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Cronaca

Il neurocovid interessa il 30% dei pazienti positivi: ecco gli effetti del virus sul cervello

All'ospedale "Morgagni-Pierantoni" di Forlì il reparto di Neurologia si è specializzato nell'affrontare i casi sempre più frequenti di contagio combinato a problemi neurologici

Non solo una malattia respiratoria. Il cervello può essere bersaglio del Covid-19. A dimostrarlo sono circa 300 studi scientifici che riportano sintomi neurologici collegati all'infezione da Sars Cov-2, che vanno dalla cefalea e la mancanza di olfatto a perdite di memoria fino a ictus, micro ischemie e in rari casi attacchi epilettici. All'ospedale "Morgagni-Pierantoni" di Forlì il reparto di Neurologia si è specializzato nell'affrontare i casi sempre più frequenti di contagio combinato a problemi neurologici. Il gruppo di lavoro è coordinato dal primario di Neurologia di Forlì-Cesena, Marco Longoni, protagonista venerdì di un servizio andato in onda sul Tgr dell'Emilia Romagna.

Dottor Longoni, chi è stato ricoverato per covid ha sviluppato delle patologie neurologiche?
Sì, nel senso che abbiamo avuto dei casi di pazienti ricoverati con covid che poi hanno sviluppato disturbi neurologici.

Di che tipo?
Spesso ictus cerebrali come complicanza. Ma abbiamo avuto anche pazienti con sindrome di Guillain-Barre', con poliradicolonevriti, che sono patologie del sistema nervoso periferico. E' una malattia che produce una paralisi muscolare diffusa su tutto il corpo. Per chiarire meglio, i nervi non conducono più le informazioni al cervello. Questo tipo di problema neurologico può essere una delle cause di ricovero in Rianimazione.

Invece per quanto riguarda i disturbi meno gravi?
Abbiamo riscontrato degli stati di agitazione legati all'encefalopatia. Sostanzialmente si parla di stati di delirio ed agitazione, soprattutto tra gli anziani.

Avete quindi riscontrato una sorta di stati di offuscamento mentale o confusionale...
Sì, esattamente. Anche disturbi di concentrazione.

Avete una casistica delle patologie riscontrate?
Abbiamo partecipato ad un registro italiano raccogliendo i dati di pazienti con complicanza neurologica ictus-ischemico in conseguenza al covid. Con la società Iso per la cura dell'ictus, abbiamo analizzato le caratteristiche cliniche e le risposte alle terapie per i pazienti con covid con ictus. Rifacendoci invece a quelle che sono le esperienze in Italia e all'estero, il neuro-covid, cioè l'interessamento del sistema nervoso, interessa il 30% dei pazienti con covid. Uno su tre ha dei problemi neurologici.

Cosa s'intende per problemi neurologici?
Oltre alle problematiche gravi precedentemente illustrate possiamo indicare il disturbo dell'olfatto e del gusto, quelli muscolari oppure le cefalee con la sensazione di avere una testa pesante.

Quindi la perdita del gusto o dell'olfatto è collegata ad un'infezione dei nervi?
E' un danneggiamento, che in genere è transitorio, delle vie nervose che - dalla mucosa del naso nel caso dell'olfatto o dalla lingua nel caso del gusto - portano le informazioni al cervello. In un terzo dei casi in otto giorni si ritorna alla normalità, col recupero delle funzioni sensitive. La prognosi è comunque favorevole anche nei tempi di recupero più lunghi.

Anche la stanchezza può essere considerato come un disturbo neurologico?
In parte. Può esserci ad esempio spossatezza quando c'è di base un'insufficienza respiratoria, quindi una difficoltà nell'ossigenazione del sangue, che si ripercuote anche a livello cerebrale. La stanchezza in sè come sintomo molto più spesso è da inquadrare in un disturbo cardiopolmonare.

C'è connessione tra virus e sintomi legati al sistema nervoso?
L'aggressione diretta del virus al sistema nervoso centrale è qualcosa di possibile, ma documentato nella minor parte dei casi. Più spesso il virus scatena una serie di processi patologici, come ad esempio l'infiammazione o una trombosi, che si ripercuotono anche sul cervello. Un danno diretto del virus quindi è possibile, ma non è la causa più frequente di danno neurologico. Sono stati riscontrati invece degli effetti collaterali sul sistema nervoso centrale indotti da terapie fatte per cercare di debellare il virus, causati ad esempio dall'uso di farmaci impiegati per cercare di tenere sotto controllo l'infezione. A volte è un prezzo che purtroppo bisogna pagare per ottenere l'efficacia della nostra terapia.

Come è stata organizzata la riabilitazione?
Abbiamo un percorso per tutti i pazienti ricoverati. Ci sono i fisiatri che fanno le loro valutazioni quotidiane, indipendentemente che il degente sia covid positivo o negativo, e ci avvaliamo del loro parere per la progettualità a lungo termine. In questa fase condizionata dall'emergenza sanitaria non abbiamo cambiato sostanzialmente il nostro modo di lavorare ed i criteri con cui vengono assegnati i percorsi riabilitativi. Abbiamo dovuto ridurre la nostra offerta, perchè c'è stata una riduzione della disponibilità di posti letto in riabilitazione. Alcune strutture sono state infatti riorganizzate. Fare una riabilitazione ad un paziente covid implica il dimezzamento dei posti letto, perchè non ci possono essere altri pazienti.

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