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Venerdì, 19 Aprile 2024
Coronavirus, l'approfondimento

Covid, il primario di Medicina Interna: "Costernati dalla nuova invasione di infezioni. Pronti per mesi impegnativi"

L'INTERVISTA - Il primario dell'Unità operativa di Medicina Interna, Paolo Muratori, fotografa la situazione all'ospedale "Morgagni-Pierantoni" di Forlì

E' in aumento il numero di pazienti covid positivi all'ospedale "Morgagni-Pierantoni" di Forlì. E il personale dell'Unità operativa di Medicina Interna, diretto dal primario Paolo Muratori - professore associato di Medicina Interna presso il Dipartimento di Scienze per la Qualità della Vita dell'Università di Bologna - è in supporto agli altri reparti che ospitano contagiati. "Al momento i due reparti di Medicina Interna che dirigo non ospitano direttamente pazienti Covid - spiega Muratori -. Siamo però di supporto occupandoci di alcuni pazienti covid positivi ricoverati in altri reparti. Nel complesso all'ospedale Morgagni vi sono ricoverati per Covid o comunque positivi al Covid, che magari avevano altre problematiche cliniche e che sono poi incidentalmente risultati Covid positivi, fra i 40 e i 45 pazienti suddivisi fra l’Unità operativa di Malattie Infettive diretta dal dottor Francesco Cristini e l’Unità operativa di Pneumologia diretta dal professor Venerino Poletti 

Professor Muratori, quali sono le caratteristiche dei pazienti?
L’età dei pazienti ricoverati è estremamente variabile, fra i 30 e i 90 anni; sono presenti sia pazienti vaccinati che pazienti non vaccinati; quello che si può sicuramente sottolineare è il fatto che la mancata vaccinazione caratterizzi i pazienti con quadri di malattia più severa sotto il profilo polmonare. 

Le sintomatologie che prevalgono sono le stesse delle precedenti ondate?
La clinica di questi pazienti è qualitativamente la stessa con differenze in termini di intensità, variando da quadri asintomatici con il paziente che raggiunge il Pronto soccorso per sintomi che nulla hanno a che vedere con il Covid e che poi incidentalmente risultano positivi al tampone a quadri di insufficienza respiratoria conclamata secondaria alla classica polmonite interstiziale Covid relata.

I trattamenti farmaceutici sono sempre gli stessi?
Sotto il profilo terapeutico vi sono categorie di pazienti che possono trarre beneficio dalla somministrazione di farmaci antivirali e di anticorpi monoclonali nelle fasi più precoci di malattia, mentre per i quadri di polmonite interstiziale i presidi terapeutici fondamentali rimangono il supporto ventilatorio, la terapia steroidea, e la somministrazione di eparina a basso peso molecolare.  

La durata media di un ricovero? 
Dipende molto dal quadro clinico, vi sono pazienti che dopo pochi giorni possono completare il periodo di quarantena al domicilio o in strutture protette proprio perché manifestano forme lievi-asintomatiche e chi invece necessita di ricoveri più prolungati. Se dobbiamo cercare una media ci aggiriamo fra i sette e i dieci giorni.

A circa un anno di distanza dall'inizio della campagna vaccinale, si aspettava di trovarsi in queste condizioni?
Personalmente no, in quanto l’idea e l’auspicio era che la vaccinazione si manifestasse maggiormente protettiva rispetto all’infezione.

Il covid inevitabilmente ha forti ripercussioni sull'attività ospedaliera. Ci sono già rallentamenti sulle prestazioni ordinarie?
Per ora direi di no, in quanto siamo riusciti a contenere i ricoveri Covid relati e questo ha permesso il mantenimento delle attività ambulatoriali ordinarie.

La resilienza di medici ed infermieri ha un limite. E con la nuova variante Omicron la pressione ospedaliera potrebbe peggiorare....
Credo sia opportuno dividere il ragionamento in due parti, da una parte come cittadini e utenti siamo costernati di fronte alla nuova invasione delle infezioni e delle ripercussioni che queste possono comportare sulla vita di ciascuno di noi, come medici siamo assolutamente pronti a fronteggiare i prossimi mesi che si preannunciano particolarmente impegnativi sapendo di poter contare sulla collaborazione di tutti, dalla Direzione Sanitaria ai reparti più specialistici, collaborazione che abbiamo già avuto modo di testare in queste prime riunioni in cui si è cercato di prevedere le mosse da mettere in atto per fare fronte ad un eventuale aumento dei ricoveri ospedalieri.

Nessuno ha mai detto che il vaccino cancella il covid, ma che ha l'obiettivo di ridimensionare l'ospedalizzazione o conseguenze peggiori. Qual è il messaggio che vuole mandare a chi non crede al vaccino come arma contro il virus?
Il messaggio più rappresentativo credo derivi dai numeri che sono l’elemento più oggettivo ed efficace per esprimere dei fatti; circa l’80% dei pazienti ricoverati non si era sottoposto al ciclo vaccinale e dato, ancora più significativo, vi è una evidente proporzionalità diretta fra la mancata vaccinazione e la severità di malattia.

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