A Dovadola nuove indicazioni turistiche per raggiungere il sarcofago di Benedetta Bianchi Porro
Benedetta è rappresentata in dimensioni naturali, in atteggiamento devoto mani incrociate sul petto, ai piedi un cuscino a forma di tartaruga che rappresenta la lentezza fisica della Venerabile
All'ingresso di Dovadola e in altri punti del paese è stata installata una nuova cartellonistica che contiene l'indicazione per raggiungere più facilmente l'abbazia di Sant'Andrea (la Badia) e il sarcofago della Venerabile Benedetta Bianchi Porro. "L'intervento promosso dal Comune di Dovadola ha un duplice scopo, sostiene il sindaco Gabriele Zelli, valorizzare uno degli edifici più significativi della Vallata dell'Acquacheta e unire ulteriormente il nome di Benedetta a Dovadola"
La Badia risale all'XI secolo ed è costruita nel punto in cui sorgeva anticamente l'abbazia fondata dai monaci cluniacensi. In origine vantava ingenti possedimenti fondiari, poi fra il XV ed il XVI secolo fu ridotta a commenda e successivamente adibita ad abitazione dei Tassinari, che proseguirono nei Blanc Tassinari. L'imponente costruzione conserva ancora traccia dell'antica destinazione monastica, nonostante i ripetuti interventi. La chiesa dedicata a S. Andrea patrono di Dovadola, ora sede parrocchiale, fu per secoli legata alla villa come giuspatronato delle famiglie succedute nella proprietà. Di origine romanica, fu trasformata in forme rinascimentali e contiene pregevoli dipinti.
Alla fine dell'Ottocento fu costruito all'esterno del coro un oratorio in stile neogotico ad uso sepolcreto, su progetto dell'architetto fiorentino Isidoro del Lungo. L'abbazia di Sant'Andrea è circondata da un parco ricco di piante secolari (abeti, ippocastani e tigli) appartenente all'omonima Villa, che dopo essere stata sede dell'antico monastero passò in proprietà e lo è stata per trecento anni della famiglia Blanc Tassinari, già proprietari anche della Rocca dei Conti Guidi.
All'interno della chiesa è custodito il sarcofago della Venerabile Benedetta Bianchi Porro, nata a Dovadola l'8 agosto 1936 e morta a Sirmione il 23 gennaio 1964; protagonista nel corso degli ultimi anni della sua vita di un'esperienza spirituale straordinaria, sempre più profonda, intensa, segnata da gratitudine, nonostante il disfacimento fisico. Le lettere, che continuò a scrivere e poi a dettare fino a pochi giorni della sua morte, ne sono un'attestazione unica. La salma di Benedetta fu traslata a Dovadola il 22 marzo 1969 e collocata nel sarcofago di terracotta con altorilievo in bronzo dello scultore Angelo Biancini (Castel Bolognese 1911 - 1988).
Benedetta è rappresentata in dimensioni naturali, in atteggiamento devoto mani incrociate sul petto, ai piedi un cuscino a forma di tartaruga che rappresenta la lentezza fisica della Venerabile. La Badia è da allora meta di continui pellegrinaggi. Non deve meravigliare, quindi, se il 25 gennaio 1976 fu iniziato il suo processo di Beatificazione nella Cattedrale di Forlì e se il 23 dicembre 1963 Papa Giovanni Paolo II approvò il decreto sull'eroicità delle virtù di Benedetta, che venne dichiarata "Venerabile". Già inclusa fra i "Testimoni della Chiesa del Novecento", si attende ora un miracolo perché la Chiesa possa procedure alla sua Beatificazione.