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Cronaca

Fondazione, i Verdi sparano: "Gestita male, non ha fatto il bene della città"

Le primarie anche per la scelta del presidente della Fondazione Cassa dei Risparmi: a proporle è la Federazione provinciale dei Verdi. In una nota contrastano con forza la tesi che la Fondazione sia stata ben condotta da Piergiuseppe Dolcini

Le primarie anche per la scelta del presidente della Fondazione Cassa dei Risparmi: a proporle è la Federazione provinciale dei Verdi di Forlì–Cesena. In una nota i Verdi contrastano con forza la tesi che la Fondazione sia stata ben condotta da Piergiuseppe Dolcini, nel corso degli ultimi vent'anni: “Un consenso costruito su panem et circenses non può nascondere il fatto che la Fondazione non ha fatto il bene della città”.

I Verdi fanno quindi le pulci all'attività della Fondazione, lamentando sotto vari aspetti operazioni sbagliate, la non vicinanza all'economia del territorio e la pretesa di sostituirsi alle pubbliche amministrazioni. Con questa conclusione: “Il rinnovamento che auspichiamo non può riguardare quindi la solo presidenza. Per questo proponiamo che si facciano le primarie non solo per la presidenza ma anche per un consiglio di amministrazione giovane ma non fatto da persone inesperte, anche fra coloro che operano nel sociale e non solo fra tecnici o presunti tali, che considerino la partecipazione all’attività della Fondazione un onore e un servizio e non un cadreghino su cui sedersi oppure una comoda poltrona da aggiungere alle altre in precedenza ricoperte”. Ecco le lamentele dei Verdi.

LA VENDITA DELLA CASSA DEI RISPARMI. “Abbiamo già avuto modo di dire in altre circostanze che l’errore fatto quando si è deciso di vendere la Cassa dei Risparmi è stato enorme, errore confermato dalle vicende di questo periodo che vedono una restrizione negli affidi maggiore che in altri istituti, con una limitazione per le decisioni che possono essere assunte a livello locale a soli 500 mila euro di finanziamenti, con imperative richieste di rientro anche per poche decine di euro per clienti solvibilissimi. Non crediamo che si possa dire che la nuova banca è vicina al territorio e che ne supporta l’economia: il comando è altrove come altrove riteniamo siano molti degli impieghi dei soldi qui raccolti”, dice Turroni

FONDI PER LA CITTA'. “A queste obiezioni si risponde dicendo che la cessione della banca ha consentito di ottenere una enorme quantità di denaro e che grazie ad esso si sta facendo il bene della comunità forlivese. Questo mantra, ripetuto continuamente, rischia di affermarsi come verità, ma esso non regge alla prova dei fatti. Così come l’utilizzo del “panem et circenses “ costituiti dalle grandi mostre, dalle altre iniziative di tipo culturale, dai contributi spalmati un po’ a tutti, hanno costruito attorno alla fondazione un consenso acritico, molto spesso indotto dalla paura di perdere anche quel poco che si ottiene”.

LA GESTIONE DEL PATRIMONIO. Continuano i Verdi: “E’ vero, la cessione del pacchetto azionario della banca, avvenuto in più fasi, ha fatto sì che il patrimonio netto ( bilancio 2011 ) si aggiri in circa 429 milioni di Euro. Una parte del capitale, circa 104 milioni di euro, è investita in Intesa San Paolo. Ma nel bilancio si legge: 'Il valore di mercato dell’azione Intesa Sanpaolo al 31 dicembre 2011 è di € 1,294 per cui a valore di mercato, la partecipazione si cifrerebbe in € 52.240.627,83. Rispetto al valore di bilancio si evidenzia una minusvalenza latente di € 51.958.997,79.'. E ieri, 26 marzo le azioni Intesa San Paolo quotavano 1.124. Che possa sostenersi che non si tratti di perdite certe e durevoli, nonostante il settore bancario e Intesa San Paolo le registri da anni, sarà probabilmente corrispondente a quanto stabilito dalla Associazione delle Casse e Fondazioni di risparmio, ma nella sostanza rivela il dimezzamento del valore del capitale investito”.

