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Cronaca

Coronavirus, anche i tatuatori vogliono riaprire: “Mascherine e guanti? Usati da sempre"

Tra le categorie che vivono un momento di crisi economica senza precedenti come diretta conseguenza dell'emergenza in atto c'è anche quella dei tatuatori

Non solo estetisti e parrucchieri penalizzati. Tra le categorie che vivono un momento di crisi economica senza precedenti come diretta conseguenza dell'emergenza in atto c'è anche quella dei tatuatori. La data prevista per la ripartenza delle attività è prevista per il primo giugno. "A mio giudizio, la nostra è una categoria che spesso non viene nominata a causa (sempre a mio parere) dell’erroneo accorpamento ad altre categorie che però non presentano esattamente le stesse caratteristiche", premette Stefano Molea, da 30 anni titolare di una attività di tatuaggi e piercing in Corso Garibaldi.

"Premetto che noi tatuatori veniamo inquadrati come artigiani e di conseguenza siamo Partite Iva e che, poter esercitare la suddetta professione, è necessaria un’autorizzazione rilasciata dall’Ausl a seguito della frequentazione dei corsi regionali da loro organizzati - esordisce dopo essersi confrontato con altri colleghi oltre che con diversi clienti -. Inoltre, da sempre, siamo una delle poche categorie tenute a disporre di tutti i dispositivi di protezione individuale igienico sanitari come guanti, camici, mascherine, occhiali protettivi, gel, materiali monouso e non ultimo autoclave. Penso di parlare a nome di tutti dicendo che solitamente lavoriamo su appuntamento (un cliente alla volta), metodologia che permette il controllo dell’afflusso di clienti all’interno dell’attività (e che potrebbe quindi risultare congeniale in questo periodo storico)".

La realtà del tatuaggio in Italia conta, ad oggi, più di 7000 esercizi regolari. "La chiusura prolungata dell’attività, prevista dal governo per far fronte alla diffusione del virus Covid-19 che per le classi lavoratrici come la nostra si protrarrà fino al 1 di giugno (ovvero 3 mesi di inattività), comporterà non pochi problemi anche per noi - evidenzia -. Durante questi mesi, un po’ come per tutti, le entrate sono state nulle, ma non per questo anche le spese, che considerando affitti, bollette, tasse, fatture per l’acquisto di materiali e dilazioni di pagamenti già programmate stanno già portando ad un inevitabile indebitamento e ad una situazione alquanto critica nel prossimo futuro".

Per Molea, "la riapertura dell’attività, fissata per il primo giugno, potrebbe essere eccessivamente distante (nonché gravosa a livello finanziario). Infatti, come già detto, a mio parere quella dei tatuatori potrebbe considerarsi una delle attività che, pur non potendo mantenere il metro di distanza con il cliente, meglio possono garantire il rispetto delle norme previste dal governo. Quella del metro di distanza va però precisato che è una misura che la nostra professione non può garantire nè ora nè a giugno, quando è prevista la riapertura. Per questo mi domando se effettivamente non si possa considerare una riapertura anticipata".

(foto di repertorio)

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