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Cronaca

Stress da coronavirus, un trauma che i giovani riversano sul cibo: a Forlì crescono i casi di anoressia e bulimia

"I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (Dna) sono patologie multifattoriali complesse, caratterizzate da un comportamento alimentare disfunzionale, un'eccessiva preoccupazione per il peso corporeo e un’alterata percezione dell’immagine corporea, spesso correlati e bassi livelli di autostima", spiega la dietista Melissa Righi

"Stress da covid" che viene sfogato in una cattiva alimentazione. Anche nel territorio Forlivese aumentano i casi i disturbi alimentari. Lo conferma la dietista Melissa Righi, referente del Servizio di dietetica e Nutrizione Clinica dell'Ausl Romagna ambito Forlì. "E' cresciuta in maniera esponenziale l’incidenza dei disturbi dell’alimentazione e nutrizione, e anche Forlì si allinea alla percentuale italiana che vede questo aumento sfiorare il 30% rispetto ai numeri rilevati nel 2019", informa. 

Dottoressa Righi, qual è la fascia più colpita?
La fascia d’età più colpita è quella tra i 10 e i 15 anni. La pandemia ha inciso negativamente, riducendo l’età media di insorgenza di questi disturbi, aspetto che abbiamo potuto constatare anche nei ricoveri effettuati nella nostra pediatria dal 2020 ad oggi.   

Quali sono quelli più diffusi?
Anoressia nervosa, bulimia nervosa e disturbo dell’alimentazione incontrollata (Bed) correlati a disturbi ansioso-depressivi e all’isolamento sociale derivante dalla situazione pandemica.  

Quali sono le principali cause dei disturbi del comportamento alimentare?
I Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione (Dna) sono patologie multifattoriali complesse, caratterizzate da un comportamento alimentare disfunzionale, un'eccessiva preoccupazione per il peso corporeo e un’alterata percezione dell’immagine corporea, spesso correlati e bassi livelli di autostima. Non si tratta del voler a tutti i costi incarnare i canoni di bellezza e magrezza. La ricerca di controllo su alcuni aspetti della vita, come l’alimentazione, sono alla base di una necessità molto più ampia e profonda di riempire a livello emotivo un vuoto esistenziale che spesso parte da situazioni famigliari o della vita quotidiana, vissuti dal paziente come traumi. I disturbi alimentari possono presentarsi in associazione ad altri disturbi psichici quali per esempio disturbi d’ansia e disturbi dell’umore. La presenza di alterate condotte alimentari (restrizione alimentare, perdita di controllo ed eccessivo consumo di cibo, condotte di eliminazione e/o compensatorie come vomito e abuso di lassativi o attività fisica incontrollata), compromette lo stato di salute fisica che può portare ad alterazioni importanti dello stato nutrizionale. 

Come è cambiato il rapporto col cibo e col corpo in quest'ultimo anno?
Il primo cambiamento al quale penso è lo stato emotivo con il quale ci si approccia al cibo e alla propria immagine di sè. L’isolamento sociale dell’ultimo anno causato dal Covid, ha favorito l’aggravarsi o l’insorgere di pensieri disfunzionali legati all’alimentazione e alla propria immagine corporea. Per non parlare dell’assenza dall’oggi al domani, di abitudini chiare come per esempio pause pranzo codificate, momenti di convivialità trascorsi in mense scolastiche e aziendali.  

Ci sono state ricadute in pazienti che già soffrivano di questa problematica?
Nel nostro territorio, più che un incremento del numero di ricadute, abbiamo visto acuirsi la gravità dei pazienti già in carico, soprattutto in relazione alla chiusura totale del primo lockdown, periodo in cui abbiamo sospeso per forze maggiori tutte le attività ambulatoriali ordinarie. Questo ha creato loro un importante disagio, che abbiamo cercato di ridurre mantenendo un costante e continuo contatto telefonico attraverso l’utilizzo di piattaforme informatizzate, che ci hanno permesso di garantir loro un supporto costante. Abbiamo per esempio sviluppato tecniche di pasto assistito telematico che ci stanno dando grandi risultati che continueremo a mantenere e implementare, indipendentemente dall’emergenza. 

