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Cronaca

Doppio suicidio, l'autore delle Iene apre ad una riflessione pubblica: "Accogliamo le critiche, alzeremo il livello di guardia"

“In questi giorni tutto il gruppo che lavora a ‘Le Iene’ è stato scosso da un fatto tragico, che ci addolora in modo profondo”: a prendere la parola è questa volta Davide Parenti, autore delle ‘Iene’

“In questi giorni tutto il gruppo che lavora a ‘Le Iene’ è stato scosso da un fatto tragico, che ci addolora in modo profondo”: a prendere la parola è questa volta Davide Parenti, autore delle ‘Iene’, che si apre al dibattito pubblico su quanto successo, inviando una sua lettera esclusiva a Prima Comunicazione. La vicenda è quella ormai nota: due settimane fa le Iene hanno raccontato una storia di catfishing: Daniele, un ragazzo di ventiquattro anni di Forlì che si è suicidato dopo aver intuito che la relazione online che intratteneva con una bella coetanea era in verità un inganno, che poi si è scoperto essere stato architettato da un uomo di 64 anni. Individuato dalle Iene, pochi giorno dopo la messa in onda del servizio su Italia 1, il 64enne si è a sua volta suicidato per il peso della riprovazione sociale. 

“La storia era chiaramente di pubblico interesse, perché svelava la perversione di un meccanismo molto diffuso, che fa leva sulla fragilità affettiva e psichica di chi ne cade vittima -  dice Parenti -. Il sabato successivo al servizio, a quattro giorni dalla messa in onda, Roberto si è tolto la vita. Da allora non smettiamo di domandarci qual è il limite, come bilanciare il diritto a fare informazione su fatti importanti e il diritto alla privacy, anche quella di chi è responsabile di questi fatti. Molti, dopo la morte del 64enne, hanno sollevato critiche sul nostro modo di raccontare, hanno sostenuto che è stato sbagliato, eccessivo. Accogliamo tutte queste critiche”.

Ed ancora: “Guido il gruppo de ‘Le iene’ da ventisei anni e da ventisei anni sono responsabile di ogni singolo minuto che va in onda; e se su altri casi – anche molto controversi – dormo sonni tranquilli, sul servizio di Roberto continuo a interrogarmi, così come le oltre cento persone che lavorano al programma. Con la nostra esperienza avremmo potuto essere più capaci di ‘sentire’ chi avevamo di fronte”. Ed aggiunge: “Molti oggi vorrebbero collegare il gesto di Roberto Zaccaria al fatto di essere stato incalzato da un nostro inviato, perché ha trovato il suo modo irruente, violento. Eppure esiste una differenza tra sensibilità e nesso di causalità”. Ed ancora: “Al nostro editore, come ad altri, il servizio non è piaciuto, ed è legittimo. Quello che facciamo può non piacere, è migliorabile – siamo esseri umani. La nostra libertà di farlo non è negoziabile col gusto di una platea, per quanto ampia”.

Ed infine Parenti: “Alzeremo il livello di guardia, cambieremo alcune modalità di approccio ai fatti e alle persone. Non cambierà la nostra attenzione alla società, alla politica e la necessità di raccontarne storture e iniquità. Non abbiamo nessuna intenzione di ignorare ogni suggerimento utile e dato in buona fede su come migliorare il nostro lavoro. E soprattutto, non abbiamo nessuna intenzione di smettere di darci da fare.”

La difesa del 64enne

Nei giorni scorsi la famiglia del 64enne, tutelata dall'avvocato Riccardo Luzi, ha depositato alla Procura della Repubblica una memoria,  nella quale tra l'altro, si chiede il compimento di urgenti atti di indagine. Nei prossimi giorni sarà inviata una memoria-reclamo al Garante per la Privacy.

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