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Cronaca

Il covid non fa dormire sonni tranquilli. E a Forlì uno studio sulle apnee, il prof Vicini: "E' un indicatore di gravità"

Il professor Vicini ha coordinato un importante studio nato per approfondire l'impatto del virus su soggetti con comorbidità che si identificano con apnee e in attesa di pubblicazione internazionale

Il covid sta 'violentando' il quotidiano di ciascuno da oltre un anno. E' la prima notizia su quotidiani e telegiornali, ma è ormai argomento principale delle conversazioni di tutti i giorni, dalla colazione alla cena. Il virus non solo infetta e semina dolori, ma entra nel personale, chiedendo praticamente un'esclusiva. E non c'è quindi da stupirsi se, nel bel mezzo della notte, il sonno s'interrompe, con difficoltà nel tornare tra le braccia di Morfeo tra tanti pensieri. Comportamenti ricorrenti, perchè, come spiega il professor Claudio Vicini, direttore del dipartimento Testa-Collo dell'Ausl Romagna e otorino di fama internazionale, "tutto quello che riguarda il covid lo stiamo vivendo con un'intensità ai limiti della patologia".

Il professor Vicini ha inoltre coordinato un importante studio nato per approfondire l'impatto del virus su soggetti con comorbidità che si identificano con apnee e in attesa di pubblicazione internazionale. "La prima fase è completata, ora stiamo raccogliendo altri dati in corso di elaborazione", specifica il professore.

Professor Vicini, il Covid-19 è indirettamente responsabile di un 'boom' dei disturbi del sonno?
Sì, ci sono tantissimi elementi che determinano la qualità del sonno. Gli aspetti psicologici incidono moltissimo sul sonno, e il covid, in senso generale, è indirettamente responsabile di due tipologie di natura psicologica: l'incremento dell'ansia in soggetti già particolarmente ansiosi e lo sviluppo di matrici di tipo depressivo. L'isolamento, ma anche la difficoltà di prospettive economiche, la paura di ammalarsi o di morire si sono concatenate, determinando una serie di conseguenze sul piano psicologico. Ansia e depressione sono quindi elementi devastanti per il mantenimento del sonno. Ma non sono le uniche concause.

Cioè?
Bisogna considerare le differenti abitudini rispetto a quelle a cui eravamo abituati prima dell'inizio della pandemia. Non si è riesce a rispettare un ritmo sonno-veglia preciso, perchè si trascorre il tempo prevalentemente in casa e si fa fatica a fare attività fisica. Questo è quindi un altro elemento che contribuisce alla cattiva qualità del sonno.

Un'alimentazione equilibrata può essere utile?
Senza alcun dubbio. La maggioranza della popolazione si è appesantita, non solo per inattività fisica, ma perchè ci rifugia nel cibo per sublimare la depressione. (QUI UN APPROFONDIMENTO IN MERITO)

Quali sono i rimedi per avere un sonno migliore?
Suggerisco quelli naturali. In erboristeria ci sono centinaia di molecole naturali efficaci che possono aiutare a dormire meglio. Sconsiglio di usare ad oltranza ipnotici chimici, perchè si rischia la dipendenza e bisogna evitarla con tutte le forze. Inoltre occorre essere estremanente rituali nell'abitudine di andare a letto, in quanto cambiare orario può avere un impatto negativo.

Altri suggerimenti?
Quando si va a letto lo si faccia solo per dormire e non per leggere o guardare la televisione. Inoltre non mangiare troppo la sera e suggerisco una temperatura della camera da letto relativamente fresca e non troppo calda.

Attività fisica la sera aiuta?
Fare ad esempio running o pesi in orario serale non aiuta nel mantenimento e nella qualità del sonno perchè si accumula adrenalina nel corpo. Ma capisco che i ritmi lavorativi impongono a chi non ha altri orari disponibili a svolgere attività fisica la sera. L'ideale sarebbe al mattino.

Un buon sonno potrebbe favorire la risposta del sistema immunitario alla minaccia causata dal virus?
Non ha azione protettive. Ma una buona qualità del sonno ci fa vivere una vita migliore.

State effettuando studi specifici in questo periodo?
Abbiamo condotto uno studio nel nostro Dipartimento Forlivese su centinaia di pazienti, che ci ha consentito di dimostrare che il paziente apneico non trattato ha un rischio peggiore di sviluppare forme di patologie covid più gravi. C'è ad esempio una correlazione tra obesità ed apnee.

Come è stato sviluppato?
Abbiamo stratificato i pazienti ospedalieri, quelli gestiti in ambito di terapia sub-intensiva e quelli in terapia intensiva. Il numero di apneici ricoverati in terapia intensiva è il doppio rispetto a quelli in sub-intensiva. Questo significa che l'apnea è un indicatore autonomo di gravità. Per prevenire bisogna gestire l'Osas (acronimo della Sindrome da Apnee Notturne Ostruttive, ndr), con una dieta per calo ponderale, l'utilizzo dell'iperventilatore, del dissuasore posizionale, del Mad (dispositivi di avanzamento mandibolare, ndr), mentre la chirurgia è l'ultimo livello.

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