PALAZZO TALENTI-FRAMONTI E MONTE DI PIETA'. Sempre per i Verdi: “Altre perdite si registrano per gli investimenti immobiliari dell’ex Monte di pietà, sede della Fondazione e di palazzo Talenti Framonti, ancora oggetto di lavori : infatti quasi 15 milioni di Euro spesi per il primo e oltre 23 milioni di euro per il secondo indicano un investimento enorme che non corrisponde in alcun modo all’attuale valore degli immobili. L’investimento in Palazzo Talenti poi appare del tutto sproporzionato : quale ritorno economico vi potrà mai essere per un’opera tanto pretenziosa e tuttora priva di destinazioni certe, capaci di remunerare in un tempo ragionevole l’investimento effettuato. Si tratta , fra l’altro di interventi privi di quegli elementari requisiti di sobrietà che dovrebbero essere alla base della attività di una Fondazione che, ricordiamo, persegue fini di utilità sociale e dovrebbe investire in attività diversificate, prudenti e fruttifere. Se a ciò si aggiunge, per l’ex Monte di Pietà, l’espulsione di alcune attività commerciali e l’utilizzo di parte dei locali per altre società della Fondazione, peraltro in perdita e i cui bilanci devono essere ripianati dalla Fondazione medesima, registriamo perdite rilevanti sotto il profilo economico e un impoverimento del centro storico per la cacciata delle attività commerciali che, fra l’altro, un affitto lo pagavano”.

DOPPI INCARICHI E DOPPI STIPENDI. Attaccano i Verdi: “I soldi dei forlivesi , venduta la loro banca, sono stati investiti per acquisire numerose partecipazioni in diverse società : Hera holding, Hera luce, Civitas srl, Romagna innovazione , Cassa depositi e prestiti, Fondo F2i, Polaris Investment S.A, Polaris Investment Italia s.g.r. spa, Università Alma Mater, Sinloc s.p.a.. Per quasi tutte queste società i vertici della Fondazione, Presidente e Direttore generale, già ben retribuiti per il loro prestigioso incarico, percepiscono ulteriori generosi compensi. Secondo noi la Fondazione dovrebbe essere gestita gratuitamente, azzerando i compensi ( circa mezzo milione di euro l’anno ) che vanno ai componenti del consiglio generale e del consiglio di amministrazione, sostituendo gli emolumenti con un rimborso spese. Per lo meno sarebbe etico che ai forlivesi, i cui soldi vengono impiegati per acquisire partecipazioni azionarie, venissero restituiti in utilità sociali i compensi percepiti per la partecipazione ai c.d.a. delle società partecipate”.

STRUMENTI FINANZIARI. Continuano nella loro critica i Verdi: “Un altro elemento di fortissima perplessità che crediamo richieda almeno un chiarimento nei confronti della cittadinanza riguarda gli “strumenti finanziari affidati in gestione patrimoniale individuale” che sono, pari a € 180.802.664 . Al 31 dicembre 2011 risultano attivi due contratti di gestione patrimoniale affidati a Polaris Italia Investment SGR S.p.A.. Tali gestioni patrimoniali investono in fondi comuni di investimento di diritto lussemburghese promossi da Polaris S.A. e gestiti da asset manager a livello internazionale. Perché quei soldi non sono stati investiti qui, in qualche banca locale che avrebbe potuto così avere le risorse per sostenere davvero l’imprenditoria locale che necessita drammaticamente di credito?”

HERA. E ancora: “Un ultima questione riguarda la partecipazione in Hera : ci si sarebbe aspettati che la presenza nel c.d.a. della Holding avrebbe indotto chi vi partecipa grazie ai soldi dei forlivesi a sostenere e difendere gli interessi dei cittadini, ma ciò non avviene, lo si è visto anche in occasione della fusione Hera Acegas, lo si vede perchè nulla viene fatto perché Hera non contrasti la raccolta differenziata, perché riduca le quantità incenerite, perché applichi tariffe più eque”.

STUDI DI SINLOC. E concludono i Verdi: “Intendiamo ora dare un po’ di spazio anche a un’altra questione : la credibilità degli studi che la Fondazione affida per il nostro territorio. La Fondazione è socia anche in Sinloc e a questa società ha affidato due importanti studi riguardanti due problemi assai rilevanti e anche drammatici per il nostro territorio : Un piano per la ristrutturazione del debito di Sapro e uno per lo sviluppo del polo tecnologico aeronautico. Sappiamo come è finita entrambe le volte”.

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