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La cura del cuore, i progressi della chirurgia cardiaca: "Si opera in sicurezza anche senza bisturi, minore invasività e convalescenza più rapida"

L'APPROFONDIMENTO - Il Ceub di Bertinoro ospiterà il convegno dal titolo "Dealing with evidence and practice in structural heart intervention", che si terrà il 30 novembre e il primo dicembre. Focus con Fabio Tarantino, responsabile della Unità di Emodinamica di Forlì-Cesena

La stenosi aortica è la malattia valvolare più comune nei paesi industrializzati. Se non trattata, la forma sintomatica grave è associata a una prognosi sfavorevole. Nei mesi scorsi presso l'Emodinamica dell’ospedale di Forlì è stato eseguito il primo intervento di impianto di protesi valvolare aortica percutanea (Tavi) nell’ambito di uno studio, denominato "Tavi at home", che valuterà l’efficacia e la sicurezza di questa tecnica, effettuata senza la necessità della cardiochirurgia in sede, in pazienti il cui rischio operatorio è stato giudicato proibitivo da un team multidisciplinare e quindi non trattabili per via convenzionale chirurgica. L’intervento era stato effettuato con successo dalla equipe dell'Ausl Romagna composta dal dottor Fabio Tarantino, responsabile della Unità di Emodinamica di Forlì-Cesena, coadiuvato dal dottor Andrea Santarelli, direttore facente funzioni della Cardiologia e responsabile dell’Emodinamica di Rimini e dal dottor Marco Balducelli, responsabile dell’ Emodinamica di Ravenna. E di questa tecnica se ne parlerà in un convegno che sarà ospitato al Ceub di Bertinoro dal titolo "Dealing with evidence and practice in structural heart intervention" e che si terrà il 30 novembre e il primo dicembre. La direzione scientifica della due giorni sarà a cura dei dottor Tarantino, Santarelli e Balducelli. 

Dalla diagnosi al trattamento delle cardiopatie. Dottor Tarantino, quali sono i progressi in emodinamica?
"Negli ultimi dieci la cardiologia interventistica ha fatto enormi progressi nel trattamento delle cardiopatie strutturali ed in particolare di quelle valvolari. E' oggi possibile trattare senza bisturi alcune patologie con ottimi risultati in termini di sicurezza ed efficacia. E tutto questo a particolare beneficio dei pazienti anziani o con elevato rischio chirurgico per i quali non vi erano fino a poco tempo fa soluzioni proponibili se non la sola terapia farmacologica spesso poco efficace".

Focalizzandoci nel campo della diagnostica, che cosa è cambiato negli ultimi anni?
"Moltissimo, penso in particolare alla ecografia con contrasto, ad alta definizione e tridimensionale così come alla Tac sincronizzata con il ciclo cardiaco ed alla angiografia mediante risonanza magnetica (angio-RM) che ci riescono a fornire informazioni specifiche e molto dettagliate e ci possono guidare nel trattamento delle cardiopatie strutturali".

Il ruolo della cardiologia interventistica è cambiato radicalmente nel corso degli ultimi anni, un mutamento che si riflette anche nelle procedure eseguite nell'ospedale...
"E' vero, anche la cardiologia interventistica ha seguito la direzione che va verso cure sempre più disegnate per il singolo paziente e con la minore invasività possibile per favorire, da un lato la possibilità di trattare casi complessi e ad alto rischio chirurgico, e dall'altro garantire una convalescenza sempre più rapida dopo l'intervento riducendo così i tempi di ospedalizzazione del paziente".

Un esempio dell'evoluzione della cardiologia interventistica arriva dall'ospedale di Forlì. Qui lo scorso giugno è stato eseguito il primo intervento di impianto di protesi valvolare aortica percutanea (Tavi). In cosa consiste?
"Per Tavi si intende l'impianto di una protesi valvolare di tipo biologica in sede aortica che prende così il posto della valvola malata consentendo al cuore di riprendere una funzione di pompa ottimale: tale intervento non necessita di bisturi, anestesia generale e cuore aperto ma viene effettuata utilizzando le arterie femorali come via di accesso per navigare fino alla valvola aorta e rilasciare la protesi. Si effettua in sedazione ed in anestesia locale, il paziente dopo una-due giornate al massimo può essere mobilizzato e mediamente dopo 6-7 giorni viene dimesso".

