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Giovedì, 30 Novembre 2023
100 e maturi

"100 e maturi", le interviste di ForlìToday: oltre 60 storie di ragazzi tra obiettivi, speranze e sogni nell'era del covid

Anche quest'anno ForlìToday ha voluto dedicare un lungo ciclo di interviste agli studenti che hanno chiuso un capitolo importante della loro vita col massimo dei voti

Le classi si sono ricompattate. I corridoi sono tornati ad essere il centro della socializzazione. Con la mascherina fissa e un sorriso a riflettersi anche sugli occhi. Dopo mesi di didattica a distanza, l'anno scolastico 2021-2022 ha visto il ritorno in aula degli studenti. E per migliaia di questi quello vissuto è stato l'anno che ha chiuso il ciclo delle superiori. Tra alti e bassi, tra momenti di sconforto e solitudine, trovando la bussola in insegnanti ed amici, i maturandi del 2022 sono arrivati al fatidico momento dell'esame di maturità, che ha visto il ritorno delle prove scritte.

Anche quest'anno ForlìToday ha voluto dedicare un lungo ciclo di interviste agli studenti che hanno archiviato un capitolo importante della loro vita col massimo dei voti. Chi ha aderito all'iniziativa lo ha fatto con entusiasmo, raccontando un vortice di ricordi, ansie, paure e emozioni. Hanno parlato a cuore aperto, mostrando chi c'è dietro un semplice voto sul registro. Storie di ragazzi, che hanno avuto modo di riflettere sull'importanza dell'ambiente scuola in un periodo reso particolarmente difficile dall'epidemia da covid-19. Non a caso sono molti i giovani che nutrono rimpianti per come gli ultimi due anni delle superiori, stravolti dal virus, abbiano tolto esperienze desiderate, come ad esempio le gite scolastiche. 

Esperienze di vita

Tra le storie più belle c'è quella dei gemelli Danijel e Dejan Bekic, usciti dall'istituto tecnico aeronautico "Baracca" di Forlì entrambi con la lode. "Avere un fratello in classe ti tiene sempre all’attivo sulla scuola anche a casa, ma io e mio fratello abbiamo metodi diversi e siamo indipendenti nello studio",ha raccontato Danijel, mentre Dejan ha rimarcato come non ci sia "mai stata un vera e propria "competizione" fra me e mio fratello. Ognuno faceva il proprio percorso e ci aiutavamo, confrontandoci nello studio quando la difficoltà delle materie lo richiedeva". 

Bianca Principato, tra i 38 centisti del Classico che hanno conseguito il diploma col massimo dei voti, arricchito dalla soddisfazione della lode, ha invece avuto l'onore di partecipare alle Olimpiadi delle Lingue classiche e vincere le fasi regionali: "Ho avuto l’occasione di mettermi alla prova e rendermi conto delle mie capacità, ma soprattutto ho potuto toccare con mano durante la prova quanto i classici che studiamo a scuola possano essere ancora di estrema attualità e universalità. Tuttavia, l’aspetto che ho apprezzato maggiormente è stato incontrare ragazzi provenienti da tutta Italia alla premiazione dei vincitori a Roma al Ministero dei Beni Culturali. È stata senza dubbio un’esperienza unica che non dimenticherò mai".

Dall'Ucraina, dove ha vissuto per 9 anni, si è trasferita a Forlì nel 2019 Jennifer Marra Orecchino, diplomata all'istituto professionale Ruffilli con tanto di lode. La neo "matura" ha indubbiamente sofferto l'invasione russa voluta da Vladimir Putin: "La corsa verso la fine è stata dura per i vari crolli emotivi, la guerra in Ucraina e altro. Tutto ciò mi ha destabilizzata ma ad un certo punto, ad un mese dall'Esame, mi sono messa i paraocchi e sono riuscita a raggiungere il mio obiettivo con il pensiero di voler essere fiera di me stessa per non aver mollato mai e di avere quello che merito. Ed è normale avere degli alti e bassi". 

