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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

Un ecografo di ultima generazione donato all'Endocrinologia del Morgagni-Pierantoni

"Anche i noduli benigni - spiega Maurizio Nizzoli, direttore dell'Unità Operativa di Forlì - possono con il tempo aumentare di volume e dare sia fenomeni compressivi a carico del collo, con dispnea, disfagia, senso di costrizione oppure creare problematiche estetiche. Il più delle volte questi pazienti vengono inviati al chirurgo"

In oltre il 60% della popolazione a cui viene effettuata una ecografia del collo è possibile riscontrare almeno un nodulo alla tiroide. L’ecografia e l’agoaspirato eseguito dall’endocrinologo hanno un ruolo decisivo per la diagnosi e per il follow up. Fortunatamente solo nel 5-7% di questi noduli si tratta di neoplasie che, in oltre il 90% dei casi, possono guarire con la chirurgia e la terapia radiometabolica. Solo una minima parte presenta un carattere aggressivo o tende a recidivare. In questo contesto diventa pertanto particolarmente importante la donazione effettuata dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì all’Unità Operativa di Endocrinologia e Malattie Metaboliche dell’ospedale Morgagni-Pierantoni, un ecografo di ultima generazione con termoablatore laser integrato

“Anche i noduli benigni – spiega Maurizio Nizzoli, direttore dell’Unità Operativa di Forlì -  possono con il tempo aumentare di volume e dare sia fenomeni compressivi a carico del collo, con dispnea, disfagia, senso di costrizione oppure creare problematiche estetiche. Il più delle volte questi pazienti vengono inviati al chirurgo. L’intervento non è privo di rischi nel 2-5% dei casi, in particolare per compromissione transitoria o permanente della voce o delle paratiroidi, piccole ghiandole vicine alla tiroide che regolano la concentrazione del calcio nel sangue. Nel caso dell’asportazione completa della tiroide è necessaria una terapia ormonale sostitutiva per tutta la vita, la cui gestione può non essere semplice.” Per fortuna però, nella patologia nodulare benigna della tiroide, è oggi possibile accedere a terapie alternative all’intervento chirurgico tradizionale.

“La più innovativa e promettente è la termoablazione laser guidata – prosegue Nizzoli -. Consiste in un raggio laser che è convogliato all’interno del tessuto nodulare da trattare, mediante fibre ottiche e attraverso aghi di piccolo calibro, sotto guida ecografica. Il laser determina ipertermia nel tessuto colpito con conseguente distruzione del nodulo. Si tratta di un intervento ambulatoriale in anestesia locale della durata di 15 minuti ed evita l’intervento chirurgico.  Al termine il paziente viene tenuto sotto osservazione per due ore e quindi dimesso a domicilio. La termoablazione laser guidata consente, senza incisioni chirurgiche, di ridurre di oltre il 50%  il volume dei noduli benigni in una singola sessione, sufficiente per risolvere i problemi compressivi ed estetici.” “Attualmente questa tecnica, possibile sino ad ora in Italia in pochissimi centri, è disponibile anche all'ospedale di Forlì - conclude Nizzoli -. Questo grazie ad una generosa e lungimirante donazione della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì all'Unità Operativa di Endocrinologia e Malattie Metaboliche, che ha consentito l’acquisto di uno strumento ecografico che, unico nel suo genere, associa direttamente all’ecografo il termoablatore con possibilità di seguire in tempo reale l’intervento".

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