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Cronaca

Salvato dopo arresto cardiaco in pizzeria, il caso in tv "A come avventura"

Domenica mattina, alle 10.50, alla trasmissione "A come avventura", andrà in onda la ricostruzione del caso (e l'intervista) del giovane meldolese che un anno fa venne colto da arresto cardiaco mentre si trovava in pizzeria

Una settimana sulle reti Rai, dal 15 al 21 scorso, per combattere un'epidemia silenziosa che causa la morte di circa 70.000 persone l'anno in Italia. Trenta Ore per la Vita, torna ad occuparsi, per il terzo anno consecutivo, del tema della morte per arresto cardiaco improvviso in persone apparentemente sane. «L'attenzione dimostrata dall'opinione pubblica nei riguardi di Trenta Ore per la Vita ed i risultati raggiunti con le due precedenti campagne, ci hanno spinto ad occuparci anche per il 2013 dell'arresto cardiaco improvviso, con il bagaglio di due anni di lavoro che ci hanno permesso di divenire consapevoli delle dimensioni del mondo della cardioprotezione, delle problematiche ad esso connesse, nonché delle resistenze culturali che, purtroppo, ancora permangono circa l'uso di dispositivi salvavita quali i defibrillatori da parte di personale laico», dichiara Rita Salci, presidente dell'Associazione Trenta Ore per la Vita onlus

E domenica mattina, alle 10.50, alla trasmissione "A come avventura", andrà in onda la ricostruzione del caso (e l'intervista) del giovane meldolese che un anno fa venne colto da arresto cardiaco mentre si trovava in pizzeria. Fortunatamente, un maresciallo capo dei Carabinieri , Giovanni Mastrolorito, e un’infermiera, entrambi fuori servizio e presenti nel locale, intervennero praticando la rianimazione cardiopolmonare in attesa dell’arrivo del 118, che, appena sopraggiunto, proseguì l’operazione e trasportò il paziente all’ospedale “Morgagni-Pierantoni” di Forlì. Qui, la macchina del Dipartimento dell’Emergenza dell’Ausl di Forlì agì con prontezza e rapidità, salvando la vita al giovane (LEGGI LA NOTIZIA)

Tutto iniziò quando, in una pizzeria di Forlì, il diciassettenne di Meldola crollòa terra, privo di conoscenza. Subito, da un altro tavolo del locale accorsero il maresciallo capo dei Carabinieri, Giovanni Mastrolorito, e un’infermiera, che si trovavano lì a cena. I due hanno iniziato a effettuare le manovre di rianimazione cardiopolmonare di base; la loro presenza è risultata provvidenziale visto che tale pratica ha effetto esclusivamente entro i primi 10 minuti dall’attacco, quando è in grado di salvare la vita della persona colpita. Nel frattempo, intervenne anche il servizio 118 che ha proseguito per altri 30-40 minuti la rianimazione, defibrillando più volte il paziente e trasportandolo all’ospedale “Morgagni-Pierantoni” di Forlì dove entrò, in coma, al Pronto Soccorso. Immediatamente fu sottoposto a ipotermia, tecnica che consente di migliorare l’esito, in termini di sopravvivenza e recupero neurologico, in un soggetto con arresto dovuto a fibrillazione ventricolare. Successivamente, il ragazzo è stato inviato al Laboratorio di Emodinamica dell’U.O. di Cardiologia di Forlì, da poco completamente rinnovato con attrezzature all’avanguardia, per effettuare una coronografia, esame diagnostico che ha escluso la presenza di anomalie congenite delle coronarie; essendo il paziente in stato di shock, si è deciso di ricorrere anche all’assistenza meccanica con contropulsatore aortico, portandolo poi in Terapia intensiva Cardiologica dove si è proseguito per 24 ore il trattamento di ipotermia.

Al risveglio, il ragazzo è apparso in buone condizioni, rispondendo agli stimoli e mostrando di non avere riportato particolari traumi, anche se saranno necessari ulteriori accertamenti per valutare eventuali danni residui e per chiarire la causa dell’accaduto. «Siamo in grado di escludere che l’arresto sia dovuto a una patologia coronarica – illustra il dott. Marcello Galvani, direttore dell’U.O. di Cardiologia dell’Ausl di Forlì – si tratta presumibilmente di una malattia elettrica del cuore che andrà indagata, meno probabilmente di una miocardite; quasi sicuramente, tuttavia, occorrerà procedere all’impianto di un peace-maker con funzioni di defibrillatore».

Se la vicenda del diciasettenne di Meldola si è conclusa col lieto fine, lo si deve al rodato meccanismo del Dipartimento dell’Emergenza dell’Ausl di Forlì. «Grazie alla stretta integrazione fra tutte le figure professionali coinvolte siamo riusciti ad agire in tempi rapidi, assicurando il buon esito della vicenda – commenta il dott. Marcello Galvani – questo caso, poi, è paradigmatico dell’efficacia della terapia intensiva rispetto a problematiche emergenti quali, appunto, l’arresto cardiaco».

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