"Ho messo tutto il cuore nel percorso del Liceo", ha esclamato Aurora Dozio, tra le diplomate del Liceo Classico "Morgagni" con tanto lode, col dono della scrittura: "Ho pubblicato il mio primo libro nel 2019 ("Prendendo il volo" è il titolo, ndr) e spero ora di riuscire a terminare il secondo. Posso dire di lasciare il Classico con un ricordo meraviglioso di questo viaggio faticoso e straordinario". "Rimpiango le gite, perché nel corso dei 5 anni ne abbiamo fatte poche - ha confessato un'altra centista del Classico, Giulia Pellegrini -. Rimpiango l’alternanza scuola-lavoro che siamo riusciti a fare in parte solo in quarta e quinta superiore. Rimpiango di non essere stata in classe fra i miei compagni, ma davanti a uno schermo per quasi due anni. Rimpiango insomma di non aver vissuto le superiori come una “normale” adolescente".

L'esperienza di Alice Spazzoli, "matura" all'istituto tecnico economico "Matteucci", è stata differente rispetto a quella degli altri colleghi, perchè in piena pandemia ha completato il quarto anno in Inghilterra, a Birmingham. Ha raccontato di una situazione "completamente diversa, le mascherine quasi non le usavamo. La scuola faceva i tamponi a tutti gli studenti due volte a settimana per tenere tracciati i contagi e questo ci permetteva di vivere quasi come se il covid non ci fosse. In Italia, invece, le classi erano al 50% in dad e 50% a scuola, e questo ha disunito molto". E il rientro in Italia "è stato un duro colpo, perchè il dover portare la mascherina in classe aveva il sapore di un distacco fisico e mentale coi compagni. La dad ha fatto soffrire tanto i ragazzi, ci sono state classi che con il ritorno in presenza di quest’anno sono riuscite a riprendersi molto velocemente, altre invece,hanno continuato ad avere le proprie criticità".

I centisti sportivi

Ci sono storie come quella del 19enne Filippo Ferretti, altro maturo dell'istituto tecnico economico "Matteucci", che è riuscito a coinciliare lo studio con gli impegni sportivi, essendo giocatore della Primavera del Cesena Calcio: "Gli ultimi due anni caratterizzati dalla pandemia sicuramente hanno modificato le nostre abitudini e ci siamo trovati a dover affrontare situazioni nuove. La didattica a distanza ha cambiato il modo di seguire le lezioni, però credo che alla fine, anche con l'aiuto dei professori, non è mai stato complicato". Un altro "maturo" sportivo è il rugbysta Edoardo Ghetti, centista all'istituto tecnico "Saffi-Alberti": "I rapporti con i professori non erano solo studente-insegnate, ma qualcosa di più importante che ci ha permesso di passare degli anni bellissimi a scuola".

Gioca nella formazione di pallanuoto del Waterpolo Forlì Lorenzo Barzanti, tra i diplomati con tanto di lode dell'indirizzo quadriennale del liceo Scientifico: "La scuola aveva predisposto per me la “scheda studente-atleta di alto livello”, che ha proprio lo scopo di agevolare gli sportivi consentendo di programmare le interrogazioni, ma nel mio caso non è stato mai necessario utilizzarla, perché il percorso quadriennale è già molto organizzato in questo senso. Ovviamente ho dovuto studiare parecchio e spesso ho dovuto rinunciare ai divertimenti del week-end con gli amici, in quanto dovevo recuperare lo studio non effettuato durante la settimana a causa degli allenamenti, ma ci sono riuscito con una buona organizzazione e a volte studiando fino a tarda serata. Inoltre per me è stato sempre fondamentale stare attentissimo a scuola, in modo da apprendere già al mattino più nozioni possibile".

Nel lungo elenco dei centisti sportivi c'è anche il nome di Allegra Morgagni, che ha voluto svelare una particolarità della scuola che ha frequentato: "Il Classico, anche se spesso si pensa il contrario, permette di avere numerosi hobby che per me, che sono anche una sportiva, implicava la possibilità di potermi persino allenare nella squadra di calcio femminile Union Sammartinese disputando regolarmente il campionato. Non è solo questo però il motivo per cui se si potesse tornare indietro risceglierei questo liceo".

