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Cronaca

Vaccini covid, il virologo Burioni: "Quella dell'obbligo è una decisione politica. E' una strada"

Al San Giacomo tavolo rotonda con l'intervento del virologo, immunologo e divulgatore scientifico Roberto Burioni in occasione dell'incontro "La cultura del dono al tempo della pandemia"

"Il covid è un virus diventato contagioso come la varicella e chi non si vaccina si prende un forte rischio personale. E' vero che bisogna vaccinarsi per la comunità, ma oggi bisogna vaccinarsi per se stessi. E' difficile quantificare gli effetti gravi dopo il vaccino, mentre morire di covid è un rischio concreto. Delle persone che non si vaccinano ammiro il coraggio personale". E' uno dei passaggi dell'intervento del virologo, immunologo e divulgatore scientifico Roberto Burioni in occasione dell'incontro di domenica pomeriggio al San Giacomo "La cultura del dono al tempo della pandemia", nell'ambito della Festival del Buon Vivere.

VIDEO - ForlìToday intervista il virologo Burioni

L'appuntamento, promosso dall'Avis Comunale e moderato da Valerio Melandri, assessore alla cultura del Comune di Forlì, ha visto la partecipazione anche del presidente nazionale di Avis Gianpietro Briola e del direttore sanitario dell’Ausl Romagna Mattia Altini. All'esterno si è radunato un gruppo di persone 'no vax', con striscioni e megafoni, controllate dalle forze dell'ordine. La tavola rotonda ha approfondito la relazione tra dono e pandemia da tre prospettive: quella della ricerca scientifica; quella delle strutture sanitarie tecniche di supporto alla cura e alla salute; e infine, quella del volontariato e della solidarietà, che non si ferma nemmeno in tempo di pandemia, come dimostrato dall’Associazione dei Volontari Italiani del Sangue. Tema principale, ovviamente l'epidemia da covid-19 e l'andamento della campagna vaccinale.

L'origine del covid

Quanto all'origine del covid, ha osservato Burioni, "da dove viene è facile determinarlo. I virus umani vengono tutti dagli animali. Il morbillo nel 1100 dai bovini all'uovo, l'Hiv dal 1930 dalle scimmie all'uomo e questo coronavirus, come altri quattro che lo hanno fatto nei secoli precedenti, è passato dal pipistrello all'uomo. Non conosciamo il percorso e i dati sono confusi. La pandemia - ha proseguito Burioni - è scoppiata in un paese che non ha brillato per trasparenza. Il 31 gennaio sono stati distrutti, hanno detto per sicurezza, tutti i campioni che erano presenti negli ospedali. E' un po' strano, ma giustificabile. Poi hanno cancellato tutte le sequenze che erano state depositate nei server, e questo è un po' più difficile da giustificare. Alcuni dati che erano stati celati sono saltati fuori".

"La cultura del dono al tempo della pandemia", Roberto Burioni dialoga con Gianpietro Briola e Mattia Altini

Per Burioni "nessuno ha costruito un virus per distruggere la popolazione mondiale: quello che sarebbe accaduto, ma è un'ipotesi, è che si stavano facendo delle ricerche a fin di bene e qualcosa è andato storto. E non sarebbe la prima volta. Nel 1978, ad esempio, da un laboratorio inglese è scappato il vaiolo, ma per fortuna non ci furono morti". In sintesi, "in questo momento è poco rilevante da dove arrivi il covid. Ora è un virus umano estremamente contagioso e pericoloso, soprattutto per gli anziani. Per fortuna c'è stato questo miracolo della scienza. In dieci mesi è stato creato un vaccino di una sicurezza inimmaginabile, e lo dicono i dati. Per uscire da questo incubo deve vaccinarsi il maggior numero di persone possibili".