Quali sono i pazienti che hanno indicazione a questo tipo di intervento?
"Secondo le più recenti linee guida della Società Europea di Cardiologia tutti i pazienti con età superiore a 75 anni hanno indicazione a Tavi, ma in particolare questa tecnica è determinante per i pazienti più fragili e con patologie che rendono l'intervento chirurgico a rischio molto elevato. In molti casi può essere considerato un vero e proprio intervento salva-vita, si consideri che i pazienti con una stenosi valvolare aortica sintomatica non trattata hanno una sopravvivenza del 3% a 5 anni".

Quali riscontri si sono avuti?
"I risultati degli studi effettuati ha dimostrato che la Tavi non è inferiore alla tradizionale chirurgia cardiaca in tutte le categorie di rischio dei pazienti studiati, in particolare hanno meno complicanze emorragiche e cerebrovascolari. Nei pazienti sottoposti a Tavi abbiamo un lieve aumento di necessità di utilizzare un Pace Maker. La necessità di dover ricorrere ugualmente ad un intervento chirurgica è rara, parliamo di 2-3 casi per mille interventi eseguiti".

Com’è procede il recupero post-operatorio?
"Generalmente il paziente in seconda-terza giornata post-intervento viene mobilizzato completamente e dopo 5-6 giorni viene dimesso: dopo una breve convalescenza può riprendere tutte le sue attività. Vi sono pazienti che ci riferiscono già dopo un paio di giorni di avvertire già un miglioramento nel respiro e questo è un segnale che il cuore ha migliorato la sua funzionalità ed i polmoni scambiano ossigeno più efficacemente". 

Ci sono dei rischi in questo tipo di intervento?
"L'analisi minuziosa degli esami (in particolare l'eco-cardiogramma, e la Tac sincronizzata con mezzo di contrasto) che effettuiamo nello screening pre-intervento ci consentono di ridurre al minimo le eventuali complicanze, tuttavia come tutti gli interventi sul sistema cardiovascolare anche la Tavi non è esente da rischi: quelli più gravi che possono occorrere non raggiungono tuttavia i 3-4 casi per mille trattati. La complicanza più frequente è data dalla necessità di dover applicare un Pace Maker definitivo per stimolare il cuore e ciò avviene nel 10% circa dei casi". 

Quanti interventi di questo tipo vengono effettuati in Romagna?
"L'Emilia Romagna è una regione molto virtuosa per la presenza di una rete clinica consolidata con le tre cardiochirurgie regionali di riferimento (Parma, Bologna e MCH Cotignola) riuscendo a garantire circa mille interventi all'anno: in Romagna il gruppo multidisciplinare dell'Ausl ha effettuato 184 interventi nel 2022 e nel 2023 si appresta ad effettuarne 210 circa. Voglio citare i miei colleghi cardiologi interventisti Marco Balducelli ed Andrea Santarelli ed il gruppo degli anestesisti con i quali abbiamo creato un sodalizio professionale che ci ha consentito di sviluppare con grande rapidità ed efficacia il programma iniziato nel 2019 raggiungendo in breve tempo una casistica ed una esperienza molto importante, fra le prime oramai a livello nazionale".

Una rete clinica solida e collaudata, come quella dell'Ausl Romagna, che opportunità offre ai pazienti?
"Una rete consolidata come quella esistente oramai da 20 anni in Romagna ci garantisce di ottimizzare il flusso di pazienti che è tuttavia molto consistente e non riesce ad essere assorbito completamente: è per tale motivo che abbiamo dato inizio ad uno studio che prevede la possibilità di effettuare la Tavi anche nei centri di emodinamica come il nostro ed in una percentuale di pazienti nei quali la cardiochirurgia non aggiunge nulla anche in caso di complicanza. Lo studio multicentrico si chiama "Tavi at Home" e l'Ausl Romagna come centro promotore e coordinatore: abbiamo arruolato ad oggi 8 pazienti che hanno effettuato la Tavi in emodinamica con successo e contiamo di chiudere lo studio entro il 2024".

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