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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Coronavirus, l'approfondimento

Omicron 5 non risparmia i bimbi, quelli in tenera età vengono anche ricoverati: "Con le varianti più reinfenzioni"

L'INTERVISTA - "Già da qualche settimana stiamo vedendo anche a Forlì un incremento delle positività anche tra i bambini", spiega Enrico Valletta, primario di pediatria dell’ospedale Morgagni-Pierantoni

La quinta ondata dell'epidemia da covid-19, che ha subìto una brusca accelerazione con la variante Omicron 5 nelle ultime settimane, non sta risparmiando i bambini. Il report della Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere ha evidenziato tra i più piccoli anche un aumento delle ospedalizzazioni. "Già da qualche settimana stiamo vedendo anche a Forlì un incremento delle positività anche tra i bambini - spiega Enrico Valletta, primario di pediatria dell’ospedale Morgagni-Pierantoni -. Tra quelli che si presentano in pronto soccorso non è raro, oggi, trovare dei positivi. I più piccoli sono spesso sintomatici, i più grandicelli stanno generalmente abbastanza bene o hanno scarsi sintomi lievi". 

Dottor Valletta, qual è l'età media dei bimbi che vengono ricoverati?
Tendiamo a ricoverare in via prudenziale i bambini al di sotto di 1-2 anni di vita se hanno la febbre, malessere generale, difficoltà ad alimentarsi o se avvertiamo preoccupazione nei genitori. Quelli più grandi, se stanno tutto sommato bene, li rimandiamo a casa affidandoli al proprio pediatra.

Quali sono i principali sintomi che manifestano?
Febbre, segni di infezione delle alte vie respiratorie (rinite e tosse), qualche sintomo gastrointestinale (diarrea o dolore addominale) e, talora, un po’ di irritabilità segno di un certo malessere generale.

Mediamente quanto dura il periodo di osservazione in ospedale?
In genere, due o tre giorni in attesa che passi la febbre, che il bambino si senta meglio e che i genitori si sentano più tranquilli nella gestione a casa. In alcuni casi – pochi, ma continuano ad esserci – l’infezione da Sars-Cov-2 è più impegnativa, lo stato infiammatorio è piuttosto marcato e c’è necessità di un intervento terapeutico più incisivo. In queste situazioni il ricovero è, naturalmente, più lungo.

Sono stati riscontrati casi di una certa gravità?
Come dicevo, i casi più impegnativi ci sono stati e continuano ad esserci. Talora, l’infezione è più seria, il malessere è evidente, gli esami sono alterati e, quindi, siamo indotti ad adottare i protocolli terapeutici che abbiamo ormai imparato bene ad utilizzare e che, devo dire, ci danno delle buone soddisfazioni.

Perché i più piccoli corrono un rischio maggiore di contagio?
Non sono vaccinati, anzitutto, e poi godono ormai di illimitata libertà di movimento e di socializzazione. Le occasioni per infettarsi, oggi come oggi, non mancano certamente. Il progressivo abbandono delle consuete misure per prevenire il contagio rende la trasmissione del virus molto facile.

Con la maggior diffusività di Omicron 5 avete osservato casi di ri-contagio ravvicinati a distanza di settimane?
Non c’è dubbio. Il succedersi delle diverse varianti rende molto reale il rischio di ri-contagio anche a breve termine.

Che consigli vuole dare ai genitori?
Ormai è difficile dare consigli che già non siano stati ampiamente dati e spesso, purtroppo, altrettanto ampiamente disattesi. L’estate sembra averci dato il segnale di "liberi tutti" e ora anche il virus è libero di circolare. Ai genitori direi che se desiderano evitare ai loro figli, soprattutto a quelli più piccoli, l’esperienza del Covid devono evitare le occasioni di affollamento dove il rischio è più elevato e devono essere molto prudenti loro stessi per evitare di contrarre e trasmettere ai loro figli il virus se contagiati. Quasi sempre le conseguenze sono lievi, ma talora la cosa può rivelarsi più impegnativa del previsto e non lo possiamo mai sapere in anticipo.

Mascherina sì o mascherina no per i più piccoli nei luoghi di maggiore aggregazione?
Sotto i 4-5 anni, età nella quale la mascherina sarebbe difficilmente indossabile o avrebbe puro significato simbolico, ridurrei senz’altro le occasioni di affollamento al chiuso. Per i più grandicelli direi certamente sì. Personalmente continuo ad utilizzarla nei locali chiusi frequentati da altre persone che non conosco bene o nelle situazioni di evidente affollamento.

Il presente è caratterizzato da un alto numero di contagi, il futuro chissà. C'è addirittura chi parla di covid-22 e non più di covid-19 per effetto della rapida mutazione del virus. Secondo lei in autunno si metterà un punto e a capo, tornando alle restrizioni degli ultimi anni?
Domanda che espone alla pericolosa e ormai abusata tentazione di prevedere cosa accadrà domani. Credo che sarà piuttosto improbabile tornare a forme di lockdown come quelle viste in passato. Le nuove varianti sembrano più contagiose ma, tutto sommato, meno letali di quelle trascorse e la platea dei vaccinati abbastanza ampia per contenere in termini ragionevoli il numero delle situazioni più gravi. Poi ci saranno i vaccini aggiornati, le nuove terapie e, mi auguro, la ripresa di un senso civico che nella protezione di sé stessi includa anche il rispetto verso gli altri e soprattutto verso coloro che, per motivi diversi, sono tuttora più fragili e a più alto rischio.

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