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Cronaca

Come rinascerà l'area fluviale Ronco-Bidente: anche un'area boschiva di otto ettari

L’Agenzia regionale (Servizio Area Romagna) ha presentato il Progetto di sistemazione e riqualificazione

Sostenibile, Ambientale, Interessante. Sono le tre parole con cui gli oltre 50 partecipanti hanno sintetizzato il Progetto di sistemazione e riqualificazione fluviale del Ronco-Bidente nel tratto via Emilia-Magliano e le opere in cantiere per la laminazione delle piene, presentato on line martedì scorso dall’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la protezione civile (Servizio Area Romagna). Nel corso della presentazione, assai riuscita e partecipata, curata da Fausto Pardolesi dell’Agenzia regionale, coadiuvato da Giovanni Grapeggia di Studio Verde (che collabora con il Servizio regionale alla redazione del progetto), sono state anzitutto ricordate le parti già realizzate: le casse di espansione alle ex vasche Sfir nel comune di Forlimpopoli e al lago Golf a Magliano, la cassa Calboli a monte del ponte della via Emilia a Forlì, oltre alla messa in sicurezza dell’abitato di via della Grotta nella frazione Ronco di Forlì, attualmente in fase di completamento.

Il nuovo progetto prevede interventi per la sistemazione della cassa di espansione del lago Foma a Magliano (Forlì) e la realizzazione di aree di laminazione con demolizione degli argini a Spinadello di Selbagnone (Forlimpopoli), vicino all’aeroporto. In particolare, per la rinaturalizzazione della confluenza del torrente Ausa nel fiume Ronco a Selbagnone sono previste la rimozione della parte terminale delle opere in cemento armato e la costruzione di stagni e di tratti di alveo naturale, collegati da piccole briglie in massi che formano salti e lagune, favorendo la fitodepurazione delle portate in scala di paesaggio, sul modello dell’area sperimentale già realizzata a Vecchiazzano di Forlì, alla confluenza del rio Ronco di Vecchiazzano nel torrente Rabbi, nei pressi dell’ospedale di Forlì.

L’operazione prevede l’impianto di circa 8 ettari di bosco nelle aree golenali che verranno recuperate allo spazio fluviale. Quercus robur (farnia), Quercus pubescens (roverella), Ostrya carpinifolia (carpino nero), Fraxinus angustifolia (frassino ossifillo), Crataegus monogyna (biancospino) e Cornus sanguinea (sanguinello) sono tra le 7.000 nuove piante che aumenteranno la qualità e la quantità del già importante patrimonio naturale che i meandri del fiume Ronco rappresentano.

All’incontro on line erano presenti, tra gli altri, gli assessori all’ambiente di Forlì, Giuseppe Petetta, e di Forlimpopoli, Gian Matteo Peperoni. Petetta ha sottolineato l’importanza di questi progetti, dalla doppia valenza di sicurezza idraulica e ambientale. Peperoni ha posto l’accento sulla vecchia idea di collegare i percorsi escursionistici con un ponte, magari recuperando la memoria del passaggio del fronte nel 1944 (una struttura metallica dell’epoca, un ponte Bailey che l’esercito inglese istallò per oltrepassare il fiume Ronco). Diverse le domande e le richieste di chiarimenti presentate dai numerosi intervenuti, in rappresentanza di Enti, realtà locali, quartieri e associazioni. L’attenzione si è concentrata sulla conservazione di habitat, vegetazione e fauna e della zona umida della cassa di espansione nelle ex vasche SFIR, sofferenti per i lunghi periodi di siccità.

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