I rapporti con la dad

Sofia Fabbri, diplomata con lode al liceo "Carducci" di Forlimpopoli, ha spiegato di "aver cercato il più possibile di non farmi scoraggiare da questo evento storico: nonostante la didattica a distanza e un modo diverso di "fare scuola" infatti, ho continuato a studiare con la stessa costanza di prima e non mi sono fatta demoralizzare dalle difficoltà che dovevo affrontare in questo momento particolare". E per quanto la "Dad", "non è stato un problema. E' stato più impegnativo il ritorno a scuola in presenza: doversi adattare a un ritmo di lavoro e a un ambiente diverso è stato inizialmente difficile". Mattia Oleandri, tra i diplomati dell'istituto "Pellegrino Artusi" di Forlimpopoli col massimo dei voti, ha confessato che il periodo della pandemia, "nonostante le preoccupazioni e le negazioni che ci ha portato, ha lasciato in me anche degli aspetti positivi, permettendo di migliorare il mio fattore psicologico, facendomi capire al meglio la pressione che si può avere durante il lavoro e come affrontare tutti i problemi che ci possono essere nel mondo del lavoro".

Per Emma Piolanti, forlivese che si è diplomata al top all’istituto professionale “Persolino-Strocchi” di Faenza, "la didattica a distanza è stata un buco nero nel percorso di formazione per l’impossibilità di effettuare gite, visite didattiche, stage in aziende del territorio, che arricchiscono il bagaglio culturale di qualsiasi studente, soprattutto di un istituto professionale agrario. I rapporti umani e sociali con gli altri studenti e i professori si sono improvvisamente intrappolati dietro lo schermo, ma poi è stato emozionante ritrovarsi nuovamente". Ha confessato di aver dato "più del “tu” alla "dad", Tomasz Jarzabek, liceale dello Scientifico che ha concluso il suo percorso di studi con tanto di lode: "Credo di aver imparato molto in quel periodo, ho sfruttato tutte le possibilità offerte dalla scuola sotto forma di corsi online a cui normalmente non avrei potuto assistere a causa delle limitazioni legate all’isolamento geografico. Ho anche incominciato a studiare altre lingue oltre all’inglese su base quotidiana, un elemento chiave della mia routine che mi accompagna fino ad oggi.

Gabriele Fronzoni, diplomatosi all'istituto tecnico economico "Matteucci" con tanto di lode, ha raccontato come gli ultimi due anni siano stati "sicuramente difficili. In particolare la terza e la quarta, tra aperture e chiusure, non sono state semplici. Bisognava essere in grado di adeguarsi alle situazioni e in tal senso i miei amici e compagni hanno giocato un ruolo fondamentale, perché avere qualcuno con cui confrontarsi e riuscire a passare le giornate anche a distanza era di vitale importanza per riuscire a trascorrere quei momenti difficili". Per Gaia De Luca, diplomata con 100 al Classico, "la didattica a distanza è stata sicuramente un tassello importante in questi ultimi anni, ha richiesto di certo un impegno nuovo, diverso, al quale non eravamo di certo abituati, non saprei dire se maggiore o no; è stato però difficile vedersi privati dello stare tutti insieme in classe con i compagni, senza alcun tipo di contatto diretto".

"Sicuramente il covid ha sconvolto la vita di tutti, specialmente quella di noi ragazzi, costretti a perderci gli anni più belli della nostra vita - sono le parole di Sofia D'Alesio, tra i centisti del Classico -. Sono stati due anni difficili, le relazioni umane sono venute a mancare quasi del tutto, e le lezioni in dad non sono di certo state una passeggiata, la voglia di studiare era sotto zero, non vi era nessun tipo di stimolo per cercare di non mandare all’aria tutti gli anni precedenti. Fortunatamente non ho mollato, e questo è anche grazie al supporto della mia famiglia. Riappropriarmi della mia quotidianità, le lezioni, verifiche e interrogazioni in presenza, rivedere i miei compagni, godermi l’ultimo anno di liceo è stata veramente una grande fortuna". "La dad se da un lato ci ha consentito di continuare lo svolgimento regolare delle lezioni e dei programmi, dall'altro lato ci ha isolato e "impigrito" facendoci rinunciare a molte attività sportive e sociali", ha sostenuto invece Marco Flora, centista dello Scientifico. "Non nascondo che i lunghi periodi di isolamento a cui siamo stati sottoposti si siano rivelati complicati, ma i rapporti che ho avuto con i miei amici sono riusciti ad alleggerire la situazione nonostante le difficoltà", è la testimonianza di Alessandro Baldini, centista all'istituto tecnico aeronautico "Baracca". 

