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Cronaca

Coronavirus, il vescovo Corazza: "Serve avere la stessa pazienza e fortezza che ha animato San Pellegrino"

Nella chiesa dei Servi di Maria di piazza Morgagni, ha officiato messa anche il vescovo, Livio Corazza, alla presenza tra i fedeli del sindaco Gian Luca Zattini

Sabato si è celebrata la festa solenne di San Pellegrino Laziosi, patrono della città di Forlì. Nella chiesa dei Servi di Maria di piazza Morgagni, ha officiato messa anche il vescovo, Livio Corazza, alla presenza tra i fedeli del sindaco Gian Luca Zattini. "San Pellegrino era un uomo di fede, un esempio di pazienza e di fortezza, coltivate e vissute innanzitutto nell’amore verso il Signore", ha evidenziato nell'omelia Corazza, ricordando che prima di diventare frate San Pellegrino aveva vissuto "un periodo turbolento della sua vita, pieno di passioni e di prepotenza. L’incontro con Cristo ha cambiato la sua vita. Il suo carattere e la sua passione li ha messi a servizio del Vangelo. La prima sua risurrezione è stato il passaggio dal peccato alla grazia, dall’odio all’amore, dalla violenza alla pace e al perdono e alla misericordia".

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Facendo un parallelismo con la vita di San Pellegrino, Corazza ha sottolineato come "la malattia dell’egoismo e della mancanza di amore verso gli altri rimane la prima e la più pericolosa malattia, che ha colpito anche in questi tempi di pandemia. Al contrario, coloro che hanno vissuto e testimoniato l’amore e la generosità fino al dono di sé, hanno salvato la vita e la qualità della nostra vita, anche in questi tempi difficili".

Il vescovo è così tornato sulla pandemia: "Da 14 mesi siamo dentro a vicende dolorose, collettive e globali, che hanno provocato dolore e lutti. Con tanta preoccupazione per il futuro. Di fronte alle prove della vita, come reagire? Innanzitutto, non negarle. Secondo, accoglierle con responsabilità e buon senso. Da lunedì scorso, non è la prima volta, è iniziato il tempo della responsabilità. È saggio non pensare solo a sè stessi. Trasformare la paura del contagio in timore di non essere responsabili e il timore in amore. San Pellegrino era sano dentro, prima di essere sano nel corpo. Ma santo lo è diventato. Ha saputo vincere il male con il bene".

"San Pellegrino era un malato - ha proseguito -. E gli ammalati si rivolgono a lui con fede e devozione. Gli ammalati entrano nella basilica di San Pellegrino, come si entra in un ospedale, sperando di guarire. E ritornano, di sicuro, tutti guariti. Non sono rari i casi guarigione anche fisica, ma di certo qui si guarisce nell’anima. E non è una cosa secondaria. Perché, mentre la guarigione fisica è in ogni caso temporanea, la guarigione spirituale e morale, se conservata con pazienza e fortezza, rimane per sempre, per la vita eterna". Quindi un appello ad "avere la stessa pazienza e fortezza che ha animato san Pellegrino. Per superare questi tempi eccezionali, abbiamo bisogno di grandi virtù. Abbiamo bisogno di una fede forte e di una vera fraternità. Virtù che ha dimostrato di avere un grande forlivese come lui".
 

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