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Mercoledì, 17 Aprile 2024
Cultura / Rocca San Casciano

Donati dall’Associazione Benedetta Bianchi Porro alcuni libri sulla Beata alla biblioteca comunale di Rocca

Emanuela Bianchi Porro ha contattato per la consegna gli organizzatori della Rassegna letteraria estiva “Bar Caprera”, Marcella Bandinelli e Vincenzo Bongiorno, che hanno affidato i libri a Giovanna Briccolani e Ida Pini, che si prendono cura della biblioteca

Sono sei i volumi su Benedetta Bianchi Porro, la giovane nativa di Dovadola proclamata Beata dalla Chiesa il 14 settembre 2019, donati da parte dell’Associazione a lei intitolata alla Biblioteca Comunale di Rocca San Casciano. La sorella di Benedetta, Emanuela Bianchi Porro, si è messa in contatto con gli organizzatori della Rassegna letteraria estiva “Bar Caprera”, Marcella Bandinelli e Vincenzo Bongiorno, affidando loro la consegna dei volumi. Consegna avvenuta in questi giorni proprio in biblioteca, nelle mani di Giovanna Biccolani e Ida Pini, volontarie del Gruppo socio-culturale della Fraternita di Misericordia di Rocca San Casciano, che si prendono cura dei quasi 7.500 libri in dotazione.

“I volumi - spiegano Briccolani e Pini - sono di ogni genere letterario. Da oggi è un vero piacere aggiungere anche quelli dedicati alla Beata Benedetta Bianchi Porro, per cui ringraziamo l’Associazione intitolata a Benedetta e la sorella Emanuela”. Bandinelli e Bongiorno spiegano: “Emanuela ci ha contattati tramite i social, dopo aver visto la nostra donazione alla biblioteca dei libri presentati nella Rassegna “Bar Caprera” dell’estate 2022. Ci ha fatto molto piacere poterci rendere utili per la consegna dei libri. Siamo sicuri che i volumi su Benedetta,  saranno davvero utili e fonte di speranza e d’ispirazione per chi vorrà prenderli in prestito e leggerli”. Per chi volesse prendere uno o più volumi in prestito, può recarsi in Biblioteca in via Mazzini 19 a Rocca San Casciano, ogni martedì dalle 16 alle 18.

La storia di Benedetta Bianchi Porro

Benedetta Bianchi Porro nacque a Dovadola l’8 agosto 1936, e nel 1951 la sua famiglia si trasferì a Sirmione. Risalgono a questo periodo i primi sintomi di una grave malattia invalidante. Benedetta, all’età di 17 anni, si iscrisse alla Facoltà di Medicina presso l’Università di Milano. Allora ebbe inizio il suo calvario legato alla malattia. Lunghe degenze, interventi chirurgici, sofferenze, menomazioni, umiliazioni non valsero a farla desistere dal suo sogno di diventare medico. Assediata inesorabilmente dalla grave malattia, tralasciò l’università quando le mancava solo l’ultimo esame. Sorda, totalmente paralizzata, priva di ogni facoltà sensitiva, divenne anche cieca in conseguenza dell’ultimo intervento.

L’unico modo che aveva per continuare a comunicare erano un fil di voce e la sensibilità di una mano, attraverso la quale venivano fatti percepire sul corpo e sul volto segni convenzionali. “Benedetta ha spezzato con l’amore - osserva la sorella Emanuela - la sua solitudine: crocifissa ha cantato le meraviglie della vita, ha dimenticato se stessa per gli altri, ha vissuto il dolore come mistero d’amore e fonte di grazia. A tutti donava gioia e speranza. La sua fede ha operato prodigi”. Benedetta Bianchi Porro morì a Sirmione il 23 gennaio 1964. E ogni 23 gennaio sarà festeggiata quale nuova Patrona del Comune di Dovadola, dove il suo corpo è custodito, nell’Abbazia di Sant’Andrea, intitolata da quest’anno anche alla Beata Benedetta.

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