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Cronaca

Forlì festeggia la sua patrona fra celebrazioni liturgiche e profane

La Madonna del Fuoco rimane la più imponente fiera ambulante cittadina, con ben 222 banchi ambulanti dislocati nel cuore del centro storico dalle 7.30 alle 20.

Altro che agente distruttore: quella freddissima notte fra il 4 e il 5 febbraio 1428, come attesta il cronista Giovanni di Mastro Pedrino, il fuoco alimentò la fede. Nacque la devozione per la Madonna del Fuoco, epicentro dell’affetto dei forlivesi per la madre celeste. E’ un culto che non si è mai interrotto, a parte l’eccezione rappresentata dall’arrivo di Napoleone Bonaparte: era il 4 febbraio 1797 e il generale corso, da giorni acquartierato fuori le mura, entrò in città proprio quella mattina, dirigendosi verso l’allora Cattedrale di Santa Croce in evidente spregio della festa religiosa più sentita dai forlivesi.

Rispetto a quel tempo, non è più in uso che, la sera della vigilia, i cacciatori sparino in cielo un numero di colpi propiziatori rigorosamente dispari, né che si accendano falò nelle aie di campagna utilizzando i rami di vite appena potati. Resiste, invece, l’accensione delle luminarie sui balconi e sui davanzali, con le bancarelle che si preparano a vendere la “piadina della Madonna”: si tratta di una focaccia dolce insaporita con semi d’anice che ricorda la distribuzione di pane avvenuta in epoca medievale durante un periodo di grave carestia. E’ divenuta una costante della festa anche la “diretta” del network cattolico Radio Maria, che avrà inizio alle 16.40 con i secondi vespri pontificali presieduti dal vescovo monsignor Lino Pizzi. Se i canti di supporto saranno eseguiti da un’ensemble di cori diretta dal parroco di Terra del Sole don Marino Tozzi, guiderà il Rosario il parroco della Cattedrale monsignor Quinto Fabbri.

La Madonna del Fuoco rimane la più imponente fiera ambulante cittadina, con ben 222 banchi ambulanti dislocati nel cuore del centro storico dalle 7.30 alle 20. Nel giorno della festa, la Cappella seicentesca in Duomo dedicata alla patrona, farà gli straordinari, con celebrazioni eucaristiche a tutte le ore, a cominciare da quella delle 6 per i più mattinieri, per approdare alla messa delle 19.15 per le associazioni e i movimenti ecclesiali, sino all’ultima delle 20.30. L’evento liturgico più importante in programma è la Messa pontificale delle 11, trasmessa in diretta su Teleromagna e officiata dal vescovo di Forlì-Bertinoro monsignor Lino Pizzi. Sarà presente anche il civico gonfalone di Forlì accompagnato dal vice sindaco Veronica Zanetti.

Per rendere omaggio alla Madonna del Fuoco giungerà anche una delegazione dei salinari di Cervia, nel pieno rispetto di una tradizione sorta nel XVII secolo e che ha ripreso vigore da alcuni anni, grazie alla collaborazione dell’attuale sindaco di Dovadola, Gabriele Zelli. La delegazione rivierasca porterà con se il civico gonfalone, lo stendardo dell'associazione e confezioni di sale, che saranno portate all'altare al momento dell'offertorio. La Messa del vescovo Pizzi sarà preceduta, alle 9.30, dalla celebrazione eucaristica di don Erio Castellucci, già parroco di San Giovanni Evangelista e dal 13 settembre scorso arcivescovo di Modena-Nonantola. Il culto della Madonna del Fuoco nasce dal rovinoso incendio scoppiato nella notte fra il 4 e il 5 febbraio 1428, nell’abitazione-scuola di Lombardino da Riopetroso. Di questa misteriosa figura si sa solo che, sceso a Forlì dal paese appenninico di Valbona, posto tra Bagno di Romagna e Santa Sofia, aveva insegnato ai suoi alunni a leggere e scrivere, ma anche a pregare davanti all'immagine della Madonna custodita nella scuola: si tratta di una fragilissima xilografia su carta risalente al XIV secolo, raffigurante la Vergine col Bambino circondata dai santi.

Secondo quanto tramandato da Giovanni di Mastro Pedrino, uno dei testimoni oculari del miracolo, in quei giorni a Forlì faceva un freddo polare e aveva abbondantemente nevicato. La città mercuriale giaceva saldamente sotto il tallone degli Ordelaffi, che avrebbero mollato il potere solo nel 1480, con l’ingresso in città di Gerolamo Riario e della consorte Caterina Sforza, ultimo sussulto “laico” prima dell’avvento del potere temporale dei Papi, nel 1500. In una notte gelida come quella a cavallo fra il 4 e 5 febbraio 1428, era più che naturale che gli studenti di Lombardino siano rimasti rannicchiati sino a tardi davanti al camino della scuola. Intirizziti dal freddo, i ragazzi si dimenticarono di spegnere le braci. Nel cuore della notte divampò l’incendio che divorò l’intero edificio, o quasi. Scrive, infatti, Mastro Pedrino: “Non ne rimase altro che le mura e una carta con alcuna figura e nostra Donna in mezzo e perché parve grande miracolo fo tolta dai Calonixe de Santa Croce e posta in Santa Croce con reverenzia e questa fa assai miracoli”.

L’attuale cappella alla Madonna del Fuoco, eretta nel Duomo di Santa Croce, fu inaugurata ufficialmente il 4 febbraio 1636. Nel 1638 fu innalzata anche una colonna votiva al centro della piazza Maggiore, oggi dedicata al triumviro Saffi. Il monumento ha dominato il Campo dell'Abate fino al 14 ottobre 1909, giorno del suo abbattimento per mano di un gruppo di anarchici capitanati da un certo Benito Mussolini. Nel 1928, colonna e statua sono stati ricollocati nel sito odierno in piazza del Duomo.

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