sull’antico chiostro, abbattere i muri che celano la vista dell’armonico cortile rinascimentale, dei loggiati e della classica cisterna; proteggere le arcate con un’artistica cancellata e far di questo luogo, tempio ed ara in onore dell’immortale spirito dei Martiri della Patria”. Ora del vero “claustrum” vallombrosiano rimane solo la prima fila del triplice colonnato.

Don Enrico Casadio, pur convinto della necessità di insistere sulla funzione sociale del chiostro, lo chiuderebbe volentieri nottetempo, magari con una cancellata artistica. I giovani presenti nelle ore diurne “sono tutti in attesa di un coinvolgimento o di una parola da altri giovani”. Il sacerdote riconosce la maggiore attenzione dell'Amministrazione comunale e delle forze dell'ordine in sede di prevenzione, ma adesso è giunto il momento delle proposte. “Mi piacerebbe investire sulla figura degli educatori di strada, operatori che stiano coi giovani per ascoltare i loro sogni e indicare loro dei percorsi di vita e di impegno, non ultimo quello di prendersi cura proprio del chiostro come casa comune e luogo dove si costruisce la comunità”.

Già nel 1952, ad appena dieci anni dall’inaugurazione dell’attuale claustrum, apparve chiaro che il monumento andasse preservato, almeno di notte. Il primo tentativo di chiuderlo parzialmente con una cancellata, su progetto di Sergio Selli, fu vanificato dallo stesso Consiglio Comunale nell’infuocata seduta del 9 marzo 1959. Nell’agosto 1999, sulla scia dell’ennesimo atto di vandalismo, con la deturpazione del pozzo seicentesco posto al centro del chiostro, il Rotary Club di Forlì ripropose il progetto di chiusura con cancellate artistiche già offerto alla città nel 1991, ma anche quella volta ci fu il nulla di fatto

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