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Cronaca

Ogni anno circa 100 scomparsi, il 20% restano avvolti nel mistero. La sorella di Sara Pedri: "Provavo vergogna"

Sono circa 100 le persone scomparse ogni anno nella provincia di Forlì-Cesena; attualmente ci sono 50 ricerche attive

Sono circa 100 le persone scomparse ogni anno nella provincia di Forlì-Cesena; attualmente ci sono 50 ricerche attive di persone qualificate come “irreperibili” solo dal territorio provinciale, scomparse nell'ultimo triennio. E' il dato diffuso dalla Prefettura di Forlì-Cesena in occasione della 'Giornata dedicata agli scomparsi', istituita nel 2019 e che si tiene in tutta Italia oggi, 12 dicembre. Per questa occasione, alle 18, si illuminano di verde la fontana di piazza Ordelaffi, a Forlì, e la fontana Masini in piazza del Popolo a Cesena, con il presidio di alcuni aderenti dell'associazione 'Penelope', che raccoglie i famigliari di molti scomparsi.

I dati sugli scomparsi

Nell'ultimo triennio 2020-2022 il trend degli “scomparsi” è stabile: un centinaio di casi l'anno finiti all'attenzione del sistema integrato di ricerche che fa capo alla Prefettura, mediante un protocollo che mette assieme forze dell'ordine, associazioni di tutela e terzo settore. In percentuale si hanno più maschi (65%) che femmine, tra le nazionalità il 45% sono italiani e il 55% stranieri. Il 10% sono persone con allontanamenti reiterati (spesso a causa del disagio personale o psichico). La fascia di età più diffusa è quella dei minorenni (60%), si tratta spesso di fughe adolescenziali, ma anche allontanamenti causati da situazione anche in questo caso di disagio, non solo dalle famiglie ma anche da strutture protette come case-famiglia e comunità. 

Il dato positivo è che l'80% degli scomparsi vengono rintracciati, che non significa che tornano tutti a casa (ci sono anche scelte personali di vita diverse, di persone maggiorenni e consapevoli), ma il baratro si apre per quel 20% di irreperibili che nel tempo, negli anni, vanno a creare una profonda sofferenza nei famigliari, che non hanno un corpo su cui piangere e una risposta agli interrogativi più profondi, su che fine ha fatto il proprio congiunto.

Se si guardano le denunce di scomparsa mai chiuse, emerge che,  come spiega Marisa Degli Angeli Golinucci, presidente di 'Penelope Emilia-Romagna' “dal 1974 ad oggi le persone mai ritrovate in regione sono 433 italiani e 1365 stranieri, per un totale di 1798 persone mai ritornate a casa”. Di converso, sempre Degli Angeli “abbiamo tanti cadaveri non identificati parcheggiati negli obitori, e con la legge sul Dna speriamo che molti di loro possano ritrovare la famiglia anche se morti”. La grande maggioranza di queste persone scomparse, va detto, sono con ogni probabilità decedute - o per suicidio o per altro motivo - senza però che sia stato mai rinvenuto il cadavere.

Una delle maggiori difficoltà, nella ricerca di persone scomparse, è la condivisione di segnalazioni  che potrebbero essere preziose. Spiega il prefetto Antonio Corona: “La scomparsa di una persona cara crea molto allarme e disorientamento nella famiglia. Manca un senso di comunità, su cui ha inciso anche la crisi economica, il Covid. Queste situazioni hanno massacrato una serie di nostri modi di essere e di conoscerci, di essere comunità”. 

“Fare denuncia è molto difficile”

A raccontare il trauma dell'incontro improvviso con la disavventura di un famigliare scomparso è Emanuela Pedri, sorella della ginecologa forlivese Sara Pedri, scomparsa il 4 marzo 2021 all'età di 31 anni in provincia di Trento. “Fare una denuncia è molto difficile, spesso serve un sostegno psicologico – spiega Pedri -. Noi siamo passati da una Sara che stava bene a una Sara che stava male e non c'era più, eravamo disorientati e persi”.

Ed ancora: “Il dolore spesso è un lusso in queste situazioni, perché prende il posto dell'azione. Le famiglie delle persone scomparse hanno bisogno di persone lucide, esterne, come le forze dell'ordine,  abbiamo bisogno di umanità e professionalità”. Il corpo di Sara non è mai stato ritrovato in quasi due anni. “Non abbiamo trovato Sara, ma riconosco che è stato fatto un grande lavoro per le ricerche”, commenta la sorella, che sarà al presidio di piazza Ordelaffi a Forlì.

Che poi apre al suo vissuto personale: “L'imbarazzo a volte fa temporeggiare la famiglia, anche se non va fatto perché il tempo è fondamentale in questi casi. La paura e la vergogna spesso non fanno scattare la denuncia della famiglia, che deve sentirsi protetta e creduta. Io stessa mi vergognavo di andare a prendere mio figlio a scuola, mi camuffavo.  Io per prima me la immaginavo come una situazione lontana da me, prima che accadesse”.

Aggiunge Marisa Degli Angeli, che proprio quest'anno ha commemorato – sconsolata ora come allora – i 30 anni di mancanza senza spiegazioni di sua figlia Cristina Golinucci, a Cesena. Marisa Degli Angeli sarà nel presidio di piazza del Popolo: “Non è facile per noi famigliari metterci in piazza, io l'ho fatto per Cristina. La nostra lotta serve per aiutare tanti alti. A volte siamo riusciti a salvare persone, molti anziani, altre volte, anche se non li abbiamo salvati, siamo riusciti a portare a casa una bara, che è già qualcosa”. 
 

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