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Cronaca

Consiglio Diocesano di Azione Cattolica: "Sogniamo una Chiesa capace di condivisione e interesse"

L’Azione cattolica - ha raccontato il presidente diocesano Edoardo Russo di fronte al nuovo Vescovo e ai consiglieri diocesani - ha obiettivi ben precisi

Il Consiglio Diocesano di Azione Cattolica della diocesi di Forlì-Bertinoro si è riunito sabato in una giornata di lavori alla Chiesa della Trinità. La mattinata è cominciata con le lodi insieme a monsignor Pietro Fabbri, assistente diocesano, il quale, a seguire, ha salutato tutto il consiglio diocesano, lasciando loro alcune linee pastorali e progettuali da seguire per l'anno associativo 2019/2020; queste riprese poi dal Vescovo Mons. Livio Corazza all'ora di pranzo partecipando, in parte, ai lavori del consiglio. Per tutta la giornata il consiglio ha lavorato in plenaria e in gruppi di lavoro specifici avendo come schema da seguire gli Orientamenti Triennali dell'Azione Cattolica nazionale e il documento programmato per il triennio 2017-2020 realizzato ad hoc per la diocesi di Forlì-Bertinoro. La giornata si è conclusa con la partecipazione di tutto il Consiglio Diocesano assieme alle proprie famiglie alla Veglia di Pentecoste in Duomo.

L’Azione cattolica - ha raccontato il presidente diocesano Edoardo Russo di fronte al nuovo Vescovo e ai consiglieri diocesani - ha obiettivi ben precisi: abitare oggi, non vuol dire solo "abitare luoghi", ma abitare anche relazioni. Non si tratta di qualcosa di statico (che indica uno star dentro “fisso e definitivo”), bensì di dinamico. Non si parte da zero. è un cammino che stiamo facendo da tempo nelle nostre comunità, sempre attenti alle esigenze delle persone, delle parrocchie, della diocesi, della città. Per il cattolico, Abitare è anzitutto un “farsi abitare da Cristo”, perché solo a partire da qui può essere fatto spazio all’altro".

Russo ha indicato "alcune sfide" in relazione a questi modi di vivere la propria fede. Parrocchia ed unità pastorale, per "vivere queste realtà in maniera adeguata alle sfide del nostro tempo. È stato chiesto di superare incrostazioni e difficoltà dovute a modi di pensare a volte ingessati, presenti anche nei vari organismi di partecipazione ecclesiale; è stato chiesto di lasciare più spazio ai carismi dei laici e di fare in modo che la stessa comunità cristiana sia un luogo davvero aperto alle necessità di tutti".

Capitolo "politica", "inteso come impegno a favore della propria comunità): impegno in chiave comunitaria. Una nuova capacità di abitare le relazioni si collega e si esprime nella partecipazione e nell’impegno per una vera cittadinanza attiva. Quindi famiglia: "significa aiutarla a ricercare tempi e spazi nuovi per riscoprire la bellezza del dialogo tra le generazioni, l’intensità delle relazioni e la gratuità della condivisione della quotidianità". Infine città: "innanzitutto partecipare attivamente e responsabilmente alle dinamiche della vita civile, impegnandosi a fare dello spazio della convivenza un bene comune. Tutto questo lo possiamo fare se abbiamo come monito il vangelo e se teniamo presente un aspetto tipicamente cristiano: sognare concretamente. In che cosa possiamo sognare ed impegnarci concretamente? Sogniamo una Chiesa beata al passo con gli ultimi: capace di mettere in cattedra i reali bisogni. Sogniamo una Chiesa capace di condivisione e interesse: che metta a disposizione le proprie strutture e le proprie risorse per liberare spazi di condivisione. Che avvii un continuo processo di riforma dei linguaggi dell’annuncio Sogniamo una Chiesa capace di abitare con umiltà: ripartendo sempre da uno studio dei bisogni del proprio territorio e dalle buone prassi già in atto, avviando percorsi di condivisione e pastorale, e valorizzando gli ambienti quotidianamente abitati sapendo costruire cultura".

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