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Cronaca

Covid, i disturbi dello stomaco sentinelle dell'infezione: "Il virus colpisce anche il fegato"

"L’età più colpita nelle casistiche pubblicate nel corso dell’ultimo anno varia dai 40 ai 60 anni", informa Fabbri

C'è anche il fegato tra gli organi colpiti dal covid-19. Lo conferma Carlo Fabbri, direttore dell'Unità Operativa di Gastroentoenterologia ed Endoscopia Digestiva dell'Ausl Romagna. "Abbiamo riscontrato e stiamo ancora osservando diversi casi di citolisi epatica in concomitanza dell’infezione acuta e quindi delle concomitanti terapie assunte", spiega Fabbri. E il virus attacca anche gli organi delle fasce d'età più giovani.

Lo scorso anno, in un'intervista che aveva rilasciato a ForlìToday, aveva evidenziato come i problemi legati all’apparato digerente potrebbero essere i primi segni di infezione da Covid-19 e che nei casi più gravi anche i sintomi legati alla fame e al sistema sono diventati più pronunciati. Qual è il legame tra virus e apparato gastrointestinale?
E’ probabilmente più appropriato dire che vi sono legami a più livelli. Abbiamo imparato che vi è un primo legame diretto per cui il virus può interagire direttamente con alcune strutture molecolari degli organi del nostro apparato digerente. Vi è poi un legame o meglio un rapporto indiretto, espressione di tutti gli effetti a catena sulla digestione in conseguenza della malattia stessa e delle terapie necessarie.

Diarrea, nausea, vomito e dolori allo stomaco sono i sintomi che ci aveva indicato come sentinelle di un possibile contagio da covid-19. Questi possono comparire prima di quelli respiratori?
Si, certamente. Alcuni pazienti possono presentarli prima o dopo dei sintomi respiratori. In altri casi la manifestazione di sintomatologia digestiva è l’unica clinica presentata dal paziente affetto da Covid. Pertanto, come sempre disturbi digestivi di nuova insorgenza vanno condivisi col proprio medico curante per la necessaria contestualizzazione e interpretazione.

E persistono anche dopo la guarigione?
Non sempre. E comunque riportato che l’apparato digerente può avere ripercussioni a lungo termine, anche dopo molto tempo dopo la guarigione. Ad esempio, sappiamo che il virus può essere isolato nelle feci per molte settimane anche dopo la risoluzione del quadro clinico respiratorio, ma dobbiamo ancora comprendere se questo corrisponda ad effettiva persistenza di malattia e se esponga anche a potenziali contagi.

Anche il fegato è tra gli organi colpiti dal virus?
Si. Attraverso un danno anche diretto. Infatti gli epatociti mostrano una spiccata sensibilità al virus a causa di determinate strutture enzimatiche con cui il virus interagisce come vero e proprio recettore.

Quali sono le patologie epatiche che avete riscontrato e danni al sistema?
Prevalentemente abbiamo riscontrato e stiamo ancora osservando diversi casi di citolisi epatica in concomitanza dell’infezione acuta e quindi delle concomitanti terapie assunte. Sicuramente sarà compito della ricerca futura definire l’eventuale entità di una fibrosi ovvero di un danno epatico persistente.

In caso di sintomi, come si ricerca l’eventuale presenza del virus?
Non abbiamo ancora una modalità diagnostica standardizzata per l’apparato digerente, seppure sia chiaramente possibile eseguire la ricerca molecolare del virus anche nelle feci e per il momento tale pratica viene perlopiù eseguita nel contesto di studi clinici.

E dall'analisi delle feci delle persone infettate avete quindi trovato la presenza di Rna del virus?
Si l’abbiamo talvolta riscontrata ma questo non ha per forza comportato ulteriori contagi. Quando consideriamo la ricerca di microbi nelle feci dobbiamo sempre pensare che cerchiamo di approcciare un ecosistema molto complesso, in cui alcuni microbi devono necessariamente essere presenti per la nostra salute. In altre parole, dovremo capire se i portatori di virus nelle feci possono essere contagiosi e se vada considerato un elemento diagnostico di infezione attiva.

Qual è la fascia d'età più colpita?
L’età più colpita nelle casistiche pubblicate nel corso dell’ultimo anno varia dai 40 ai 60 anni. Tuttavia, l’importante impatto nelle fasce più giovani cui siamo assistendo nelle ultime settimane ci permetterà di osservare anche un interessamento a fasce di età inferiori. 

Avete affrontato casi che hanno richiesto una certa urgenza ad intervenire?
Si, anche se rararamente. Abbiamo incontrato quadri anche molto gravi di danno ischemico a carico di organi dell’apparato digerente. Questo dipende probabilmente dalla spiccata trombofilia che sembra instaurarsi in concomitanza dell’infezione da covid e probabilmente può interessare tutti i distretti con varia entità di danno. Nel nostro caso ha significato l’esecuzione di indagini endoscopiche in urgenza per emorragie digestive severe.

Secondo le prime conoscenze maturate nell'ultimo periodo, le varianti si sono rivelate più aggressive rispetto al virus conosciuto un anno?
Al momento non abbiamo evidenza di una diversa aggressività sull’apparato digerente in base alle varianti, ma sicuramente nei casi di malattia più severa c’è da aspettarsi una gestione più ravvicinata anche dal punto di vista dell’assistenza gastroenterologica.

Come si riducono i problemi gastrointestinali e come va difeso il microbiota intestinale?
Il primo modo per difendere e rafforzare il nostro microbiota intestinale è seguire una dieta ricca ed equilibrata oltre ad uno stile di vita attivo. Siamo noi a fornire i giusti prebiotici alla flora intestinale che vive dentro di noi offrendo una adeguata alimentazione, che è il primo farmaco con cui interagiamo.

Quanto tempo occorre per ripristinare l'apparato gastroenterologico?
Il tempo di ripristino di un microbiota sano e di una funzione digestiva ottimale è variabile, può richiedere da pochi giorni a diversi mesi. Tra tutti i casi di covid che stiamo osservando sapremo dire in futuro quali casi richiedono un follow-up più stretto e in quali termini. Dobbiamo sempre ricordare che esistono danni indiretti all’apparato digerente poiché i farmaci che sovente utilizziamo per la cura dell’infezione quali gli steroidi e i "Fans" possono avere effetti indesiderati a carico del tratto digestivo.

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