"Gli anni del Covid per me sono stati i più difficili soprattutto all'inizio del lockdown - ha confessato Mariarosaria Turso, tra i centisti dell'istituto alberghiero "Pellegrino Artusi" -. Non mi capacitavo del fatto che dovessi restare " chiusa" in casa, ma poi ho cercato il lato positivo in quello che stava succedendo e così ho trovato un'occasione di crescita e ho iniziato a studiare gli alimenti da un punto di vista più chimico e a conoscerli meglio provando nuovi e diversi piatti ogni giorno. Il Covid mi ha fatto capire che anche nelle brutte circostanze bisogno cercare il lato positivo per non "cadere"". "Il ritorno in classe dopo un lungo periodo di dad è stata per come una liberazione da uno stato di prigionia, non tanto fisica quanto psicologica", è la testimonianza di Giulia Maccora, diplomata col massimo dei voti al Classico "Morgagni".

"Dal lato psicologico è innegabile che abbia sentito la mancanza dei miei compagni e dei docenti nonostante ci sentissimo in chiamata", ha ammesso Mattia Saponaro, altro centista dello Scientifico. "La cose di cui più ho sentito la mancanza sono stati i momenti di condivisione con professori e compagni, come le gite - ha ammesso Rachele Sansoni, 100 al Classico -. Ma anche, molto semplicemente, i momenti di svago nel cambio d’ora o durante l’intervallo, minuti che permettevano di instaurare legami sempre più forti con i compagni e di vivere la scuola in maniera più spensierata". Ha avuto un buon rapporto con la dad anche Giulia Achilli, altro 100 del Classico: "Quando a settembre siamo tornati in presenza è stato difficile e mi ricordo di aver iniziato l’anno già stanca. Per fortuna poi ci ho lavorato su e ho iniziato a vedere le cose in maniera molto più tranquilla, e ad aprile mi davo forza pensando che dopo qualche mese avrei sceso le scale del classico libera e matura".

Quelli condizionati dalla pandemia "sono stati molto complicati, non è mai facile separarsi da tutti gli amici e isolarsi dal mondo, figuriamoci alla nostra età - è stato lo sfogo di Alessandro Mamini, diplomato con lode al liceo Scientifico -. In una situazione così particolare è stato fondamentale continuare a sentire quotidianamente i compagni attraverso videochiamate di gruppo in cui si era soliti chiacchierare fino a tardi. Sono stati due anni bui e difficili che hanno portato con sé anche un insegnamento, la tranquillità della nostra quotidianità e l'opportunità di vivere con spensieratezza i rapporti sociali coi nostri coetanei non sono assolutamente scontate e sono un dono prezioso".

Ha vissuto il ritorno in presenza "in modo estremamente positivo" Alessandro Ronchi, maturo con lode allo Scientifico, "in quanto mi ha permesso di riscoprire quegli aspetti della vita scolastica che con la Dad si erano persi o deteriorati. Parlo delle conversazioni tra compagni al cambio dell'ora, dei giri al bar, della possibilità di interagire di persona con i professori senza dover sedere davanti ad uno schermo e aprire il microfono per parlare". "Credo che il non vedersi di persona, ma attraverso uno schermo, abbia amplificato la voglia di conoscersi e fare amicizia in questi ultimi due anni in presenza, facendoceli vivere al massimo", è l'esperienza invece del centista con lode dell'industriale "Marconi", Simone Manuzzi. Ad Elena Pagliai, diplomata con lode al Classico, il periodo della pandemia le ha "insegnato l’inutilità della lamentela fine a sé stessa, senza scopo di cambiare le cose: spesso, per un senso di giustuzia bruciante che sento, tendo a essere polemica ma da quando c’è stato il Covid, sto lavorando proprio sul decidere quando il mio intervento è costruttivo e quando no"

