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Cronaca

Ex Eataly, nessuna fumata bianca: il progetto si chiamerà 'Casa Romagna' ma non c'è ancora un gestore

La Fondazione Cassa dei Risparmi, proprietaria dei locali, ha tracciato lunedì mattina il percorso di quello che dovrà essere la futura 'Casa Romagna' (come è stato chiamato il nuovo progetto)

Nessuna fumata bianca per la ripartenza di Palazzo Talenti Framonti, in piazza Saffi, che ormai da un anno e due mesi è chiuso, con le vetrine spente in quelli che una volta erano gli spazi di Eataly. La Fondazione Cassa dei Risparmi, proprietaria dei locali, ha tracciato lunedì mattina il percorso di quello che dovrà essere la futura 'Casa Romagna' (come è stato chiamato il nuovo progetto), ma non ci sono tempi definiti, né ad ora dei possibili gestori. E non vengono nascoste le difficoltà della riapertura, che probabilmente avverrà a step.

La Fondazione, che si è avvalsa della consulenza di Claudia Icardi, direttore 'Food' della società Mn-Comm, ha realizzato un progetto che per ora spende solo il nome di 'Casa Artusi' di Forlimpopoli per il rilancio di palazzo Talenti Framonti. Quello che viene rimarcato è che 'Casa Romagna' dovrà essere prima di tutto autosufficiente dal punto di vista economico e rappresentare un cuore pulsante fatto di territorio, delle sue caratteristiche uniche e riconosciute a livello nazionale e internazionale.

“Resettiamo con il passato, Palazzo Talenti Framonti diventa una tavola pulita su cui progettare un unico a livello nazionale”, spiega Icardi. Il progetto futuro si baserà sulla ristorazione, ma anche sulla formazione (grazie a Casa Artusi), oltre che sulla cooperazione sociale (nel senso che parte delle risorse umane e impiegate dovrebbero venire da quelle esperienze), servizi e vendita di prodotti del territori. “Sono 4 gli asset: formazione, promozione e vendita, cultura e ristorazione”, spiega Icardi. Al capitolo 'cultura' si ipotizza anche “un'attività sinergica con le grandi mostre”.

VIDEO - "Casa Romagna, luogo di amplificazione delle eccellenze locali"

I locali sono ben dotati dal punto di vista tecnologico, ma come è noto con una articolazione complessa degli spazi. Nel progetto il piano terra è pensato per bar, gastronomia, vineria, caffetteria e pasticceria, anche avvalendosi del dehors. Il progetto prevede anche un mercato contadino di piccoli operatori agricoli e l'uso del cortile interno per gli eventi. Il primo piano quindi per le attività di formazione e per la 'food court', mentre il secondo piano sarebbe da dedicare alla ristorazione, pensata però sia come un ristorante stabile, guidato da uno chef 'resident', sia con le specialità a rotazione di altri chef 'ospiti'. Con un adeguato piano di comunicazione, in altre parole, si avrebbero sempre motivi nuovi per tornare a far visita a 'Casa Romagna', avendo a disposizione eventi e menù sempre nuovi. 

“Se a Forlì non ci sono operatori per gestire questo progetto, li cercheremo da fuori, ma 'Casa Romagna' si riempirà comunque di prodotti di Forlì e del territorio”, spiega il presidente della Fondazione Maurizio Gardini. Resta il rebus della gestione: “Ci deve essere un veicolo costituito da un imprenditore che si impegna nel progetto, o più veicoli, a seconda della compatibilità”, sempre Gardini. Per la ricerca di questa figura delicata di gestore la Fondazione non è intenzionata ad andare a bando, ma di lavorare sul territorio per raccogliere spunti e individuare l'operatore migliore, che – viste le diverse specializzazioni previste dal progetto di 'Casa Romagna' – dovrà a sua volta “federare” altri soggetti imprenditoriali. 

E proprio in questo sta la difficoltà: “Non è la strada più facile, né la più veloce. La Fondazione avrebbe potuto fare un bando e trovare un altro Eataly. Ma lo scopo è rendere il complesso qualcosa di diverso da un polo commerciale”, spiega Icardi. “Era forse semplice portare la facoltà di Medicina a Forlì? E' forse semplice continuare a realizzare ogni anno grandi mostre?”, aggiunge Gardini, alzando così l'asticella della nuova sfida.

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