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Cronaca

Cisl Romagna: "Per le mamme lavoratrici difficile conciliare lavoro e famiglia, servono strategie coraggiose"

Secondo i dati pubblicati dall'Ispettorato Nazionale del Lavoro, le lavoratrici madri rappresentano il 77,2% delle dimissioni volontarie, con la difficoltà di conciliare la vita professionale con le esigenze di cura dei figli come la principale motivazione

In occasione della Festa della mamma, riflettiamo sulla difficile condizione in cui si trovano molte donne nel nostro paese, sempre a fare i conti con le sfide del mercato del lavoro e le attività di cura e sostegno della famiglia. Il rapporto "Le Equilibriste: la maternità in Italia nel 2022" di Save the children, evidenzia un tasso di natalità che raggiunge i minimi storici, con i nuovi nati al di sotto dei 400 mila. Tra i dati negativi, la percentuale di dimissioni da parte delle donne e delle madri risulta particolarmente preoccupante, lanciando un chiaro segnale di necessaria ridefinizione delle politiche sociali in favore delle madri.

Il calo demografico in Italia è una tendenza presente dal 2008 e suscita riflessioni sulle cause di questo fenomeno che riguarda l'intera collettività. Il calo delle nascite comporta un aumento dell'invecchiamento della popolazione, con conseguente possibile collasso del sistema pensionistico attuale e una riduzione dell'ottimismo per il futuro che la nascita di un bambino può portare.

Secondo i dati pubblicati dall'Ispettorato Nazionale del Lavoro, le lavoratrici madri rappresentano il 77,2% delle dimissioni volontarie, con la difficoltà di conciliare la vita professionale con le esigenze di cura dei figli come la principale motivazione. L'assenza di parenti di supporto e l'elevato costo dei servizi di assistenza al neonato, come asili nido o babysitter, risultano essere le principali criticità.

Secondo i dati di Openpolis, tra le province dell'Emilia-Romagna, quella con la maggiore copertura potenziale per la fascia d'età 0-3 anni è Ravenna, con 48,6 posti ogni 100 bambini. A seguire, si trovano Bologna con 46,5 posti e Ferrara con 45,5. Sopra il 35% di copertura potenziale si collocano anche Reggio Emilia (41), Forlì-Cesena (40,2), Modena (39,4) e Parma (36,5). Solo due province dell'Emilia-Romagna hanno una copertura inferiore alla soglia comunitaria: Rimini, con 31,4 posti ogni 100 bambini, e Piacenza, con 26. In quest'ultima provincia, la copertura potenziale è leggermente inferiore alla media nazionale del 2020.
È importante sottolineare come la figura della donna risulti tuttora sensibilmente penalizzata dalla difficile conciliazione tra i tempi di vita e quelli di lavoro e dall'elevato divario di genere in termini di lavoro domestico-familiare non retribuito. Riuscire a conciliare lavoro e tempo di vita è un obiettivo fondamentale per il benessere sia degli uomini che delle donne.

“Alla luce di queste problematiche, - dichiara il segretario generale CISL Romagna Francesco Marinelli - diventa necessario un intervento a livello politico e sociale per creare un ambiente favorevole alle donne e alle madri, con servizi di assistenza all'infanzia accessibili ed economicamente sostenibili, politiche di sostegno alla famiglia, e una maggiore consapevolezza e sensibilità verso la questione della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Solo in questo modo potremo creare un futuro migliore per le mamme e le donne in Italia.

Gli 80,7 milioni di euro dei fondi del PNRR stanziati per i progetti in regione Emilia-Romagna, prevedono investimenti importanti anche per la creazione di nuovi posti in asili nido, ma questo non è sufficiente per permettere alle madri di poter continuare a lavorare anche dopo la gravidanza”.

Per quanto riguarda la mappa degli interventi sul territorio, e relativo fabbisogno di risorse, questo è il quadro:  in provincia di Piacenza sono 4 i progetti selezionati, per un investimento complessivo di 5.297.400 euro; Parma 8 progetti, 7.417.629 euro; Reggio Emilia 4 progetti, 8.913.328 euro; Modena 12 progetti, 13.763.317 euro, Città Metropolitana di Bologna 8 progetti, 18.825.572 euro; Ferrara 2 progetti,  6.419.400 euro; Ravenna 7 progetti, 7.270.000 euro; Forlì-Cesena 6 progetti, 7.295.938 euro; infine Rimini, con 4 progetti in lista per un investimento complessivo di 5.574.854 euro (fonte Regione Emilia-Romagna).

“Come CISL richiamiamo il Governo e le Istituzioni a sostenere il rilancio del lavoro femminile e della maternità attraverso strategie più coraggiose e tempestive. Per tutelare e proteggere il lavoro delle madri lavoratrici e sostenere il desiderio di maternità delle coppie, - chiosa Marinelli - riteniamo sia fondamentale investire in servizi più adeguati alle esigenze delle famiglie e promuovere forme di organizzazione del lavoro più flessibili, anche attraverso incentivi alla contrattazione. La flessibilità dovrebbe riguardare sia le lavoratrici che i lavoratori, in modo da permettere una conciliazione più efficace tra l'attività lavorativa e le responsabilità genitoriali”.

"Riteniamo che siano diverse le misure che dovrebbero essere adottate per sostenere le madri lavoratrici, - continua il segretario - come la flessibilità degli orari di lavoro, il telelavoro o smart working, gli asili nido aziendali, già presenti in alcune aziende, i congedi di maternità e paternità retribuiti, le politiche di supporto per le donne che allattano e i programmi di sviluppo professionale. Tuttavia, è fondamentale che le aziende e le istituzioni si impegnino nella creazione di un ambiente di lavoro inclusivo e favorevole alle madri lavoratrici, in modo da consentire loro di conciliare il lavoro con la vita familiare."

“In conclusione - sottolinea Marinelli - l'utilizzo della flessibilità come supporto alle mamme lavoratrici è fondamentale per permettere loro di conciliare il lavoro con la vita familiare. Al contrario, il mancato utilizzo della flessibilità potrebbe comportare il rischio di allontanare sempre di più le madri lavoratrici dai luoghi di lavoro, con conseguenti ripercussioni negative sia per le stesse lavoratrici che per le aziende”.

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