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Cronaca

Il lockdown ha bloccato le diagnosi, Vicini: "Aumento dei tumori per lo stop alle visite nell'emergenza"

Claudio Vicini, direttore del dipartimento "testa-collo" dell'Ausl Romagna, ha coniato un motto: indossare correttamente la mascherina "è un dovere sociale", perchè rappresenta una protezione nei riguardi del vicino interlocutore.

"La fine della pandemia da covid-19 non è ancora arrivata. Ricordiamoci dell'importanza dell'utilizzo della mascherina e delle regole che abbiamo imparato nel corso dell'emergenza sanitaria, come il lavarsi le mani e il distanziamento sociale, per evitare un altro lockdown in autunno". Claudio Vicini, direttore del dipartimento "testa-collo" dell'Ausl Romagna, ha coniato un motto: indossare correttamente la mascherina "è un dovere sociale", perchè rappresenta una protezione nei riguardi del vicino.

Il professore è stato protagonista in questi mesi di un servizio di pubblica utilità sui social col parlamentare Marco Di Maio, focalizzandosi su una tipologia di informazione pratica in un momento cui le persone, spaventate dal virus, "avevano bisogno di piccole certezze". "Giornalmente ricevevo telefonate, messaggi e mail da amici dagli Stati Uniti, paesi d'Europa, Taiwan, Cina, Giappone, Oman, Qatar e India che volevano conoscere com'era la situazione in Italia - confessa Vicini -. E ancora continuano a chiedere informazioni su come viene affrontata questa fase d'emergenza. E' un aspetto positivo, perchè è il simbolo della rete internazionale che si mobilita assieme".

Con l'uscita del lockdown, si sta rianimando la piazza dell'ospedale "Morgagni-Pierantoni". Le visite mediche sono riprese, seppur con ritmi più lenti rispetto alla fase pre-covid. "I cittadini devono essere pazienti e devono capire che non è possibile avere delle sale d'attesa piene, perchè sarebbe pericoloso per il rischio di contagio".

Come procede l'attività nel suo Dipartimento?
Sta riprendendo gradualmente e lentamente. Lunedì abbiamo programmato una riunione telematica durante la quale faremo un censimento della ripartenza delle attività. Sostanzialmente sono riprese tutte. Ci sono giacenze del primo quadrimestre ed inoltre si deve procedere con grande prudenza sia negli ambulatori che in sala operatoria.

Cioè?
Tutti i pazienti che accedono alla sala operatoria devono essere sottoposti al tampone, che sarà ripetuto alla dimissione. Si tratta quindi di un apparato di valutazione molto complesso. Per quanto riguarda gli ambulatori, il distanziamento e il ripristino delle postazioni di visita fa sì che gli appuntamenti siano più dilatati. I ritmi quindi non possono essere quelli pre covid.

Vi sono criticità nella programmazione degli interventi?
Abbiamo meno sedute operatorie. I pazienti devono essere monitorati in modo più accurato e questo determina una riduzione del volume di attività.

Altre conseguenze dell'emergenza sanitaria?
Stanno emergendo tutte le patologiche oncologiche che non sono state diagnosticate, perchè non è stato possibile visitare i pazienti durante il periodo di blocco. Inoltre si aggiungono i pazienti con patologie comuni che si trovavano in lista d'attesa e che dovranno attendere ancora un po'. Inoltre c'è un altro aspetto da considerare.

Quale?
L'Ausl ha dato il consenso all'apertura di altre sale operatorie. Ad esempio sto attivando una convenzione con la San Pier Damiano di Faenza per potare una parte di chirurgia, in modo da accorciare le liste d'attesa. Lo stesso lo stanno facendo a Rimini con Villa Maria.

C'è chi ha avuto paura di presentarsi in ospedale?
In moltissimi hanno avuto paura e tutt'ora ce l'hanno. Soprattutto gli anziani. Non si è ancora spento tra le persone il timore di presentarsi in ospedale. Questo tiene lontano i pazienti dal medico e ritarda la diagnosi. E' un aspetto preoccupante. I cardiologi, ad esempio, hanno denunciato un aumento delle morti per infarto. Nel nostro caso stiamo osservando un incremento dei tumori e mediamente sono più grandi di quanto accadeva in precedenza perchè sono cresciuti incontrollati negli ultimi mesi.

Sono stati svolti interventi in "assetto" covid?
Sì, due settimane fa. E' stata operata una donna residente fuori regione, che aveva il marito positivo, alla quale le era stato diagnosticato un tumore a fine febbraio. La trafila è stata lunga, ma c'è stato il lieto fine.

Tra i sintomi del covid-19 si è parlato di febbre, tosse, mal di gola e congiuntivite. Ma tra le conseguenze è stata indicata anche la perdita dell'olfatto. Ha avuto pazienti con questo sintomi?
Si tratta di una sintomatologia riconosciuta dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, dall'Istituto Superiore della Sanità e dal Ministero della Salute. Già a fine marzo è stata realizzata una chat di esperti a livello mondiale, con molti webinar su questo argomento perchè si tratta di un sintomo assolutamente cardine. Ci sono pazienti che hanno accusato anche solo la perdita dell'olfatto o del gusto. Nel Forlivese sono stati numerosi coloro che hanno accusato queste problematiche.

E' possibile recuperarlo?
Nei casi gravi, che hanno una perdita totale dell'olfatto e del gusto, la probabilità di ripresa non è superiore al 25%. Nei soggetti che hanno avuto perdite parziali c'è un variabile recupero.

E' stata trovata una spiegazione sul perchè di questo sintomo?
Il coronavirus è un parente stretto di una malattia molto temuta in ambito venatorio, il cimurro canino. E' una virosi che attacca la sensibilità olfattiva del cane. E' quindi un virus respiratorio. Il sintomo può essere quindi selettivo. Una perdita quindi isolata dell'olfatto può essere un segnale importante.

Da un'indagine condotta dai ricercatori dell'Humanitas, diversi pazienti hanno accusato tremori, parestesie, stato confusionali, problemi dell'equilibrio e vertigini. Questo suggerisce come il naso possa essere una porta di accesso del virus al cervello....
E' un virus neurotropo, che può colpire anche il sistema nervoso centrale e quello periferico. Può quindi succedere che un paziente possa perdere l'udito o l'equilibrio. Il covid-19 è un virus dal comportamento molto variegato e per altri versi imprevedibile, perchè non abbiamo esperienze complete.

Lei è stato protagonista da febbraio sui social di un appuntamento di pubblica utilità sull'emergenza sanitaria con il parlamentare Marco Di Maio. Cosa ci può dire di questa esperienza?
C'era tanta preoccupazione tra le persone e quando la gente ha paura ha bisogno di piccole certezze. Ci siamo focalizzati quindi su una tipologia d'informazione pratica, focalizzandoci sull'uso della mascherina, sul lavarsi le mani e sul distanziamento. E' stata una bella esperienza.

Nella cosiddetta "Fase 3" pare che i cittadini abbiano meno paura del virus, complice anche le belle giornate. Lei ha insegnato che indossare la mascherina è un "dovere sociale". Ora non è ancora il momento di abbassare la guardia, vero?
Assolutamente. La mascherina non è un optional, ma uno strumento che serve per salvaguardare la salute di tutti. E' importante seguire le regole che abbiamo imparato durante il picco dell'emergenza per evitare un altro lockdown in autunno. Ricordiamoci che la pandemia non è finita.

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