Le nuove sfide della fisioterapia per una cultura della salute
Presa in carico globale del disabile nelle situazioni più complesse, supporto al sistema di prevenzione nei casi meno gravi, e sensibilizzazione dei cittadini sull’importanza dell’attività fisica
Presa in carico globale del disabile nelle situazioni più complesse, supporto al sistema di prevenzione nei casi meno gravi, e sensibilizzazione dei cittadini sull’importanza dell’attività fisica. Sono queste le sfide e le ambizioni della fisioterapia moderna, che si propone sempre più come specialità vicina alle persone e valida alternativa alla farmacologia. In occasione dell’8° Giornata mondiale della fisioterapia, che si celebra giovedì 8 settembre, è inevitabile una riflessione su passato e presente della disciplina.
«La fisioterapia e la riabilitazione sono relativamente giovani, ma hanno già avuto un impatto rilevante sulla qualità della vita della popolazione, segnando positivamente il rapporto tra cittadini e salute – commenta il direttore del Dipartimento Non Acuto e dell’U.O. di Riabilitazione dell’Ausl di Forlì Germano Pestelli, fisiatra – Ormai, la fisioterapia non è più solo sinonimo di massaggi o terapie con agenti fisici, piuttosto significa sia gestione di abilità e disabilità attraverso l’esercizio terapeutico, sia presa in carico dei bisogni di partecipazione e cura longitudinale della famiglia e della persona disabile».
In questo passaggio dalla considerazione della sola malattia all’interesse per l’individuo nella sua globalità e unicità, la fisioterapia ha acquisito due grandi campi d’interesse. «Uno è quello della prevenzione attraverso il miglioramento degli stili di vita, diretto a combattere anche alcune patologie importanti come l’osteoporosi, i cui danni sono limitati molto più da un’attività fisica costante che non dall’uso di farmaci ad alto costo, o l’osteoartrosi, che si può evitare attraverso un uso ergonomico delle articolazioni e il mantenimento di un peso adeguato – prosegue il dott. Pestelli – il secondo è rappresentato dalla gestione della disabilità attraverso la conoscenza dettagliata dei bisogni sociali, riabilitativi e di partecipazione delle persone disabili, temporanee o permanenti, e delle loro famiglie: una simile conoscenza determina la presa in carico di questi bisogni e la possibilità di soddisfarli in maniera ottimale».
Altro settore importante è quello della gestione delle cronicità attraverso la didattica motoria e la rete territoriale di aiuto alle patologie invalidanti, le quali sono all’origine di una minore partecipazione alla vita comunitaria e quindi del calo della qualità della vita. «In questo senso, si può intervenire, ad esempio, istituendo nuclei di attività fisica adattata (Afa), che stanno proliferando sul territorio forlivese – illustra il dott. Pestelli – nonché migliorando la qualità dell’offerta, prevalentemente privata, nel settore della fisioterapia. Ugualmente rilevante, è la riabilitazione tempestiva degli eventi post traumatici effettuata da personale qualificato e certificato».
In tal modo, la fisioterapia trascende la dimensione ospedaliera e sanitaria per essere proiettata a livello territoriale, vicino alle persone, rispondendo così più al concetto di salute che non di sanità. «Proprio questo è il significato della fisioterapia/riabilitazione moderna – afferma il dott. Pestelli – essere gestita il più possibile fuori dagli ambiti ospedalieri; garantire la presa in carico globale della persona disabile nelle situazioni più complesse; aiutare il sistema di prevenzione in quelli meno gravi; spingere i cittadini a praticare più attività motoria e al migliore recupero possibile in caso di eventi traumatici o disabilità congenite o acquisite».
«Siamo di fronte ad una specialità popolare che fa della vicinanza alle persone il suo modus operandi – conclude – ciò sarà ancor più vero nel momento in cui la cultura della salute inizierà a servirsi della fisioterapia come alternativa alla farmacologia e porrà lo stile di vita quale elemento centrale nella prevenzione di malattie e disabilità».