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Cronaca

Non c'è solo il covid a preoccupare i pediatri, c'è anche il virus che colpisce i bimbi: "E ci sono ricoveri"

L'INTERVISTA - Così sul covid-19: "Il virus viaggia ora in misura significativa soprattutto sulle gambe delle persone non vaccinate e i bambini sono tra queste"

Covid-19, influenza e virus respiratorio sinciziale tra i bambini. I pediatri di tutt'Italia in queste settimane sono alle prese su più fronti. "Non è facile anche per noi pediatri distinguere se un bimbo è alle prese col covid, con l'influenza o altri virus, senza contare che le cose possono anche coesistere, come è già stato segnalato da tempo - spiega Enrico Valletta, primario di Pediatria dell'ospedale "Morgagni-Pierantoni" di Forlì -. Per fortuna esistono i tamponi e i test sulle secrezioni delle alte vie respiratorie che ci aiutano nel fare la diagnosi corretta individuando i virus responsabili. Il pediatra resta, in ogni caso, il punto di riferimento per consigliare una vigile attesa o piuttosto la necessità di qualche accertamento".

Dottor Valletta, guardando nell'ultimo bollettino l'andamento delle curve incidenza delle nuove positività, si può notare un'impennata nella fascia 0-11 anni. E' una situazione che preoccupa?
Qualsiasi incremento delle infezioni deve essere seguito con attenzione. Complessivamente, non abbiamo avuto la sensazione di una maggiore gravità della malattia nei bambini, ma è pur vero che più bambini si infettano, più aumenta il rischio che qualcuno di loro si ammali in maniera più seria, senza contare le conseguenze a lungo termine di cui sappiamo ancora poco. Dal punto di vista della collettività è un altro discorso: il virus viaggia ora in misura significativa soprattutto sulle gambe delle persone non vaccinate e i bambini sono tra queste. La circolazione del virus, come ormai sappiamo, favorisce l'emergere di nuove varianti e, più concretamente, l'incremento delle positività tra i più piccoli rischia di mettere in crisi il sistema scolastico e di conseguenza anche l'organizzazione di molte famiglie. Sarà bene tenerlo a mente quando, probabilmente a breve, il vaccino si renderà disponibile anche per i bambini.

Tra i piccoli c'è qualcuno che in questo periodo è dovuto ricorrere al ricovero?
Qualcuno sì, soprattutto nei primissimi mesi di vita, ma per lo più a scopo prudenziale.

L'incremento dei casi sta interessando in particolare le fasce non protette. Da questa osservazione emerge quindi la necessità di accelerare i tempi per rendere disponibile il vaccino Covid anche sotto i 12 anni...
Non c'è dubbio che questo sarà un tema particolarmente “caldo” nelle prossime settimane. Il 29 ottobre la FDA americana ha dato il via libera all’uso del vaccino anche per i bambini dai 5 agli 11 anni e tutto lascia pensare che non manchi molto all'autorizzazione anche da parte dei nostri enti regolatori. Riemergeranno i dubbi dei genitori e cercheremo di riproporre ragionamenti che diano un senso sia individuale che collettivo alla vaccinazione in questa fascia di età.

Fortunatamente nei bimbi il covid continua a manifestarsi in forma più lieve...
Sì, come dicevo, almeno per il momento, l'infezione nei bambini continua ad avere un andamento molto diverso che negli adulti. Ma questo non deve farci dimenticare che in alcuni casi l'infezione può essere un problema non banale anche nei più giovani, sia a breve che a lungo termine e che i bambini portatori di altre malattie croniche sono certamente a maggiore rischio di un decorso più impegnativo.

Ma non c'è solo il covid. Quest'anno, a differenza di quello scorso, c'è inoltre un virus influenzale che pare stia avanzando velocemente. Come è la situazione a Forlì?
In generale stiamo assistendo ad un anticipo nella circolazione del virus influenzale con un'incidenza particolarmente alta nei bambini di età inferiore ai 5 anni. In questa fascia d'età, l'ultimo aggiornamento dell'11 novembre parla di 15.8 casi/1000 bambini in Italia e di 25.1 casi/1000 bambini in Emilia Romagna, sempre di età 0-4 anni. Il sistema di sorveglianza è, peraltro, in una fase iniziale di rodaggio e avremo certamente dati più affidabili nelle prossime settimane. Da noi in Pediatria, la situazione è ancora tranquilla da questo punto di vista. 

La bassa esposizione ai virus respiratori, durante lo scorso inverno, potrebbe avere generato un deficit di immunità collettiva nei più piccoli?
Le misure che hanno contribuito a tenere bassa la circolazione del Sars-Cov-2 l'inverno scorso hanno anche abbattuto la circolazione degli altri virus e quindi avremo molti più bambini che quest'anno faranno la loro prima esperienza con queste infezioni respiratorie. Mi attendo che i numeri complessivi siano più consistenti nei prossimi mesi rispetto agli anni precedenti per una sorta di “recupero” dell'esperienza immunitaria collettiva.

Quali sono le principali manifestazioni?
L'influenza credo sia a tutti ben nota. L'attenzione particolare è, come sempre, per i più piccoli nei quali tutte le forme infettive respiratorie possono avere un decorso anche impegnativo. Anche del virus respiratorio sinciziale (Vrs) si è molto parlato in questo periodo: causa la bronchiolite nei primi due anni di vita con febbre, difficoltà di respiro e di alimentazione che possono richiedere talora alcuni giorni di ricovero in ospedale. Anche in questo caso, i primi mesi di vita sono i più delicati.

In una precedente intervista avevamo parlato del virus respiratorio sinciziale. Ci sono aggiornamenti al riguardo?
Da una decina di giorni vediamo che il Vrs sta circolando anche da noi, come si diceva un po' in anticipo rispetto agli anni scorsi. Abbiamo avuto e abbiamo tuttora alcuni bambini ricoverati. Il Vrs è una nostra vecchia conoscenza, nulla di nuovo almeno da questo punto di vista, forse questo è l'aggiornamento più importante.

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