Per un'altra centista dello Scientifico, Federica Fabbri, "gli ultimi due anni sono stati terribili, soprattuto a livello mentale. E' stato davvero difficile trovare la volontà e la forza di non mollare la presa, ma con fatica ho saputo stringere i denti e trovare un lato positivo anche nella catastrofe che abbiamo vissuto. Il covid mi ha tolto tanto, ma fortunatamente non tutto. Certo, alcuni rapporti di amicizia hanno riscontrato difficoltà, ma con il ritorno alla “normalità” è stato facile recuperarli. Ritengo, tuttavia, che la conseguenza peggiore di questa pandemia sia stata la dad, che ha tolto a tutti noi studenti la possibilità di ritrovarci in aula a diretto contatto con i nostri professori per poter affrontare al meglio le lezioni". "Gli anni della pandemia sono stati i peggiori, ma a posteriori mi accorgo di aver imparato anche da quella situazione - ha detto invece Arianna Turrinunti, diplomata con tanto di lode al Classico -. Siamo stati improvvisamente catapultati in una vita completamente diversa, privati dei nostri rapporti sociali, strappati alla quotidianità. Ciò che mi è mancato di più è stato assistere in presenza alle lezioni e dialogare a quattr’occhi con i professori e i compagni. Ho capito che il digitale, per quanto utile e innovativo possa essere, non rimpiazzerà mai la vita vera e vissuta pienamente".

"La dad per me è stato un periodo abbastanza brutto, ho fatto più fatica con lo studio sopratutto perchè era molto faticoso mantenere la concentrazione", è il racconto di Enesa Nuredini, centista all'istituto professionale "Ruffilli". Chi non ha disprezzato la dad è il pianista Filippo Sansavini, uscito dal liceo artistico e musicale "Canova" con tanto di lode: "Ritengo tuttora che sia stata una scelta corretta ed un momento ulteriore di crescita per tutti noi. Nonostante il modo violento con cui si è presentato questo nuovo modo di fare scuola, ho accolto con piacere la dad in seguito all’aver notato i benefici che portava a livello personale e ambientale. Sono aumentati lavoro e responsabilità ma allo stesso tempo è aumentato anche il tempo libero, prima utilizzato per i viaggi di andata e ritorno da scuola".

"Il ritorno in presenza dopo un lungo periodo di “dad” inizialmente è stato un po’ spaventoso da affrontare a causa delle tante nuove regole da rispettare, come l’obbligo della mascherina per tutta la mattinata o il distanziamento, a cui va aggiunta la paura di poter portare il virus a casa e trasmetterlo anche a soggetti più fragili come genitori o fratelli - ha raccontato Roberta Di Palma, centista al Classico -. Ma da altro canto sono stata davvero entusiasta della notizia, poiché in dad ho sofferto molto la mancanza di un rapporto umano diretto non solo con i miei compagni, ma anche con gli insegnanti e in generale di un rapporto tradizionale con l’apprendimento che mi permettesse di alzare la mano e porre domande senza l’utilizzo di un apposito tasto sullo schermo.

 "Durante la Dad mantenere l'attenzione alta era davvero difficile a causa delle mille distrazioni che si hanno in casa, questo ha portato a una maggiore difficoltà nel mantenere una media alta", è la confessione di Lucrezia Bellucci, centista al "Saffi-Alberti". Per Sara Cimatti, altra diplomata col top dei voti al "Saffi-Alberti", "la pandemia ha influito negativamente sulla maggior parte degli studenti, i quali, non abbastanza motivati, ne hanno approfittato per prendere meno seriamente lo studio. Per quanto mi riguarda, invece, sono riuscita a sfruttare questa situazione positivamente continuando a studiare con costanza. Nonostante questi due anni, il mio rapporto con i compagni di classe è sempre rimasto sereno e piacevole". "Le corse per i banchi, la fila alle macchinette e i ‘mille’ scalini per arrivare in classe erano per la prima volta, invece che stancante, una cosa bellissima che mi era mancata tanto", è il ricordo di Anna Cabassi, 100 al Classico.

Il rapporto con i prof

"Chi ricorderò con più nostalgia saranno i miei insegnanti che, alla fine del mio percorso di studi, hanno premiato l’impegno, la costanza e la determinazione che ho sempre dimostrato", è la testimonianza di Valerie Santandrea, centista al "Matteucci". Ringrazia i professori anche Lorenzo Bonamici, diplomata con lode allo Scientifico: "Nel mio percorso di studi ho avuto la fortuna di incontrare professori che con i loro insegnamenti sono stati di stimolo e in grado di farmi appassionare alle loro materie. Un particolare ringraziamento quindi va ai professori che in questo ultimo anno hanno saputo indirizzarmi per quanto riguarda le mie scelte future". "I professori sono le persone che più ricorderò con affetto e ammirazione per il resto della mia vita - ha rivelato Anna Righi, diplomata con 100 al Classico -.Ho cambiato molti professori nel corso del liceo, ma ciascuno di essi ha determinato in parte la persona che sono oggi. Per mia fortuna, ho instaurato un ottimo rapporto con quasi tutti i professori, i quali mi hanno sempre spinta a migliorarmi, e per questo gliene sarò infinitamente grata. Infatti, più che semplici “autorità” che devono impartire delle nozioni, sono state figure di riferimento che mi hanno insegnato molto di più che la loro semplice materia".

