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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Riduzione dell'inceneritore? La Regione: "Impianto saturo e Forlì esporta rifiuti fuori dal suo territorio"

Forlì “esporta” in rifiuti più di quello che “importa” al suo inceneritore dai territori vicini: è in sostanza il concetto che è stato sostenuto dai tecnici di Regione e Atersir in Consiglio comunale

Il sistema dei raccolta dei rifiuti di Forlì produce un'uscita verso altri territori degli scarti dall'ambito forlivese e non il contrario, insomma è più quello che Forlì “esporta” in rifiuti di quello che “importa” al suo inceneritore dai territori vicini: è in sostanza il concetto che è stato sostenuto nel corso della seconda commissione del Consiglio comunale tutta dedicata all'impianto di termovalorizzazione di Hera in via Grigioni. La commissione di martedì pomeriggio ha sentito gli esperti della Regione, di Atersir (l'agenzia regionale che controlla i servizi pubblici), di Hera e di Arpae, l'ente incaricato di monitorare l'inquinamento.

Le audizioni arrivano a ruota di  quelle degli ambientalisti riuniti nel Taaf, che avevano indicato i loro dati sull'inquinamento la scorsa seduta, con la richiesta finale di spegnere l'inceneritore di Forlì entro il 2025-2026, con una riduzione progressiva della portata annua dell'impianto già da l2021. Ma da quello che è emerso in commissione è che l'inceneritore avrà ammortato l'investimento iniziale per la sua costruzione solo nel 2033 e che tuttora brucerebbe in gran parte rifiuti del suo territorio di riferimento, vale a dire le province di Forlì-Cesena e Ravenna.

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“Non è vero che l'inceneritore lavora con rifiuti da fuori”

Il concetto è stato ribadito dalla dirigente della Regione per i rifiuti Cristina Govoni: “Si è parlato di un flusso di 54mila tonnellate nel 2019 in ingresso all'inceneritore di Forlì da altri territori non appartenenti al bacino di pertinenza - spiega la dirigente - . Ma in realtà sono considerati da fuori 38mila tonnellate del distretto di Cesenatico che transitano dalle stazioni di Bellaria e Cervia per la chiusura di quella di Cesenatico, rifiuti appartenenti a tutti gli effetti al bacino forlivese”. Per cui per Govoni a conti fatti, il saldo è di 15mila tonnellate realmente da fuori”, a cui farebbe da contraltare che dalla provincia di Forlì-Cesena nello stesso anno “sono usciti negli altri impianti 13mila tonnellate”. Insomma, per la dirigente regionale che “Non è vero che questo inceneritore lavora molto sui rifiuti che vengono da fuori”. 

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“50mila tonnellate uscite dal sistema di gestione Alea”

Lo stesso concetto è stato espresso anche da Paolo Carini, responsabile dell'area Rifiuti urbani di Atersir, che analizza un altro dato, il calo complessivo dei rifiuti urbani di Forlì e territorio di circa 50mila tonnellate con l'arrivo di Alea: “E' vero che si rileva un calo consistente dell'indifferenziato pro-capite nel Forlivese, ma è per il modello stesso di Alea che estromette dal ciclo dei rifiuti urbani un flusso consistente dei rifiuti delle utenze non domestiche, quelle aziendali. Il sistema delle  penalizzazioni sugli sforamenti ai conferimenti minimi spinge chi produce più rifiuti a uscire dal circuito dei rifiuti urbani (quelli raccolti da Alea, ndr) verso una qualificazione di rifiuti speciali, circa 50mila tonnellate”. Tali rifiuti finiscono in sostanza a operatori privati della raccolta  che operano, però, “in impianti fuori territorio” e nel canale del rifiuto speciale che “è meno monitorato e verificato dei rifiuti urbani”. Per cui ancora una volta un fenomeno che spingebbe all'export dei rifiuti forlivesi.

Inoltre scaricando i costi fissi su un volume più piccolo di rifiuti indifferenziati Forlì arriva ad un “costo di smaltimento di 347 euro a tonnellata, contro una media regionale di 254 euro”, anche se tale costo più alto viene compensato dalle poche tonnellate di secco prodotte per cui alla fine “il costo complessivo del servizio si attesta a 95 euro ad abitante, allineato alla media regionale”. 

“L'inceneritore di Forlì lavora saturo e il bacino esporta rifiuti”

Ma non solo: secondo quanto sostenuto dalla Regione l'inceneritore di Forlì non sarebbe sufficiente alla gestione dei rifiuti urbani indifferenziati delle due province di Forlì-Cesena e Ravenna: “Con la  chiusura della discarica di Ravenna a metà anno -spiega Govoni - l'insieme rifiuti di Ravenna e Forlì-Cesena non riesce ad essere contenuto nella termovolizzazione di Forlì, per cui mandiamo 5.230 tonnellate al'impianto di Coriano di Rimini, il più vicino”. Per cui lavorando a 120mila tonnellate annue “l'impianto lavora saturo e il bacino complessivamente esporta 5mila tonnellate”, sempre Govoni, che sembra così mettere una pietra sopra sulla proposta di andare ad una riduzione già nel 2021 a 105mila tonnellate per Forlì, come richiesto dagli ambientalisti. 

“Avevamo già calcolato la riduzione dei rifiuti causa Covid”

La Regione è stata duramente attaccata perché nel 2020 ha aumentato del 15% i rifiuti inceneriti a Forlì a causa del Covid mentre i rifiuti complessivi sono calati del 14%. Ricostruisce Govoni: “L'aumento del 2020 per l'inceneritore di Forlì è derivato dalla scelta dell'Istituto Superiore di Sanità di evitare alcune operazioni manuali,  e di evitare toccare manualmente i rifiuti dagli operatori, e di termovalorizzare i rifiuti (potenzialmente contaminati dal Coronavirus, ndr) invece di lasciarli in ambiente con l'uso della discarica”. Tale aumento, sempre secondo la dirigente regionale, è già al netto quindi di una “riduzione dei rifiuti che avevamo stimato del 15%, a cui avevamo anche aggiunto un ulteriore diminuzione per una previsione di calo delle presenze turistiche sulla riviera”.  A aggravare il problema ci sarebbe stata anche la difficoltà di piazzare sul mercato dei rifiuti speciali la plastica prodotta dall'aziende industriali, a causa del lockdown.

"Raccolta differenziata, dati non comparabili"

Ed infine la raccolta differenziata, dato su cui Forlì eccelle essendo giunta all'82% contro il 60% di Ravenna e Cesena. Anche qui arriva la gelata di Carini di Atersir: “A Cesena e Ravenna la trasformazione dei servizi di raccolta è partita due anni più tardi, e nel 2020 ci sono state grandi difficoltà a aggiornare i servizi e informare i cittadini”. Per cui  “il sistema di Alea si avvia alla maturazione, mentre negli altri territori è nel periodo di avvio”. Per cui, è la sintesi, una reale comparazione la si potrà fare solo nel 2023. Ed infine sempre guardando i costi di impianto, per Atersir, “quello di Forlì è analogo a inceneritori equivalenti come quelli di Rimini, Ferrara e Piacenza”.
 

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