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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Dopo il recente restauro riapre la pieve di Santa Maria in Acquedotto

Il 27 ottobre, un'altra data storica per la bella pieve del forlivese: consacrazione e dedicazione dell’altare del V secolo, ritrovata nel corso dei recenti lavori di restauro 4 metri sotto all’altare principale.

Il 27 ottobre, un'altra data storica per la bella pieve del forlivese: consacrazione e dedicazione dell’altare del V secolo, ritrovata nel corso dei recenti lavori di restauro 4 metri sotto all’altare principale. Il 27 è il giorno successivo alla ricorrenza di san Mercuriale, patrono di Forlì e abbazia simbolo della città che ha avuto da sempre un filo diretto con Santa Maria in Acquedotto. Adesso, dopo la chiesa, è previsto il recupero architettonico anche della canonica per offrire ai giovani della diocesi, locali e attrezzature (per weekend, campi estivi e ritiri) come voluto da don Pietro Fabbri, vicario generale diocesano e amministratore parrocchiale e da Lino Pizzi da poco sostituito da Livio Corazza, 77° vescovo di Forlì-Bertinoro.

La pieve, del XII secolo, di stile romanico lombardo, si trova a 4 km da Forlì, sulla strada per Ravenna a ridosso del casello autostradale della A14. In questi 2 anni di lavori gli esperti di Castiglione di Ravenna hanno eseguito interventi di consolidamento strutturale (installando tiranti in acciaio, sostituendo le capriate lignee delle navate, rinnovando le coperture con elementi di recupero) e effettuando il risanamento delle murature perseguitate dall’umidità. Nuove anche pavimentazione e rete elettrica, allarme compreso. A lavori ultimati qualcuno ha fatto notare che intonacando l’interno sono state coperte parti di ”pietra a vista” e qualche iscrizione antica e qualcun altro ha reclamato il tabernacolo del Rossellino del XV secolo (che oggi è in diocesi a Forlì). Terminato il restauro e saldati i conti (500 mila euro) con l’8‰ destinato alla Chiesa cattolica, i contributi della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì e delle Soprintendenze di Bologna e Ravenna, a oggi però, non si sono sopite le polemiche per la mancata sistemazione delle attigue infrastrutture come la “strada vicinale” (bianca) che è stata chiusa più volte perché frana all’ingrossarsi del fiume Ronco... Ciò preclude ai fedeli (per ragioni di sicurezza) l’ingresso diretto alla chiesa. Finora hanno provveduto i parrocchiani a manutenere tutto ma le loro lamentele non sono state considerate dall’amministrazione locale in continua diatriba con l’Anas.

E le famiglie di lì rimpiangono il buon don Serafino: “Ah, se ci fosse ancora lui...”. Della pieve di Santa Maria in Acquedotto si ha traccia per la prima volta in un documento dell’anno 963: pare eretta per volere di Galla Placidia: era chiesa a tre navate costruita con i mattoni recuperati dal vicino demolito acquedotto edificato da Traiano, di cui non è rimasto più niente se non nella memoria tramandata e nell’appellativo della stessa pieve. La struttura era stata riedificata nel 1263 per accogliere i pellegrini che dal nord Italia andavano a Roma e ancora nel 1933 da mons. Attilio Fusconi (parroco dal 1906 al 1957) che si fece carico personalmente dei lavori. Anche il successore, mons. Serafino Milandri, si prodigò per la tutela sia della chiesa, sia del campanile dell’XI secolo, privo della cuspide crollata per il terremoto dei primi dell’800, epoca in cui si diffuse l’uso delle campane. Chiesa, campanile, canonica scamparono agli eventi bellici e su qualche facciata si vedono ancora i fori dei colpi di mitraglia lasciati “a ricordo”.

Doveroso rendere noto che non solo tecnici e parrocchiani sono attenti all’antico complesso annessi e connessi, ma, adoperandosi con volontà e dedizione, in silenzio, come vuole il loro modus operandi, i cavalieri “Templari cattolici d’Italia”, che hanno come loro ufficio il “presidiare le chiese abbandonate mantenendole con decoro e aprendole alla popolazione dei fedeli...” (dichiarazione pubblica di intenti dell’Associazione) caldeggiati dall’attuale parroco, don Andrea Carubia (rettore del seminario di Forlì) hanno preso l’impegno - con formale intesa sottoscritta dal Magister Mauro Giorgio Ferretti - di gestire l’apertura domenicale (per ora solo pomeridiana) della pieve a favore dei visitatori che arrivano numerosi da ogni dove per ammirarla.

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