Quali sono i segnali che i genitori devono cogliere per preoccuparsi?
Drastici cambiamenti di comportamento, isolamento rispetto alla famiglia, eccessiva attenzione al corpo, abitudine a spezzettare il cibo nel piatto, rifiuto di mangiare a tavola con la famiglia magari con la scusa di aver già mangiato, controllo eccessivo del corpo e utilizzo di app per controllare introiti alimentari e calorici, o per praticare attività fisica per calare di peso: questi gli aspetti maggiormente da considerare. 

"Il cibo è l'unica gioia che ci è rimasta", è la frase che viene spesso ripetuta. Quindi lo stress da quarantena viene sfogato nel mangiare....
Non dimentichiamo il valore che il cibo ha nelle nostre vite e il significato che viene attribuito all’alimentarsi. Normalmente l’assunzione di cibo garantisce appagamento, convivialità, benessere fisico ed emotivo. In questo momento rischia di essere visto come valvola di sfogo in relazione a una situazione che è fuori dal nostro controllo e che crea un’ansia quotidiana e costante di ammalarsi, di stare male, di non poter ritornare ad una vita normale. 

I giovani sono quelli che soffrono particolarmente questa situazione. Impossibilitati ad attività sociali di gruppo e privati ora anche della scuola, il confinamento, può innescare le difficoltà interpersonali che possono contribuire al mantenimento del disturbo dell’alimentazione?
Sicuramente. Scuola, centri sportivi, parchi, sono luoghi dove le tensioni e lo stress si scaricano. Il confronto con i pari permette un pensiero critico che spesso viene a mancare a queste persone che si trovano a dover confrontarsi quotidianamente unicamente con se stessi e con i propri timori e le proprie ansie. I genitori sono gli unici interlocutori, ma vengono visti lontani e di parte, per cui si innescano meccanismi di evasione mentale dal nucleo famigliare che comporta un isolamento ancora più marcato, un “isolamento nell’isolamento”.

Quali sono le cure?
Le diverse linee guida nazionali e internazionali a noi note, indicano come gold standard per il trattamento di questi disturbi quello multidisciplinare integrato, comprensivo sia dell’aspetto nutrizionale che di quello psicologico-psichiatrico. La presa in carico del paziente con disturbo dell’alimentazione e nutrizione parte dalla necessità imprescindibile del fare rete con i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta, primi attori che possono intercettare persone affette da questi disturbi e inviarle all’Equipe Territoriale per una valutazione specialistica. La presa in carico ambulatoriale costituisce il nucleo fondamentale dell’attività diagnostica e terapeutica nonché momento di valutazione e avvio ai successivi livelli terapeutici in relazione agli elementi clinici emersi durante l’iter diagnostico. Oltre alla fase diagnostica, il livello assistenziale ambulatoriale svolge anche compiti di controllo periodico per i soggetti che non hanno presentato elementi clinici tali da richiedere trattamenti intensivi ma che, comunque, manifestano fattori di rischio che non possono essere trascurati. Nel territorio di Forlì è stata presa la decisione di individuare la Casa della Salute di Forlimpopoli come sede più adeguata per la realizzazione del percorso di presa in carico del paziente adulto con disturbo dell’alimentazione e nutrizione. 

Cosa possono fare invece i genitori?
I genitori vanno considerati una risorsa indispensabile nel programma terapeutico per la persona con disturbi dell’alimentazione e nutrizione. Per poterli rendere partecipi del progetto di cura dei propri figli è importante che ricevano dai professionisti i giusti strumenti: devono conoscere la malattia, comprenderne le sue caratteristiche e quella che può essere, passo a passo, la sua evoluzione nel tempo. Utile è coinvolgere, sostenere e aiutare le famiglie, garantendo la corretta informazione e permettendo anche a loro di avere un supporto adeguato. In tal senso giocano un ruolo fondamentale le associazioni di famigliari di persone affette da questi disturbi, molto attive su tutto il nostro territorio, che garantiscono gruppi di supporto, in questo periodo difficile anche attraverso l’utilizzo di piattaforme online. 

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