Elogia i docenti anche Maddalena Bastianini, "matura" con lode al Classico: "Ho avuto la fortuna di trovare insegnanti non solo estremamente competenti, ma anche in grado di infondermi una grande passione per ciò che faccio: non saremmo le persone che siamo senza quelle figure che ci guidano lungo la strada. Quello che sento più forte ora è la sensazione di essere arrivata alla fine di qualcosa di grande, che mi ha resa ciò che sono". "Con tutti i pro e i contro posso dire di aver avuto un corpo docenti degno di essere chiamati cosi, in grado di trasmettere amore per le materie e l’importanza della conoscenza", è l'esperienza di Giada Rispi, diplomata col massimo dei voti al "Morgagni". Simone Cristarelli, centista all'istituto tecnico industriale "Marconi", ha parlato di "cinque anni davvero bellissimi sia con i compagni sia con i professori. Ricordo ogni momento con piacere perché in qualche modo anche nei momenti meno belli, come ad esempio il periodo del Covid, siamo riusciti ad essere in qualche modo "vicini" e li abbiamo superati con tanta voglia di stare insieme e tornare alla normalità".  "Durante il mio percorso ho incontrato professori, che a parer mio hanno formato la mia classe molto bene, anche dal punto di vista lavorativo, lo dimostra il fatto che alcuni miei amici finiti gli esami hanno trovato subito lavoro presso gli stessi laboratori in cui avevano eseguito lo stage", ha svelato Gianluca Manueli, centista al "Ruffilli". 

Futuri, sogni e ambizioni

Guarda con ottimismo al futuro Alisea Succi, centista al Classico: "Al Liceo ho conosciuto compagni e professori fantastici che mi dispiacerà non rivedere ogni giorno, ma sono sempre stata una ragazza proiettata verso il futuro ed erano ormai mesi che non vedevo l’ora di iniziare la nuova avventura universitaria. Ho dei bei ricordi delle superiori ma non per questo vorrei ricominciarle da capo, preferisco accettare con entusiasmo il cambiamento e vedere gli ultimi cinque anni come una rampa di lancio verso ciò che mi aspetta". Francesca Piraccini, diplomata con 100 all'istituto "Saffi-Alberti" indirizzo moda, si è presentata alla prova orale di maturità con un abito da lei creato: "Il mio sogno sarebbe di diventare una costumista teatrale o cinematografica. Amo l'evoluzione degli abiti nel corso della storia e il messaggio che trasmettono".

Sogna un futuro da top gun Nicola Cireddu, diplomato con lode all'istituto tecnico aeronautico: "Voglio entrare in aeronautica militare e diventare pilota della pattuglia acrobatica nazionale, perché oltre a fare delle manovre affascinanti, rappresenterei l’Italia in tutto il mondo, e per me sarebbe un grande onore". Filippo Guardigli, "collega" di Cireddu, invece, punta "entro un anno e mezzo ad ottenere la licenza con la quale potrò iniziare a cercare lavoro per diventare pilota di linea". "Sto programmando di studiare per tutta la vita e di leggere i libri che ho in lista, ma penso che prima o poi tenterò di insegnare", è invece l'ambizione di Anna Tedaldi, centista con lode al Liceo artistico e musicale "Canova".

