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Cronaca

Disfunzioni erettili e ipertrofia della prostata, modalità innovative per affrontare le due patologie

Le patologie urologiche sono in crescita in tutto il mondo, anche per via dell’invecchiamento della popolazione, il tumore alla prostata è, tuttora, il più diffuso,

Le patologie urologiche sono in crescita in tutto il mondo, anche per via dell’invecchiamento della popolazione, il tumore alla prostata è, tuttora, il più diffuso, mentre patologie come l’incontinenza urinaria affliggono, in Italia, oltre 2 milioni di uomini, con impatti pesanti sulla vita familiare.  In tale ambito gli Ospedali Privati di Forlì (Villa Serena e Villa Igea) hanno ampliato e potenziato i comparti di urologia e andrologia con l’adozione di tecnologie e strumentazioni fra le più avanzate rappresentando, oggi, il Centro di riferimento per un vasto territorio che include Forlì, Cesena, Ravenna. Due, in particolare, gli interventi minimamente invasivi erogati:  il laser verde Greenlight per trattare l’ipertrofia prostatica benigna senza ricorrere alla chirurgia tradizionale e gli impianti di protesi peniene, per patologie quali la disfunzione erettile, patologia che può avere cause diverse (oncologiche, malformazioni, neurologiche) ma che, nel 20% dei casi, è resistente all’utilizzo dei farmaci.

“Il raggio verde Greenlight – commenta il dottor Teo Zenico, urologo e andrologo della struttura forlivese - consente di curare l’ipertrofia prostatica benigna senza ricorrere alla chirurgia tradizionale. L’Ipertrofia Prostatica Benigna (IPB) colpisce l’80% degli italiani over 50 determinando l’ingrossamento anomalo della prostata, cioè la piccola ghiandola attraverso cui passa l’uretra, il condotto che dalla vescica porta l’urina verso l’esterno. Quando la prostata si ingrossa va a comprimere proprio l’uretra, ostacolando la fuoriuscita dell’urina. Il getto urinario si indebolisce e le minzioni diventano sempre più frequenti. Si tratta di una patologia progressiva, i cui sintomi peggiorano negli anni;  se non adeguatamente trattata, può provocare un danno permanente alla vescica che può, in casi estremi, perdere la capacità di contrarsi e, quindi, di svuotarsi”.

Questa tecnologia, suffragata da studi clinici internazionali, ha  registrato crescente affermazione negli Stati Uniti, in Europa, in Asia e si pone come alternativa all’intervento di resezione della prostata con chirurgia tradizionale. Attualmente, gli interventi con il laser verde Greenlight vengono effettuati in 50 Centri sul territorio nazionale.

La seconda area di innovazione, in corso di potenziamento e ampliamento presso gli Ospedali Privati Forlì, concerne invece gli impianti di Protesi Peniene, la tecnologia biomedicale per il ripristino dell’attività sessuale nei casi di Disfunzione Erettile. Ricorda, in proposito, il dottor Zenico: “Le protesi peniene rappresentano, oggi, un’opzione terapeutica fra le più avanzate, ma ancora poco conosciute dalla stessa classe medica. Eppure, studi clinici internazionali ne confermano l’efficacia per chi soffre di disfunzione erettile, una patologia che può avere origini diverse, ma che può colpire anche uomini giovani, con impatti devastanti sulla vita quotidiana. Definita clinicamente l’incapacità, ricorrente o costante, di raggiungere e mantenere un’erezione adeguata durante un rapporto sessuale, la Disfunzione Erettile insorge prevalentemente a seguito di una chirurgia radicale per tumore della prostata (35% dei pazienti). Il carcinoma prostatico è il tumore più frequente nella popolazione maschile dei Paesi occidentali e la sua asportazione chirurgica è aggravata da Disfunzione Erettile nel 25-75% dei casi. Spesso, infatti, la risposta ad altre terapie, come trattamenti farmacologici di tipo orale o iniettivo (prostaglandine o papaverina iniettate direttamente nel tessuto), può risultare inadeguata o - addirittura - inesistente. In questi casi, l’impianto di una protesi peniena consente la ripresa funzionale dell’organo specifico e, quindi, l’erezione. Tecnicamente, l’impianto prevede l’inserimento di due piccoli cilindri (protesi semirigide o idrauliche) nelle due camere di erezione del pene, i corpi cavernosi. Questo consente un’erezione virtualmente non difforme da quella naturale, con la medesima sensibilità e capacità di eiaculazione riscontrabili prima dell’intervento e con immutata funzione urinaria”.

Le protesi e il piccolo dispositivo di controllo vengono inseriti sotto la cute, perciò non risultano visibili, un aspetto di vitale importanza per la rassicurazione dei pazienti e la piena accettazione dell’impianto. Secondo la casistica, la protesi peniena è indicata laddove vi sia una difficoltà erettile non responsiva a farmaci orali o iniettivi, oppure nei casi di severa curvatura acquisita del pene (la cosiddetta “malattia di La Peyronie”), in cui la fibrosi che si sviluppa all’interno dell’organo determina gravi deformazioni e perdita di dimensioni. Le Linee - Guida europee indicano la protesi non soltanto per chi non risponde ad altri trattamenti, ma anche per chi desideri una soluzione definitiva al proprio problema.

Commenta il dottor Zenico: “Nel trattamento di una sessualità colpita non è sufficiente disporre di una terapia che, semplicemente, “funzioni”, ma di una soluzione terapeutica che, oltre ad essere efficace, sia anche soddisfacente e ripristini nella maniera più naturale possibile la funzione perduta. In caso contrario, il rischio sarebbe quello di avere un rimedio efficace, ma non accettato, e quindi non utilizzato. In questa ottica, l’impianto protesico penieno rappresenta una soluzione risolutiva con elevati tassi di efficacia, sicurezza e accettazione”.

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