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Cronaca

Fiosioterapisti forlivesi in Perù per avviare la riabilitazione comunitaria

Una delegazione umanitaria forlivese, capitanata dal dott. Germano Pestelli, è appena volata in Perù per formare operatori della riabilitazione comunitaria (RBC).

Una delegazione umanitaria forlivese, capitanata dal dottor Germano Pestelli, è appena volata in Perù per formare operatori della riabilitazione comunitaria (RBC). L’ex direttore di Medicina Riabilitativa all'ospedale Morgagni-Pierantoni di Forlì e la fisioterapista forlimpopolese Cosetta Marina Matassoni, attualmente in servizio all’Asl Romagna, rimarranno un paio di settimane nel Paese sudamericano per proporre un percorso di RBC nel villaggio di Encanada, distretto di Cajamarca, a 3100 metri di altezza.

In questa località, situata a nord-ovest, in una delle zone più povere del paese andino, da qualche anno opera la missionaria laica trentina Daniela Salvaterra. La volontaria ha istituito una casa intitolata a Madre Teresa per l’accoglienza di disabili, prevalentemente minori. Il trait-d’union tra i volontari forlivesi e Daniela è don Antonio Dotti, giovane ed attivo parroco della Parrocchia di San Pietro in Vincoli a Limidi di Soliera, in provincia di Modena. Il sacerdote, in appoggio a Germano e Cosetta, invierà a breve due suoi volontari, Federica e Patrizia, per poi volare lui stesso in Perù.

Pestelli è impegnato da circa 20 anni nei Paesi a basso reddito, dall’africana Gibuti all’europea Moldova, dal Guatemala in Centroamerica alla Giordania nel Medioriente asiatico, per approdare in Italia e nella stessa Forlì, con le prime esperienze praticate a Santa Maria Nuova Spallicci e a Meldola, e da ultimo con l’associazione Paolo Babini. L’obiettivo del medico forlivese è chiaro: portare la riabilitazione comunitaria il più possibile a ridosso dei luoghi di vita delle persone disabili ed anziane. La RBC, com’è noto, consiste nel formare volontari che, seguiti da personale specializzato (fisioterapisti e medici), possono poi dare una risposta ai problemi di recupero e partecipazione dei diversamente abili e delle rispettive famiglie.

“Non è un metodo di trattamento o un protocollo - dichiara l’ex primario - ma una strategia che, partendo dalla conoscenza dei problemi del disabile, cerca di dare una soluzione grazie alla catena solidale che una comunità di persone attua per migliorare la qualità di vita dei meno fortunati. La Rbc potrebbe essere definita come l’arte di aiutare le persone in difficoltà a fare il più possibile da sole, tenendo conto delle proprie limitazioni”.

Uno dei principali obiettivi della presa in carico in riabilitazione, è permettere alla persona disabile di porsi positivamente nei confronti della sua realtà socio-ambientale e di interagire con essa, evitando di cadere in solitudine e rassegnazione. L’esperienza peruviana di Pestelli e di Cosetta Matassoni si svolge in aree in cui povertà e mancanza di risorse creano problemi a tutte le fasce della popolazione e a tutte le età. “Forti della nostra esperienza - conclude l’ex primario - viene spontaneo pensare che la RBC possa risultare molto utile ed incisiva anche in Italia”. 

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