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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca Tredozio

Expò, Palazzo Fantini di Tredozio si presenta con "Grandi giardini italiani"

Palazzo Fantini è parte di Expo 2015 con la rassegna "Grandi Giardini Italiani" e in occasione dell'Esposizione Universale si veste di novità riscoprendo le sue radici. Nucleo accentrante di un'economia curtense Palazzo Fantini era sede della lavorazione finale

Palazzo Fantini è parte di Expo 2015 con la rassegna “Grandi Giardini Italiani” e in occasione dell’Esposizione Universale si veste di novità riscoprendo le sue radici. Nucleo accentrante di un’economia curtense - le produzioni erano quelle della vite, della canapa per i filati e del gelso per l’allevamento del baco da seta - Palazzo Fantini era sede della lavorazione finale e della conservazione dei prodotti coltivati nelle campagne adiacenti. All’intensa attività agricola, in tempi successivi, sono stati affiancati il prezioso Giardino all’Italiana e il Parco di stampo paesaggistico ottocentesco.


 

Nell’anno in cui il mondo riflette sull’importanza del cibo e si pone nuovi quesiti sulle possibilità dell’agricoltura urbana e della contaminazione tra città e campagna, Palazzo Fantini, in un progetto affidato all’architetto-paesaggista Lorenzo Rebediani, esplora questi temi all’interno del giardino, nella consapevolezza della propria storia. La produzione agraria, le tecniche e gli strumenti di coltivazione tracciano linee e tessiture che si ripetono a scala territoriale: sono i terrazzamenti, i solchi dell’aratro, i pali che costellano i campi sino al limitare dei nostri centri abitati, disegnano il paesaggio rurale, tanto che la tecnica colturale diventa tradizione e cultura visiva.


 

Ed è proprio il palo sottratto alle coltura della vite o la canna che sorregge le piante nell’orto del contadino, ossia il tutore agricolo, a diventare il tema, voluto dal paesaggista, con esperienze di lavoro tra arte e paesaggio in realtà come Arte Sella, che si sviluppa a più riprese nel Giardino di Palazzo Fantini. Accade nell’installazione Alter Ego, dove le vestigia di un antico cedro ormai abbattuto accolgono la nascita di un organismo nuovo, plurimo, frutto dell’innesto sull’esistente: i tutori sorreggono la pianta di luppolo, rampicante volubile introdotta in Italia per la produzione della birra a partire dalla città di Forlì, e la guidano verso l’alto, a ricordare le forme dell’albero che rimpiazzano, come in un processo evolutivo, di scambio tra materiali vegetali.


 

Nell’Hortus Simplicium 2015 il tripudio di piante, tutte commestibili, trova il suo filo conduttore nella memoria e nella riscoperta. Piante come il ricino porteranno alle mente di tanti la “purga del sovversivo” del periodo fascista, altre, come l’acetosella, l’Allium triquetum e l’Allium ursinum, vanno a riscoprire il potenziale alimentare delle piante autoctone dei nostri sottoboschi. Anche la Vasca delle Ninfee avrà una nuova veste per Expo 2015: i suoi bordi si vestiranno di leggiadri fiori di carota e di Nicotiana alata, parente del tabacco, pianta controversa che viene ora rivalutata per il suo potenziale alimentare e nella produzione di energia. Completa il viaggio tra tradizione e modernità il Museo della Civiltà Contadina, ricco di suggestioni che raccontano l’ancestrale rapporto tra l’uomo, il cibo e la terra

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