Vaccinazioni

La campagna vaccinale va avanti nonostante i dubbi dei 'no vax' e quotidiane fake news. Tra queste quella che il "sangue dei vaccinati vale di meno": "In questi ultimi cinque mesi è costato fatica bloccare le fake news, perchè quando si insinua il dubbio ce lo si porta dietro - ha evidenziato Briola -. Il tema delle fake news, che riguarda non solo i donatori, ma tutta la popolazione generale, crea una difficoltà nella diffusione del vaccino. Inoltre qualcuno, che non era uomo di scienza, si è messo in mente che avrebbe potuto curare il covid facendo discussioni in parlamento e decidendo quale potesse essere la terapia migliore. Serve senso di responsabilità".

Ha rimarcato Burioni: "La scienza è l'opposta del dogma e preferisco affidarmi ad un'imperfetta scienza che ad altre sciocchezze. Chi non si vaccina contro il covid danneggia soprattutto se stesso. Il covid è un virus diventato contagioso come la varicella e chi non si vaccina si prende un forte rischio personale. E' vero che bisogna vaccinarsi per la comunità, ma oggi bisogna vaccinarsi per se stessi. E' difficile quantificare gli effetti gravi dopo il vaccino, mentre morire di covid è un rischio concreto. Delle persone che non si vaccinano ammiro il coraggio personale. In Rianimazione ci finiscono i non vaccinati. Col vaccino mettiamo un ostacolo al virus, che prova a superarlo. Può succedere che ci riesca, ma è meno cattivo. Inoltre si possono cambiare i vaccini. Inoltre più il virus circola è maggiore è la possibilità di sviluppare una variante a lui favorevole".

Burioni a Forlì, "no vax" in Piazza Guida da Montefeltro

E l'obbligo potrebbe essere la soluzione migliore? Risponde Burioni: "E' una decisione politica, è una strada. Per uscire da questa situazione gravissima, che ha portato danni incalcolabili non solo dal punto di vista sanitario, ma anche dal punto di vista culturale, sociale ed economico, abbiamo una strada. E la discussione se è opportuno vaccinarsi o meno non è più legittima. Si può discutere, giustamente, su quale sia la scelta politica che può portare un maggior numero di persone a vaccinarsi. Ma la discussione sull'efficacia del vaccino equivale a chiedere se Forlì sia in Emilia Romagna o in Toscana. E' in Emilia Romagna, punto. C'è chi mette in rischio la propria vita non credendo che 2 più 2 faccia quattro. Detto questo, bisogna far sì che la gente si vaccini. Ma non è così semplice convincerla. La sorpresa più grande è stata quella dei giovani, che lo hanno fatto per dono o quasi. Attualmente siamo al 64,1% dei vaccinati in Italia. Quando arriveremo ad una percentuale alta saremo vicini alla risoluzione del problema".

Burioni ha altresì specificato che "il vaccino non è efficace al 100%, perchè nessun farmaco o vaccino esistente lo è. Ma il fatto che nessun vaccino sia efficace al 100% rende ancora più importante che lo si faccia a tutti, perchè se lo è al 90% quel 10% sfortunato sarà protetto dall'immunità di gregge". "Quello su cui dobbiamo riflettere è che una comunità in discussione - ha osservato Altini -. E' fondamentale la coscienza e credo che sia indiscutabile il fatto che l'intervento vaccinale sia l'unica strada per rimettere in moto il Paese e ritornare ad una vita antecedente la pandemia. L'unica strada è quella di fare leva sul motivo per il quale questa cosa è sensata. E' stato fatto in una dinamica di contesto molto difficile". Altini ha poi evidenziato che "su 17mila colleghi in Romagna, 105 sono sospesi perché non vogliono fare il vaccino".

La sanità locale

Il direttore sanitario dell'Ausl Romagna ha fotografato come la sanità locale sta affrontando l'epidemia: "Ad agosto dello scorso anno c'era una forte preoccupazione, ma abbiamo impiantato la doppia linea di attività, covid e non covid, in tutti gli ospedali della Romagna, giocando una partita di rete, che è un po' il messaggio che mi piace portare avanti. Si vince insieme e non da soli. La nostra preoccupazione era quella di gestire la pandemia, ma allo stesso tempo non ritardare tutto ciò che era il bisogno sanitario non pandemico, perchè i risultati di quei ritardi si ripercuotono sulla salute dei nostri cittadini".

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