Un bagaglio ricco di insegnamenti

Ha ottenuto la lode Greta De Carlo, studentessa del "Matteucci", ma "ritengo il voto relativamente importante in quanto le competenze e le conoscenze acquisite sono ciò che fanno la differenza nella vita e non un numero". Tante le emozioni negli ultimi giorni, come quelle vissute da Melissa Selmanhaskaj, tra gli studenti dell'Istituto "Saffi-Alberti" che hanno concluso il ciclo delle superiori col massimo dei voti: "Certe volte durante la lezione mi voltavo, cercando di fare con lo sguardo una panoramica della classe, dei miei compagni, dei professori, sapendo che presto sarebbero diventati solo ricordi. Con le mie compagne di classe eravamo arrivate addirittura a indovinare chi avrebbe pianto o meno l’ultimo giorno di scuola. Son felicissima di avere concluso questo percorso, allo stesso tempo però mi rendo conto che un altro capitolo della mia vita si è concluso e che di tutto questo rimarranno solo ricordi".

Ha fatto un bilancio del suo cammino anche la centista del Classico, Alice Perrone: "I miei 5 anni al Classico sono difficili da racchiudere in poche righe, ma posso dire che sono stati vere e proprie montagne russe, colmi di ansie, paure ma anche di emozioni e grandi soddisfazioni. È stato un percorso indescrivibile, sicuramente faticoso e impegnativo, che però mi ha dato tanto. Mi ha formata e arricchita non solo culturalmente ma anche a livello umano, rendendomi quella che sono oggi. Mi ha permesso di acquisire un pensiero critico e uno sguardo personale sulla realtà.  "Per me il Classico è stato una grandissima opportunità di crescita, di cadute e consapevolezze, in cui anche nei momenti più difficili c’erano compagni e professori al mio fianco, un posto che mi ha visto crescere sempre di più, fino alla persona che sono oggi, al di là del sapere e delle passioni che mi ha trasmesso", è invece la testimonianza della centista Martina Spada

Per Sofia Freschi, quella al Classico "è stata un esperienza veramente ricca di ricordi, emozioni, fallimenti, ansie, paure. Un percorso così colmo di elementi decisivi alla formazione della persona che sono oggi e di quella che diventerò in futuro non è altro che indescrivibile". "Il liceo Classico è stata una delle tante parti della mia vita che mi ha insegnato a vivere, per i professori che ho avuto, per le materie che ho studiato, per gli incontri che ho fatto - ha svelato invece Sabrina Rocchi -. E forse, anche vivere un ambiente che per sua natura è tutt'altro che perfetto e idilliaco, ma anzi a volte anche ingiusto e, di nuovo, assai faticoso, inevitabilmente fortifica e fa crescere". "La lezione più importante ricevuta in questi anni è il non arrendersi mai e affrontare le nuove sfide a testa alta, perché ripaga sempre", sono le parole di Marilia Merendi, centista allo Scientifico.

C'è invece chi come Tommaso Vasumini, diploma con 100 al liceo Scientifico, si aspettava dopo l'esame di maturità "un senso di liberazione molto più di impatto, invece sto ancora cercando di realizzare di aver veramente completato questo percorso". Bianca Tomasellitra le diplomate con lode del liceo artistico e musicale "Canova", ha ammesso "che tante delle cose che mi sono state insegnate permangono tuttora nella mia mente e influenzano il mio modo di vedere il mondo, anche le cose più semplici e apparentemente futili. Non vedo l'ora di avere la patente e i soldi necessari a realizzare i miei sogni, come viaggiare, scoprire il mondo, fare tutte le esperienze che tuttora sento mi manchino. Non mi immagino come protagonista dello star system musicale, né tantomeno l'idea di appartenervi. So solo che senza musica la vita sarebbe un errore, come dice Nietzsche".

"Il ricordo più bello è l’ultimo giorno di scuola - ha rivelato Samuele Casadei, tra i ragazzi dello Scientifico che si sono diplomati col massimo dei voti -. In quell’occasione ho capito realmente il legame che avevo con compagni e amici e che la mia vita, le mie abitudini sarebbero cambiate radicalmente uscito da quelle porte". "Voglio comunque fare qualcosa per tutelare l'ambiente e cambiare il mondo per i nostri figli", è l'ambizione di Stefan Antonio Muntianu, diplomato con 100 al "Saffi-Alberti". A concludere il ciclo di interviste i consigli della centista Silvia Ghirelli, dell'istituto tecnico "Saffi-Alberti": "Non bisogna scegliere una scuola perché lo vogliono i genitori o perché ci sentiamo obbligati. Se segui cio che ti piace alla fine lo studio non sarà mai stressante e difficile, cinque anni passeranno in fretta".

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